È bello quando la notizia dell’articolo è una storia felice, quella in cui tutti vincono e lo fanno dall’inizio alla fine. Questa volta il mio scrivere sarà il vassoio su cui servirò una bella storia. Sì, perché quando la vita è bella non è solo una notizia, ma diventa una storia che va raccontata. Accade a Cagliari dove Gioia era un trentaduenne single che pensava di dover restituire qualcosa alla vita avendone ricevuto molto senza un merito particolare. E così si apre all’affido di Annalisa (i loro sono nomi di fantasia) che, pur avendo una madre biologica, era rimasta senza famiglia. Otto anni dopo l’affido è diventato adozione, Gioia si è sposata, Annalisa ha tutti dieci a scuola e, per di più, mantiene un bel rapporto con la mamma biologica, tanto che al Centro Affidi dicono: “in questa storia sono tutti vincenti”.
Gioia, la mamma, dice che l’affido doveva essere un’esperienza a termine ma poi, ammette, «è l’amore che ci incastra». La vita bella è la vita che ama e che è amata. E allora, tutte le altre notizie brutte, quelle che ci hanno insegnato a semplificarcela la vita, ad alleggerircela, vengono meno davanti alla scoperta che è bello essere incastrati se è l’amore a farlo. Gioia, che adesso ha quarant’anni, ha scoperto con Annalisa che non esiste un modo di amare rispettoso del libretto d’istruzioni sull’uso dell’amore, non c’è un modo che consenta un ingresso graduale nella vita dell’altro. Quel modo di vivere l’amore che è come sbocconcellare un dolce, che lo fai piano piano per gustartelo e per non sbriciolarti i vestiti, quel modo non esiste. Inizi ad amare e tutto quello che credevi provvisorio diventa eterno, per sempre. Anche se non lo dici. Anche se non lo sai. L’amore a termine non esiste. E così, il mese di Gioia e Annalisa diventa un anno che diventa due e poi quattro e poi tutta la vita. “Quando l’assistente sociale mi ha chiamato per avvisarmi che l’affido, se ero d’accordo, si sarebbe prolungato per un altro mese, sentii la mia voce dire “non c’è problema”». Se una frase così fosse dentro un cioccolatino non sarebbe bella uguale. Qui invece, nella realtà, è bellissima: cos’è l’amore? quando ami? quando dici “non c’è problema” mentre sei, dalla testa ai piedi, dentro un problema vero, reale.
E alla fine si sposa anche Gioia. Forse è un caso, ma a me sembra un destino preannunciato. Perché l’amore chiama altro amore. Lo dico sempre a chi vede passare gli anni ed ha paura di non sposarsi: sii felice, dico loro. Perché un cucchiaino di miele attira più di un barile d’aceto. Detto in altre parole, amore chiama amore. Il miglior modo per sapere se e quanto amo è vedere se c’è chi mi ama. Perché l’amore è qualcosa che vive tra le persone e non nel cuore. Dal cuore nasce ma poi se ne va a in giro a prendere bambine difficili e giovani trentenni per farle diventare madri generose con a fianco uomini che sanno proteggere anche quello che non viene da loro e sanno amare chi ama quelli che amano. Forse non è facile, ma è così che fanno le persone che amano. È così fin dai tempi di Giuseppe di Nazareth. I giornali che hanno dato notizia di questa bella storia, l’hanno definita «adozione mite». Bel titolo da dare a una vita. La vita dovrebbe essere così per tutti: mite. Un amore mite, un accogliersi mite, un donarsi mite. Bella storia.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da IlSussidiario.net