E’ una giovane promessa di 11 anni della ginnastica ritmica; la lotta contro un osteosarcoma e l’amputazione di una gamba non le hanno tolto la voglia di migliorarsi
.“Sinceramente non mi ricordo proprio nulla“, col candore impavido dei bambini Giorgia Greco risponde così alla domanda sulla sua degenza in ospedale, quando aveva 7 anni, e che la portò a curare un brutto tumore osseo e a subire l’amputazione della gamba destra. Adesso Giorgia ha 11 anni e investe molte più parole nel raccontare della sua grande passione, la ginnastica ritmica, e a lamentarsi dei troppi compiti che le danno le maestre a scuola.
Ascoltando una sua intervista su YouTube, rifletto sulla verità sentita molte volte e anche verificata sulla mia pelle di mamma: i bambini hanno delle difese e risorse emotive pazzesche. Non si può dire che non sentano la botta di un trauma, ma reagiscono in modo completamente diverso da quello che sarebbe tipico di un adulto o che un adulto potrebbe aspettarsi da loro. Se sia una forza primigenia o inconsapevolezza o chissà cos’altro, magari una connessione a banda larghissima con l’angelo custode, non sono esperta per dirlo. Ho la coscienza pronta a prenderne atto.
Giorgia ha alle spalle il confronto serrato con una malattia perfida, che le ha sottratto giorni spensierati di bimba, poi l’ha costretta a perdere i suoi bellissimi capelli ricci, poi le ha tolto per sempre una gamba. Ce ne sarebbe abbastanza,si legge su Aleteia, per sprofondare nella prigione della disperazione. Evidentemente ce n’è abbastanza per tracciare un sentiero diverso dalla negatività assoluta. Ripercorriamo la sua storia.
E’ il 2013 e Giorgia comincia ad accusare dolori alla gamba uscendo da allenamento: ha 7 anni e fa ginnastica ritmica da quando ne aveva 4 e mezzo (una passione folgorante, chiara, fortissima). La ricorrenza del malessere e l’intensità crescente spingono i genitori a fare dei controlli, che purtroppo portano a una diagnosi brutta: osteosarcoma alla gamba destra. Si tratta di un tumore primitivo dell’osso, molto maligno e raro, che per di più è prevalentemente pediatrico.
Ne segue un ricovero immediato e cicli di chemio; è toccante come la sua mamma Francesca abbia preparato la figlia alla perdita dei capelli. Faccenda tutt’altro che frivola. Il momento di fare i conti con un’immagine di sé privata di un elemento così determinante è duro anche per i pazienti oncologici adulti. Per una bambina è una crudeltà ancora più forte; allora mamma Francesca aiuta Giorgia facendole vedere le foto che la bellissima Kylie Minogue rese pubbliche, quando si sottopose a chemioterapia. Anche le dive perdono i capelli. E poi i capelli ricresceranno. Così è stato, ma un’altra sfida è dietro la porta.
La malattia non dà segno di volersi ritirare in silenzio, arriva il momento di una scelta necessaria. Nonostante le cure, i medici informano i genitori di Giorgia che la sua gamba destra è gravemente compromessa e senza amputazione la bambina ha solo il 35% di probabilità di sopravvivenza
. Con l’amputazione le probabilità salgono al 65%, “che per una mamma è ancora niente – afferma Francesca – perché si vorrebbe il 100%”. Il piccolo corpo di Giorgia subisce quest’operazione ed è grazie a questa perdita che ha guadagnato la possibilità di ritornare alla sua vita di giovanissima ragazza. Con più grinta di prima. Tutto da sola?Bisognerebbe dire a Roald Dahl che a casa Greco c’è il GGG. Tre sorelle: Giorgia, Giulia e Greta. Il calvario attraversato dalla sorella di mezzo è diventato una faccenda di famiglia; la maggiore Giulia si rasa i capelli, la più piccola Greta fa disegni di Giorgia senza una gamba. Il contributo empatico di ciascuno è il benvenuto in questi casi.
Anche l’entusiasmo di una passione è una medicina per il cuore e il corpo. Giorgia riprende a fare ginnastica ritmica non appena il suo corpo riacquista forza a sufficienza; da quel momento non ci sono lamentele o borbottii vari, il suo pensiero fisso è: migliorarsi.
Non c’è che dire, i video delle sue esibizioni ci mostrano un’atleta molto brava; la ginnastica ritmica è leggerezza armonica, quasi un volo. Le ragazze della nazionale italiana sono infatti chiamate Le Farfalle. Potrebbe suscitare vergogna o titubanza mostrarsi in pubblico esibendo il proprio corpo ferito, visto che la divisa è quasi sempre un body che lascia scoperti e nudi gli arti. Giorgia dice di provare imbarazzo solo quando sbaglia, e qui emerge il DNA dello sportivo che ha occhi solo per il miglioramento. Un’arma buona in più. In realtà, cara Giorgia, tu ci stai insegnando soprattutto a non scandalizzarci della nostra fragilità, che ha mille forme e mille maschere.
Quelli come me, nient’affatto portati per lo sport, sono però campioni del mondo di camuffamento dell’imperfezione, ad esempio. Dovrei cambiare disciplina e ripartire dalle comunali di gratitudine per le mie molte mancanze … che mi allontano dal veleno dello specchio delle mie brame.
Un ultimo dato incoraggiante da condividere è il sostegno degli organi sportivi. Giorgia non può svolgere alcuni programmi obbligatori per le gare, ne sarebbe perciò esclusa. Il CSI, nella persona di Massimo Achini, si è preso a cuore la cosa: è stato perciò creato un circuito per amputati, di cui ora lei è l’unica iscritta.
Di Annalisa Teggi per Aleteia.org
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