R. – Per sviluppo sostenibile intendiamo un processo di sfruttamento delle risorse, di direzione degli investimenti, sviluppo tecnologico, cambiamenti istituzionali che siano coerenti non solo con i bisogni attuali ma soprattutto con quelli futuri. Se parliamo di futuro è inevitabile, quindi, considerare che l’educazione, la formazione abbia un ruolo. Ad esempio l’istruzione delle donne: dati scientifici – diffusi dall’Unesco – dimostrano come anche solo un’istruzione al livello di scuola primaria abbatta del 15 per cento la mortalità perinatale dei bambini, a motivo di malattie infettive, gastrointestinali e diarrea. Non solo: la formazione apre la porta a maggiori possibilità di lavoro. E questa è forse la conseguenza più ovvia, lavorare vuol dire garantirsi un futuro.
D. – Papa Francesco, anche ultimamente, dialogando con giovani studenti di tutto il mondo in una videoconferenza, ha sottolineato l’importanza dell’educazione, della crescita…
R. – Molto spesso è tornato nel Papa il tema centrale di una riflessione sul modello di sviluppo. E’ evidente che uno sviluppo rigidamente incentrato sul circolo infinito produzione-consumo-consumo-produzione non è sostenibile. Lei faceva riferimento al recente incontro con la rete di scuole: ecco, prendo proprio qualche parola dall’intervento del Papa. In quella circostanza ha denunciato quello che lui ha chiamato lo “scarto dei giovani”: giovani scartati come carte inutili, lasciati senza educazione e senza lavoro. Ha usato una espressione fortissima: è una “eutanasia nascosta” questa. Ha richiesto un habitat realmente umano, che soddisfi le condizioni per uno sviluppo armonico, altrimenti – argomentava il Papa – si aprono le porte della delinquenza e delle dipendenze. L’ultima parola del Papa è stata “incitare i giovani ad avere le ali e le radici”. Io sono rimasto particolarmente toccato da questa apparente antinomia: però veramente la scuola è un posto che ti radica nella tua cultura, ti fa capire chi sei e senza radici non c’è alcun futuro sostenibile!
D. – Cosa fa l’Opam per aiutare l’istruzione e lo sviluppo sostenibile?
R. – Nel 2013 abbiamo sostenuto 49 progetti, di cui ben 7 erano dedicati al coinvolgimento delle donne, alla formazione delle donne. E quando parlo di donne, intendo interi villaggi. Abbiamo avviato al lavoro più di 3.300 adulti, sempre nel 2013, favorendo l’istruzione di oltre 10 mila bambini. Quindi siamo fortemente impegnati in questo settore. Tutti i nostri progetti sono nell’ottica dello sviluppo sostenibile e infatti nascono localmente e soprattutto sono condotti localmente, non mandiamo personale dall’Italia. Quindi il concetto è proprio quello di accompagnare le realtà che assistiamo a muoversi verso l’autonomia: questo è sviluppo sostenibile. di Alessandro Gisotti per Radiovaticana.it
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