Accanto a chi soffre, sperando contro ogni speranza. A conclusione dell’udienza generale, Francesco saluta i membri delle Associazioni genitori oncologia pediatrica. Alza lo sguardo il Papa come a cercare, tra i pellegrini in Piazza San Pietro, quelle mamme e quei papà che vivono una prova che toglie il respiro: una figlia, un figlio malati di tumore. A loro, come alle piccole degenti delle suore di San Giuseppe e ai volontari dell’Unitalsi, il Pontefice rivolge parole di incoraggiamento. E invita tutti a crescere “nell’amore per il Signore, nella sapienza del cuore e nel servizio generoso al prossimo sofferente nel corpo e nello spirito”.
Occhi per il cieco e piedi per lo storpio
Le parole assumono un significato particolare perché vengono pronunciate nella 23.ma Giornata Mondiale del Malato, voluta da San Giovanni Paolo II sotto la protezione della Beata Vergine Maria di Lourdes che, proprio oggi, si festeggia con particolare devozione proprio da parte degli ammalati:
“Cari giovani, disponetevi ad essere ‘occhi per il cieco e piedi per lo storpio’; cari ammalati, sentitevi sempre sostenuti dalla preghiera della Chiesa; e voi, cari sposi novelli, amate la vita che è sempre sacra, anche quando è segnata dalla fragilità e dalla malattia”.
Il tempo accanto al malato è santo
L’espressione utilizzata dal Papa “occhi per il cieco e piedi per lo storpio”, tratta dal Libro di Giobbe, è al centro anche del Messaggio per la Giornata che Francesco ha dedicato alla “sapienza del cuore” che ci spinge a servire il fratello, nella consapevolezza che “il tempo passato accanto al malato è un tempo santo”. Nel documento, il Papa ribadisce inoltre che è una “menzogna” indurre a credere che le vite gravemente malate “non sarebbero degne di essere vissute”. Anzi, Francesco evidenzia che “le persone immerse nel mistero della sofferenza e del dolore, accolto nella fede, possono diventare testimoni viventi” della fede.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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