Nell’odierna Giornata Mondiale del Malato, ricorre anche il 30.mo dell’istituzione del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, voluto da San Giovanni Paolo II. Alessandro Gisotti ha chiesto a padre Augusto Chendi, sottosegretario del dicastero, di soffermarsi sul messaggio di Francesco per la Giornata e sulle attività del Pontificio Consiglio:
R. – La Giornata Mondiale del Malato, istituita da San Giovanni Paolo II nel 1992, ha lo scopo di sensibilizzare l’intero Popolo di Dio nonché la stessa società civile circa i problemi afferenti al mondo della salute. Destinatari, quindi, di questa Giornata non solo soltanto le persone ammalate, ma anche le loro famiglie, i professionisti della salute, il ricco mondo del volontariato, ma anche coloro che detengono la responsabilità di determinare politiche sanitarie eque e giuste, ad esempio nell’allocazione-distribuzione delle risorse finanziarie; ed ancora, destinatari sono coloro che investono nella ricerca farmacologica e, non da ultimo, le stesse diocesi e parrocchie, impegnate in quella pastorale feriale, quotidiana che dovrebbe trovare nella cura delle persone ammalate un aspetto qualificante della missione della Chiesa.
D.- Il Messaggio del Papa per la XXIII Giornata Mondiale del Malato si sofferma sulla “sapienza del cuore”. Una sua riflessione…
R. – Il Messaggio che Papa Francesco ha inviato a tutta la Chiesa in occasione di questa XXIII Giornata Mondiale del Malato verte sull’emblematica esperienza di fede e di sofferenza coagulate nella figura di Giobbe. Prendendo spunto da un’espressione che esplicita la dimensione di servizio svolto nei confronti del povero e dell’indigente da parte di quest’uomo giusto, che godeva di una certa autorità ed aveva un posto di riguardo tra gli anziani della sua città, il Santo Padre ha qualificato il suo Messaggio con le parole di Giobbe: «Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo» (Gb 29, 15). Questa espressione costituisce per Papa Francesco la chiave per interpretare cosa sia e cosa comporti l’acquisizione della Sapientia cordis, della sapienza del cuore. Concretamente, per tutti coloro che sono coinvolti nel mistero del dolore e della sofferenza, la sapienza del cuore è anzitutto «servire il fratello». Al riguardo, il Papa sottolinea come tale servizio può diventare «via di santificazione», soprattutto quando gli anni si accumulano in un’assistenza continuativa, a volte anche senza alcun cenno di ringraziamento, perché le persone accudite non sono neppure in grado di tale gesto. Qui si realizza l’essere “occhi per il cieco”, “piedi per lo zoppo”, fratello per il fratello. Ancora, tale “sapienza del cuore” è «stare», spendere tempo con e per il fratello, nella certezza che stare accanto al malato, accompagnarlo e servirlo con premura, con tenerezza, con un cuore di madre – come diceva San Camillo de’ Lellis ai suoi Confratelli – è «un tempo santo». Questa “sapienza”, che è tutt’altro che la «fede tiepida» indicata da Papa Francesco per coloro che sono assillati dalla fretta, dalla frenesia del fare e del produrre, è piuttosto un «uscire da sé verso il fratello». Acquisire tale Sapientia cordis comporta, quindi, il passaggio, la conversione dall’autoreferenzialità alla priorità dell’altro, alla gratuità, al prendersi cura e al farsi carico e promuovere l’altro, ancorché ammalato o in una qualsiasi situazione di indigenza fisica, morale o spirituale si trovi, senza giudicare il fratello – è questo l’ultimo aspetto indicato dal Santo Padre -, ma creando una solidarietà, che lo fa accogliere come qualcuno che mi appartiene. Questa Sapientia cordis ha un nucleo sorgivo dal quale attingere la forza che abilita tutto il popolo di Dio e lo inserisce nella missione evangelizzatrice della Chiesa: questo nucleo sorgivo è il mistero del Crocifisso Risorto, atto supremo di solidarietà di Dio con noi. In quelle «piaghe gloriose», che rimangono per sempre impresse nel corpo di Cristo risorto – sono le parole di Papa Francesco nella parte conclusiva del suo Messaggio -, non solo chi assiste ma le stesse persone ammalate possono diventare testimoni viventi di una fede che «permette di abitare la stessa sofferenza».
D.- Il prossimo anno, la Giornata Mondiale del Malato si celebrerà in forma solenne. Può darci qualche anticipazione?
R. – La Giornata Mondiale del Malato, analogamente a quanto disposto da Papa Benedetto XVI per le Giornate rispettivamente dei Giovani e della Famiglia, sarà celebrata in forma solenne a scadenza triennale. In particolare, tale celebrazione solenne della Giornata Mondiale del Malato avrà luogo l’11 febbraio 2016 e sarà celebrata a Nazaret, in Terra Santa. Per tale occasione Papa Francesco ha già indicato il tema del Messaggio che invierà a tutta la Chiesa e che sarà: Affidarsi a Gesù come Maria – “Fate quello che vi dirà” (Gv 2, 5). L’intonazione mariana di tale celebrazione bene si iscriverà nel contesto della Basilica dell’Annunciazione, dove il “fiat” il “sì” di Maria potrà trovare eco nel cuore di coloro che vivono il mistero della sofferenza e del dolore, nonché di tutti coloro che con professionalità e amore si prendono cura, si chinano, – come afferma Papa Francesco nel Messaggio per l’odierna Giornata del Malato – spendono del loro tempo per questi fratelli infermi.
D.- Questo 11 febbraio ricorre il 30.mo dell’istituzione del dicastero. Quali sono le attività più significative che vuole menzionare?
R. – Senz’altro un’eco profonda delle attività appena svolte dal Dicastero ha avuto la XXIX Conferenza Internazionale che è stata celebrata in Vaticano dal 20 al 22 novembre scorso e che ha avuto come tema: La persona con disturbi dello spettro autistico: animare la speranza. In occasione di questo Conferenza, accanto a problemi più squisitamente scientifici e di ricerca, si sono affrontate questioni anche di ordine pastorale, afferenti all’aiuto alle famiglie, all’inserimento scolastico e professionale, ai percorsi di accompagnamento e di inserimento ecclesiale, all’impatto sociale che investono le persone con disturbi dello spettro autistico, superando in particolare lo stigma, che molte volte grava su queste persone e sulle loro famiglie, oltre all’isolamento che tali disturbi già in sé comportano. Per quanto riguarda la programmazione durante l’anno in corso, si deve significare il XX° anniversario della Lettere enciclica Evangelium Vitae. Al riguardo, il 25 marzo il dicastero riserverà una apposita Giornata di Studio, sempre in Vaticano, sulla suddetta Lettera Enciclica, per valorizzare e richiamare l’impegno che la Pastorale della Salute riserva a tutti i problemi della vita, in tutti gli ambiti della sua parabola, e cioè dal suo sorgere fino alla sua fine naturale. In seguito, dal 15 al 16 maggio si svolgerà il Convegno Internazionale sulle Malattie rare e neglette, accomunate dal comune denominatore della solidarietà. Quindi queste malattie rare, che gravano in particolare sulle famiglie, spingono la nostra solidarietà. Ugualmente le malattie neglette, lontane dal nostro mondo, e che tuttavia comportano gravi sofferenze per un miliardo circa di persone; anche queste malattie neglette non possono essere disconosciute dalla nostra sensibilità, anzi fatte nostre nel segno della più ampia e profonda solidarietà. Sarà questa anche l’occasione per incontrare, il 18 maggio seguente, i vescovi delegati delle diverse Conferenze episcopali nazionali per la Pastorale della Salute, per verificare insieme le strategie, che possono essere messe in atto sia sul fronte delle malattie rare come sul fronte delle malattie neglette, e affrontare insieme anche le sfide che la Pastorale della Salute pone a ciascuno di noi e alla Chiesa, in particolare nei diversi continenti. Analogamente al Convegno sull’Autismo, nel novembre prossimo è prevista la XXX° Conferenza Internazionale sul tema: “Servire la cultura della vita e dell’accoglienza a vent’anni dall’Evangelium Vitae“. Infine, nel corso dell’anno, in occasione di questo 30° anniversario della istituzione del Pontificio Consiglio, è prevista la pubblicazione della Carta degli Operatori Sanitari. In particolare, a seguito dell’aggiornamento e della revisione portati a termine da un apposito Gruppo di Studio del Dicastero, si stanno definendo i dettagli di carattere tipografico per una migliore presentazione di questo strumento, la cui prima edizione risale al 1994. La Carta di prossima pubblicazione non intende essere esaustiva di tutti i problemi e delle questioni che si impongono nell’ambito della salute e della malattia nell’intero arco della vita, dal suo sorgere fino al suo naturale tramonto, quasi fosse un “prontuario etico”; bensì intende offrire linee-giuda il più possibile chiare per singoli e più evidenti problemi etici, che si devono affrontare nell’esercizio delle diverse figure professionali del mondo della salute in genere, e laddove tali risposte godono di un consenso raggiunto dalla dottrina e dal Magistero della Chiesa.
Fonte. Radio Vaticana