Il 79,5% dei giovani italiani considera favorevolmente il “Servizio civile universale” che il Governo sta attivando. L’80% dei giovani del Centro-Sud lo consiglierebbe ad un coetaneo. L’80,4% dei giovani italiani dichiara di essere “molto” o “abbastanza” d’accordo sul fatto che per tutti i giovani sia utile fare un’esperienza di impegno civico e sociale a favore della propria comunità, anche senza compenso in denaro.
Gli aspetti considerati più importanti per un’esperienza di questo tipo sono prima di tutto quello di “aiutare i giovani a crescere come persone” (96% concordano “molto” o “abbastanza” con questa affermazione) seguito dall’”arricchire le competenze utili per la vita sociale e lavorativa” (95%) e dall’incentivare la formazione di “cittadini attivi e intraprendenti” (94.3%). Il valore dell’impegno civico e sociale è maggiormente riconosciuto dalle donne e nell’Italia centrale.
E’ questo il pensiero giovanile sulla partecipazione sociale intercettato dall’indagine del Rapporto Giovani, www.rapportogiovani.it, promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano, condotta su un campione di 1.783 persone rappresentativa su scala nazionale dei giovani tra i 19 e i 30 anni
Le differenze emergono soprattutto quando ci si focalizza su chi risponde “molto”. In tal caso i primi tre aspetti apprezzati nelle diverse ripartizioni geografiche risultano essere: al NORD l’aiutare a crescere come persone (59,0%), al CENTRO lo stimolare a diventare cittadini attivi e intraprendenti (64,5%) al SUD, l’essere anche un’occasione per arricchire conoscenze e competenze utili per la vita sociale e lavorativa (65,1%). L’aspetto di utilità per il lavoro tende quindi ad essere maggiormente sentita nel Mezzogiorno. In ogni caso, anche nel Sud dove le condizioni di lavoro e di reddito sono più penalizzanti, chi considera molto importante avere una remunerazione è la minoranza.
Per il prof. Alessandro Rosina, tra i curatori del Rapporto Giovani l’Indagine “Negli ultimi anni nei giovani è aumentata la consapevolezza che il successo professionale non dipende solo dal titolo di studio, ma anche da competenze che si acquisiscono fuori dalle mura scolastiche mettendosi direttamente alla prova con la realtà lavorativa e sociale. Questi motivi, assieme al desiderio di riconoscimento sociale e al senso di appartenenza comunitaria, hanno fatto crescere negli ultimi anni l’attenzione dei giovani verso attività di volontariato e di servizio civile. Dove questa predisposizione è stata sostenuta da proposte di valore e in sintonia con nuove sensibilità e interessi delle nuove generazioni si è osservata anche una crescita effettiva di partecipazione”.
di Luca Collodi per la Radio Vaticana (in collaborazione con Rosario Tronnolone)
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