Ci sono ragazzi e ragazze, a cui papa Francesco tiene particolarmente, che non sono potuti essere fisicamente a Cracovia: e così hanno mandato «nello spazio» un segnale della loro presenza alle Gionate mondiali della Gioventù in Polonia. Sono i giovani detenuti di alcune carceri minorili italiane, coetanei dei 2 milioni di ragazze e ragazze che hanno incontrato papa Francesco alla XXV Gmg. «Caro papa Francesco, sono mesi che sto qua in carcere e che dalle sbarre della finestra della mia cella vedo sempre lo stesso panorama.
So di aver sbagliato e che devo pagare: per favore prega per me e per la mia famiglia». «Dammi la grazia e portami fortuna nella mia vita futura e tanta salute». «Noi preghiamo per te e vogliamo salutare tutti i ragazzi che sono in Polonia». Sono Maicol, Fiorello, Mattia, Ahmed, Salvatore, Faruk, Nico, alcuni dei 43 detenuti nel carcere minorile torinese Ferrante Aporti che, grazie al progetto «Una radio per non restare a casa», promosso dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei in collaborazione con il Ministero della Giustizia, hanno partecipato «via etere» alla Gmg di Cracovia. Le loro voci si potevano ascoltare ogni giorno alle 19 fino al 29 luglio sintonizzandosi su «InBlu Radio» (in Piemonte anche su Primaradio), il network delle radio cattoliche italiane: in un programma di circa 20 minuti i minori detenuti che partecipano a percorsi di recupero negli istituti di pena di Torino, del Beccaria di Milano e dell’Ipm Bicocca di Catania hanno inviato ai loro coetanei pellegrini alla Gmg messaggi di speranza, hanno raccontato le loro storie difficili con la musica e il linguaggio dei giovani.
Alla registrazione delle singole puntate dietro le sbarre hanno contribuito Primaradio di Torino e Radio Zammù di Catania che, grazie agli educatori degli Istituti, hanno realizzato i programmi coordinati da don Virgilio Balducchi, Ispettore generale dei Cappellani e da don Domenico Ricca , don Claudio Burgio e don Francesco Bontà cappellani delle carceri minorili di Torino, Milano e Catania. Molto toccante il programma registrato nel carcere minorile torinese, dove lo scorso 31 gennaio nella festa liturgica di don Bosco mons. Cesare Nosiglia ha aperto nella cappella una delle quattro porte sante della diocesi (nella foto). I minori coinvolti nelle attività del laboratorio multimediale dell’Istituto hanno deciso di iniziare la puntata da Torino con la sigla finale della fiction televisiva «Gomorra» che significativamente si intitola «Nuje vulimme ‘na speranza», in napoletano «Noi vogliamo una speranza» come traduce Salvatore, 17 anni, uno dei minori detenuti al Ferrante nato nel capoluogo partenopeo. Ai microfoni della radio ha spiegato che con i compagni di cella hanno scelto quella canzone da «fare ascoltare ai giovani di Cracovia perché è un inno ad un futuro migliore nonostante parli del disagio e delle difficoltà che viviamo ogni giorno noi ragazzi di Napoli dei quartieri più degradati costretti a vendere droga a maneggiare armi…ma io da grande vorrei fare il cablatore elettrico e riabbracciare presto la mia famiglia…».
«L’attenzione di papa Francesco verso i detenuti si è colta fin dalla sua prima visita dopo l’elezione, il Giovedì santo 2013 nel carcere minorile di Casaldelmarmo a Roma – spiega don Domenico Ricca, salesiano, cappellano del Ferrante Aporti di Torino – e così accade in ogni sua visita apostolica. Quando è venuto a Torino 21 giugno 2015 ha voluto tra i suoi commensali nel pranzo in Arcivescovado proprio 11 giovani detenuti al Ferrante Aporti. Per questo nell’Anno della Misericordia, dove Francesco ci invita ad essere vicino a chi è recluso, abbiamo pensato, grazie a Radio InBlu, di far partecipare in qualche modo i nostri ragazzi alla Giornata mondiale. Ne sono venute fuori delle puntate commoventi, siamo rimasti stupiti di come i ragazzi davanti ad un microfono abbiano aperto il loro cuore: la nostra speranza è che il Papa e i ragazzi che sono stati a Cracovia abbiamo potuto sentire queste voci».
Eccone alcune, ancora dai ragazzi del «Ferrante: «Vorrei dire ai ragazzi della Gmg: beati voi che siete fuori, apprezzate la libertà, la strada giusta che noi non abbiamo saputo prende ancora ma che tanti ragazzi che sono passati da questo carcere poi alla fine l’hanno presa perchè hanno ripensato agli sbagli fatti: la strada giusta è trovare un lavoro, una fidanzata, vivere per bene; godetevi la libertà perchè se fai uno sbagli poi paghi le conseguenze». «Io non chiedo il perdono, credo che sia difficile averlo: però vorrei comprensione, non perdono ma comprensione».
Redazione Papaboys (Fonte www.lavocedeltempo.it/Marina Lomunno)
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