La risposta ci viene data da un adagio medievale: “Non progredi est regredi”. Non progredire è regredire. Non crescere è diminuire. Non divenire adulti nella fede non è rimanere bambini in essa. È perderla del tutto. La fede scompare nei cuori perché non si cresce, non si progredisce, non si fanno salti in avanti. È questa l’unica dinamica perché la fede, la verità, la giustizia, la fedeltà diventino essenza stessa della nostra vita. Si facciano nostra natura. Quando la fede diviene nostra natura, nostra sostanza, allora non vi sarà mai ritorno indietro, perché ciò che si trasforma in natura mai più si sradicherà dalla nostra anima, dallo spirito, dal nostro corpo.
Il Vangelo secondo Luca sia quando parla di Gesù che quando presenta Cristo Signore nei primi anni della loro vita, afferma questa loro crescita. Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. Ogni giorno trasformava il suo corpo, la sua anima, il suo spirito in sapienza, verità, fedeltà, amore, carità, obbedienza. Anche di Giovanni è detto che cresceva. “Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele” . Pensare una vita di discepoli del Signore, senza questa crescita costante nello Spirito Santo, sotto la sua potente luce e costante mozione e ispirazione, è inseguire delle chimere. È trovarsi domani ad abbandonare tutto, anche il ministero, la consacrazione, il patto, gli impegni che ci siamo assunti dinanzi a Dio e agli uomini.
Per crescere dobbiamo ogni giorno fabbricarci un deserto spirituale attorno alla nostra vita. Urge farsi violenza a se stessi. Rinunciare alla vita frenetica cui tutti siamo sottoposti. Giovanni fisicamente si ritirò nel deserto. Cristo Gesù ogni giorno si costruiva un deserto attorno a sé, ritirandosi in luoghi solitari per mettersi in comunione con Dio, nello Spirito Santo, in modo che fosse sempre nella più perfetta conoscenza della volontà del Padre. Non si può obbedire a Dio senza conoscere la volontà di Dio. Obbedire alla propria coscienza non è obbedire a Dio.
Oggi si obbedisce alla propria coscienza, alla propria scienza, alla visione umana che uno ha di sé. Ma questa non è vera obbedienza. La vera obbedienza è alla perfetta conoscenza della volontà di Dio e in questa conoscenza ogni giorno si deve crescere. Per questo è necessario crearsi quel deserto artificiale, spirituale, quotidiano per entrare in comunione con Dio sotto la potente luce dello Spirito Santo. Se non cresciamo, non obbediamo. Se non obbediamo, moriamo al nostro ministero.
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Un grande , saluti da gio