Nessuno pensava che durante l’estate del 2005 noi e le nostre famiglie avremmo dovuto affrontare una situazione che avrebbe cambiato radicalmente la nostra vita… 26a settimana di gravidanza: sento, da qualche giorno, dei piccoli movimenti della bambina cui si accompagna una strana inquietudine, di giorno in giorno sempre più forte. Il medico mi ha prescritto il ricovero in ospedale.
Dalla diagnosi risulta che, oltre alla scarsa quantità delle acque amniotiche, la bambina è sottopeso. Non cresce più e il suo sviluppo si è fermato alla 22a settimana. Il suo peso è di 467 grammi, non ha praticamente nessuna chance di vita. Il medico ci informa di non illudersi sulle possibilità di salvarla… Da quel momento comincio a pregare il Santo Padre, Giovanni Paolo II, chiedendo di salvare la nostra figlioletta.
Ogni giorno poso la sua foto sulla mia pancia. 28a settimana di gravidanza: a bambina non ha né reni né vescica, ciò rende la sua vita fuori dall’organismo della madre impossibile. La placenta è legata all’utero e questo impedisce il parto. Il medico propone di concludere immediatamente la gravidanza con il parto cesareo. La decisione spetta però a me e a mio marito. Mi permetto di piangere per un po’, perché mi rendo conto, che tra qualche istante, la mia bambina sarà morta. Prego la Santa Madre perché mi dia la forza di accettare tutto e sopportare quell’immenso dolore in silenzio, come Lei sotto la Croce, testimone della morte del Figlio. Alzo gli occhi a Cristo appeso alla croce. Non mi ribello. Non provo rancore. Gli domando soltanto per quale motivo ha scelto proprio me, perché mi ha permesso di condividere la Sua sofferenza. Decido di seguirlo….
Prima di prendere la decisione chiedo di poter parlare con il cappellano dell’ospedale. Nel frattempo, le ultime analisi rivelano che la bambina ha l’intestino ingrossato e la megadardia, il cuore troppo grande, con i ventricoli che non lavorano con gli atri… Il cappellano mi dice che sottopormi a quell’intervento significa abortire… Non riesco a descrivere quello che provo: un dolore immenso, difficile da esprimere; un dolore quasi fisico, perché la bambina che porto sotto il cuore, così amata, così agognata, frutto di tante preghiere, fra qualche minuto sarà morta…
Continuo a sentire i suoi leggeri movimenti, il suo cuore batte ancora. Il cappellano mi fa ricordare la storia di Giovanna Molla; conosco la sua figura, ho pregato per la sua intercessione, ma non ho la forza di dire “no”. È venuta l’infermiera. Devo decidere cosa fare di quel corpicino. Firmo le carte, chiedo di battezzarla, le scelgo i nomi: Gloria Maria. Maria, ho scelto questi nomi per la Tua gloria, e ora? Finiranno su una tomba bianca. Che gloria è per Maria? Vado in sala operatoria. Intorno a me un’equipe di dodici persone. Il braccio sinistro fermato dall’anestesista, la mano sinistra sulla pancia per l’ultimo saluto alla mia bimba…. L’anestesista mi mette la maschera, sento un forte dolore alle mascelle, poi mi addormento. Quando mi sveglio, provo un atroce dolore di pancia. Davanti a me una lunga nottata. Una nottata terribile, perché nonostante l’anestesia e i sonniferi non riesco a dormire. Ascolto con attenzione i rumori che provengono dallo spostamento delle culle utilizzate dalle infermiere per portare i neonati alle loro madri per l’allattamento. Nel reparto di neonatologia c’è la mia figlioletta. Se la culla non entra in sala, ma percorre il corridoio fino alla fine, sono sicura, che è la mia bimba che va nella sala anatomica… Mi addormento. Apro gli occhi. C’è luce.
Sulla parete di fronte a me vedo un calendario con la foto del Santo Padre, Giovanni Paolo II, con le mani alzate, la stessa posa della mia piccola foto che posavo sulla pancia. Qualche istante dopo entra la pediatra che curava la mia bambina di notte e si siede sul letto. Mi chiede di non illudermi troppo, nonostante stia accadendo qualcosa di inverosimile alla bimba: sono rintracciabili alcune gocce di urina: c’è la vescica e almeno un rene. La bimba respira autonomamente, una cosa insolita per un neonato della 28a settimana che pesa 860 grammi.
La pediatra dice che la piccola è forte, si muove e ha tanta voglia di vivere.«Santo Padre, non è un caso che tu sia qui», penso guardando la foto del calendario. «Credo che la bimba è viva grazie alla tua intercessione ». Gloria! Oggi è la prima volta in assoluto che ti tocco! Sei così esile e fragile. Ho tenuto le tue “ditina” minuscole, la tua manina, ti ho accarezzato la testina. Hai 38 giorni, pesi 1250 grammi, durante la visita non dormivi, ma battevi le palpebre sugli occhietti neri e facevi delle smorfie come se mi avessi sentita e riconosciuta. Ti amo! Sei stata sul mio seno. Non c’è gioia più grande! Anche se pesi solo 1890 grammi ti hanno tolto dall’incubatrice. Dopo 62 giorni puoi finalmente dormire in un lettino. Ma non è finita qui, perché c’è stata un’altra sorpresa che mi dato una gioia ancora più grande: la possibilità di nutrirti con il seno… Gloria lascia la clinica!
Il primo anno di vita di Gloria Maria. Nell’ora della sua nascita abbiamo partecipato alla Santa Messa nella Cappella della Madonna Nera a Jasna Góra. È passato un anno dal “miracolo della vita”. Questa nostra testimonianza vuole esprimere la gratitudine a tutti coloro che ci sono stati vicini nei momenti critici e grazie ai quali Gloria Maria è viva.
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