Subito avete capito di trovarvi di fronte ad una persona speciale. Lei, poi, per quasi 40 anni è stato accanto a Karol Wojtyla. Da lui ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale … Ho avuto anche altre cose: l’ordinazione episcopale, tutto … tutto. L’ho servito per 39 anni: 12 anni a Cracovia e 27 anni a Roma …
Dal vigore di un uomo giovane alla debolezza nella malattia e nella vecchiaia, fino agli ultimi istanti della vita terrena, la sera del 2 aprile 2005, alle 21.37. Lei, cardinale Dziwisz, è stato testimone della santità di Giovanni Paolo II, espressa nei suoi molteplici aspetti. C’è un’immagine particolare che, secondo lei, meglio parla della sua santità? Mi ha colpito dopo l’attentato, quando aveva ancora coscienza lui, pur non sapendo chi fosse l’attentatore, già lo aveva perdonato e aveva offerto la sua sofferenza per la Chiesa e per il mondo. Non pregava per se stesso, per salvarsi: pregava per gli altri. E questa è una cosa eccezionale. Sempre tutto passava per la preghiera: mi domandavano quante ore pregava? Lui pregava con tutta la sua vita.
Un uomo di preghiera, un mistico, un contemplativo che scelse, come filo conduttore di tutta la sua vita, il motto “Totus tuus” – tutto della Vergine Maria… Totus tuus: devozione a Maria, ma lui aveva anche una grande devozione allo Spirito Santo. Questa l’apprese da suo padre; poi era molto devoto al Rosario, attraverso il quale meditava la vita del Signore con Maria. Questo aspetto contemplativo di Giovanni Paolo II va insieme con il suo forte senso pratico, è infatti un santo profondamente umano… E’ un Papa che ha inciso profondamente nella Storia … Certamente. Lui era molto unito al suo Paese, soprattutto a Cracovia, alla cultura, alla Chiesa polacca, ma molto aperto a tutta la Chiesa, a tutto il mondo, verso tutte le nazioni, anche tutte le religioni … Aveva tante amicizie con gli ebrei e anche contatti con musulmani e con persone di altre religioni. Sempre diceva: “Noi costruiamo ponti, non muri”.
Quando si pensa ai Santi, spesso si immagina di dover andare lontano nella storia. In questo caso non dobbiamo guardare indietro nel tempo: parliamo di un Papa Santo dopo soli nove anni dalla morte. Giovanni Paolo II è dunque un Santo dei nostri giorni, che ha un messaggio ancora profondamente attuale… Certamente ispira anche oggi le persone, soprattutto i giovani: li ho visti a Rio, i giovani della generazione che non lo aveva conosciuto. Ma quando Papa Francesco ha fatto il suo nome, c’è stato un grande entusiasmo, come c’è stato entusiasmo per l’annuncio della prossima Giornata mondiale della gioventù a Cracovia, nel Paese e nella città di Giovanni Paolo II. Nei più diversi ambiti – in campo sociale, in campo teologico – lui è stato sempre molto presente, ha lasciato una grande eredità dottrinale, che bisogna approfondire, attuare; soprattutto nel campo della difesa dei diritti umani e della libertà dell’uomo e delle nazioni … Si possono toccare i più diversi argomenti: lui era sempre presente.
Ed effettivamente, non c’è categoria di persone con la quale Giovanni Paolo II non sia entrato in contatto. Prima ricordava le Giornate mondiali della gioventù; ma Giovanni Paolo II è stato anche il Papa vicino agli anziani, ai malati, ai poveri, ai bambini, agli sposi, ai consacrati, è stato il Papa della difesa della vita… Insomma, un Papa che ha parlato davvero a tutta l’umanità… Certamente è stato il Papa della difesa della vita: assolutamente. Anche il Papa della famiglia. Il Papa che ha prestato la voce ai poveri, alle Nazioni soprattutto del Terzo Mondo. Perché viaggiava nei Paesi del Terzo Mondo? Per levare la voce e gridare ai ricchi: “Dovete aiutare i poveri, altrimenti si arriva di nuovo ad un conflitto mondiale.
Eminenza, come vive questa canonizzazione di Giovanni Paolo II? Non so … non so. Certamente per me è una cosa eccezionale pensare che d’ora in poi lo chiamerò “Santo”… di Paolo Ondarza
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