Giovanni XXIII e quello straordinario viaggio ad Assisi ‘incontrando’ San Francesco
Fra le diverse “novità” di Giovanni XXIII, ce n’è una che vede protagonista la città di Assisi, la città di San Francesco. Loreto e Assisi erano stati i tradizionali confini dello Stato pontificio. Umbria e Marche avevano fatto parte delle terre delle quali il Papa era sovrano. Ma era dal 1857 che un Papa non vi aveva messo piede: quell’anno, Pio IX aveva compiuto il suo ultimo viaggio nelle terre pontificie. Da quel viaggio, nessun pontefice era uscito dalla Città Eterna. E, Giovanni XXIII, cambiò tutto. Era il 4 ottobre 1962, festa di San Francesco, quando Papa Giovanni XXIII si metteva in viaggio per Loreto e Assisi. Andava a porre sotto la protezione della Madonna e del Poverello, il Concilio Vaticano II, che doveva cominciare a giorni.
La prima sosta in territorio “straniero”, quello italiano, fu alla “Stazione Tiburtina”. Sulla carrozza papale (il treno era stato fornito dalla Presidenza della Repubblica Italiana) salì il presidente del Consiglio, Amintore Fanfani. Il Capo dello Stato, Antonio Segni, raggiungerà il Papa a Loreto. E, ad Assisi, si aggiungerà anche Aldo Moro. La mattina del 4 ottobre, giunse a Loreto, la città della casa di Maria. Ricordò alla Vergine le parole che aveva scritto quando era un semplice seminarista in pellegrinaggio nella città marchigiana: “Madonna di Loreto, io vi amo tanto, e prometto di mantenermi fedele a voi, e buon figliolo seminarista“. Il pomeriggio, partì alla volta di Assisi. San Francesco aspettava quell’incontro.
Così come era atteso dallo stesso pontefice. L’arrivo ad Assisi fu alle 17,30. Un tramonto roseo faceva da incredibile scenario a una scena che Assisi non dimenticherà facilmente. Dopo una breve sosta davanti alla basilica, Roncalli entrò nel Sacro Convento. Volle andare a trovare, subito, il “suo” Francesco. Eccola, la figura imponente del pontefice, in silenziosa preghiera nella cripta, davanti alla nuda urna di pietra, recinta di liste dì ferro, che racchiude i resti del Poverello. E’incontro fra due poveri di epoche lontane, ma che condividono – assieme – un unico ideale di pace e di fraternità. La lettera enciclica “Pacem in Terris” (11 aprile 1963) sarà una testimonianza viva di questo spirito: “La Pace in terra, anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi, può venire instaurata e consolidata solo nel pieno rispetto dell’ordine stabilito da Dio”, così l’inizio dell’importante documento che si andava a inserire in un contesto storico di così difficile natura, come quello della Guerra Fredda, di un mondo diviso in due blocchi distinti: gli United States versus Unione sovietica.
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“Ci si chiede : perchè Iddio ha dato ad Assisi questo incanto di natura, questo splendore di arte, questo fascino di santità, che è come sospeso nell’aria, e che i pellegrini e i visitatori avvertono quasi sensibilmente? La risposta è facile. Perchè gli uomini, attraverso un comune ed universale linguaggio, imparino a riconoscere il Creatore e a riconoscersi fratelli gli uni gli altri. (…) Nel duro sasso di questo colle del Paradiso riposano le ossa del Santo che tutto il mondo venera.Quarantaquattro furono gli anni della vita terrena di Francesco : la prima parte, circa metà, fu occupata nella ricerca del bene, come è comunemente concepito, e senza venirne a capo, per un non so che di disgusto che rendeva inquieto il figliolo di messer Bernardone. Ma l’altra parte della vita, fu data ad una avventura, che sembrò follia, ed era invece l’inizio di una missione e di una gloria imperiture. Questa missione e gloria Ci ispirano un voto che deponiamo qui per Assisi, per l’Italia, per tutte le Nazioni”.
Alle 18.30, il pontefice, ripartì verso Roma. Una volta arrivato, con la sua proverbiale semplicità, commentò così il viaggio: “Sono emozionatissimo e contentissimo. Il mio cuore si è riempito di gioia e di esultanza”. Fonte www.sanfrancescopatronoditalia.it
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