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Giovedì 13 novembre – Come un lampo nel cielo

Giovedì 13 novembre – Come un lampo nel cieloInterrogato dai farisei: «Quando verrà il regno di Dio?», rispose: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!». Disse ancora ai discepoli: «Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli. Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione.  Lc 17,20-25. 

Ce lo hai davanti agli occhi.
Non, Quando verrà il regno di Dio?
Ma, Quando verrai?
È lui.
Ascoltalo.
È lui.
Sono le parole che ti entrano nel cuore.
In mezzo al petto.
È lui.
È quella voce.
Guardalo.
Sono quegli occhi che ti parlano.
È quello sguardo che ti si appoggia addosso.
Dentro.
In mezzo.
Seguilo.
È lui.
È qui.
Sei già arrivato a casa.
È qui.
È lui.
Regno, casa, vita, tutto.

Non vedrai un cartello.
Non sentirai squilli di tromba.
Non è annunciato nelle piazze.
È un sussurro.
Un sospiro.
È il silenzio dopo le parole che hanno detto tutto ma era troppo poco.
Non è qui o là.
È dentro.
In mezzo.
Impastato con i miei giorni.
Lievitato nella mia vita.

Amore mio voglio abitarti.
Ho bisogno di tacere per parlarti.
Ti trovo senza cercarti ma guardandomi.
Se mi tocco il petto.
In mezzo.
Dentro la mia mano.
Quello è il tuo regno.
Lì ti trovo.
Respiro a fondo.
Fino in fondo.
Senza attirare l’attenzione.
Attiro te.
In mezzo al petto.
In mezzo al cuore.
In mezzo alla mia vita.
Come respiro.
Profondo.
Lungo.
Che toglie il respiro.
E lascia te.
Solo.
In mezzo a me.
A regnare.

Voglio guardarti.
Guardarti bene.
Guardarti vicino vicino da soffiarti addosso.
Da respirarti dentro.
Perché poi non ti vedrò.
Anche se lo desidererò da morire.
Non ti vedrò.
E saranno giorni senza te.
Senza te negli occhi.
Senza te nel respiro.
E un solo giorno sarà troppo, troppo.
E non mi fiderò di nessuno.
Non mi fiderò di nessun’altra parola.
Non mi fiderò di nessun altro sguardo.
Tratterrò il respiro.
Guarderò il cielo.
Godrò di un lampo di te.
Di un secondo di te.
Di un solo sguardo di te.
Sarà difficile.
Sarà dolore.
Ma saprò amarti tantissimo anche nel poco.
Ma che dolore.
Ma che fatica.

Parlano con te.
Hanno le tue braccia in cui rifugiarsi.
E chiedono dove sei.
Sei tu il regno da abitare.
Sei tu la casa di Dio in cui riposare.
Apri le tue braccia.
Sono loro il mio regno.
Sei tu che mi stai in mezzo al cuore, in mezzo alla vita, in mezzo alle braccia.
Quando non ci sarai cercherò l’odore del tuo regno, il sapore del tuo regno, la stretta del tuo regno.
Cercherò te.

Dovrai soffrire, amore mio?
Essere rifiutato?
Amore mio, fatti guardare ancora.
Ancora.
Ancora.
Amore mio fatti stringere ancora.
Ancora.
Ancora.
Perdona amore mio.
Ti ho cercato dove non c’eri.
Ed eri qui.
Davanti a me.
In me.
Non tardare a tornare.
Non tardare a venire.
Non riesco a pensarti.
Il desiderio di te ha bisogno delle tue braccia e del tuo viso.
Torna.
Torna.
La tua sofferenza. Che dolore.
Ti hanno detto no, no, no, no.
Vieni dai miei si, si, si.

Ora non attiri attenzione.
Se non ti amassi, non ti vedrei. Non mi accorgerei che sei qui, che sei tu.
Tornerai ma non attirerai l’attenzione.
Come un lampo nel cielo.
Se non avrò il viso alzato verso il cielo non ti vedrò arrivare.
Come ora.
Non ho il viso alzato verso il tuo e non vedo, non vedo che sei già qui.

Soffrirai e verrai scacciato.
Non dirmelo ora. Non ce la faccio.
Ora stai con me.
Stai con me.

Di Don Mauro Leonardi

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