Papa Francesco celebrerà la Messa in Coena Domini di questo Giovedì Santo nel centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo di Castelnuovo di Porto, dove laverà i piedi a dodici profughi. Ad annunciarlo è stato l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.
Inginocchiato a lavare e ad asciugare piedi di persone alle quali in tanti neanche si accosterebbero, mentre la civile e democratica Europa si barrica dietro un anacronistico filo spinato. O tutt’al più stanzia soldi “per mettere a riposo la coscienza”. Ma sempre con una precisa geometria: noi di qua e gli immigrati dall’altra parte.
Il pressapochismo dei ricchi
Mons. Rino Fisichella fotografa con realismo il quadro internazionale delle migrazioni e lo pone a confronto con le scelte perseguite da mesi da Papa Francesco. Mentre, scrive in un articolo sull’Osservatore Romano, “i Paesi ricchi dell’Occidente permangono nel loro pressapochismo, indifferenti” a un “dramma che sconvolge per la durata e per il numero delle persone coinvolte, il Papa non passa mese – ricorda – che non si mobiliti di persona per dimostrare il valore dell’accoglienza, qualsiasi sia la povertà sociale che lo richieda.
Ai piedi di 12 profughi
Da quell’Angelus del 6 settembre, in cui sollecitò parrocchie e strutture ecclesiali ad aprire le proprie porte per ospitare una famiglia di profughi, da dicembre a febbraio Francesco ha abbracciato senzatetto, anziani e malati in stato vegetativo, giovani tossicodipendenti per arrivare, ora che la Pasqua è alle porte, a ripetere quel gesto caro al suo cuore – la lavanda dei piedi del Giovedì Santo – proprio a persone regolarmente marchiate dallo stigma dello scarto. Il gesto che compirà con 12 profughi ospiti della struttura a Castelnuovo di Porto – scrive mons. Fisichella – “sarà un segno semplice ma eloquente”, un “segno di servizio e attenzione alla loro condizione”. Un gesto che il massimo responsabile dell’organizzazione del Giubileo inquadra nell’ottica della misericordia. Essa, afferma, “per essere un’esperienza completa ha bisogno di convertire il cuore. Mentre si riceve misericordia si diventa strumenti per esprimere misericordia” e dunque accogliere i profughi “diventa per i cristiani un’espressione tangibile per vivere il Giubileo”.
Il rispetto, strada maestra della pace
Con il suo “abbassarsi per lavare i piedi dei profughi” il Papa “vuole dirci – insiste mons. Fisichella – che è necessaria la debita attenzione verso i più deboli di questo momento storico; che siamo chiamati tutti a restituire loro dignità senza ricorrere a sotterfugi. Ci spinge a guardare verso Pasqua con gli occhi di chi fa della sua fede una vita vissuta a servizio di quanti portano impresso nel proprio volto i segni della sofferenza e della violenza”. E considerando che “molti di questi giovani non sono cattolici” ecco che il “segno di Papa Francesco” arriva a indicare “la via del rispetto come strada maestra per la pace”.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va/Alessandro De Carolis)
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