A Benedicto ad Franciscum

Da Giovedì nuovi importanti appuntamenti con la Fondazione Joseph Ratzinger

“Escatologia: analisi e prospettive”, è su questo tema che si terrà giovedì e venerdì prossimi, all’Università della Santa Croce a Roma, il VI Simposio internazionale promosso dalla Fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Si tratta di uno degli appuntamenti più importanti della Fondazione a cui parteciperanno eminenti studiosi, biblisti e teologi, tra cui anche due rabbini: Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma e da Gerusalemme, Moshe Idel.

A conclusione del Convegno ci sarà la consegna del Premio Ratzinger assegnato quest’anno a mons. Inos Biffi, teologo di lunga e feconda carriera, e al prof. ortodosso greco, Ioannis Kourempeles. Sui due prossimi eventi, Adriana Masotti ha intervistato padre Federico Lombardi, presidente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI:

Una delle attività principali della Fondazione è proprio quella di promuovere, in collaborazione con delle facoltà teologiche, con delle università cattoliche, dei convegni di valore scientifico, di approfondimento su temi che siano anche interessanti dal punto di vista della teologia di Joseph Ratzinger, di Benedetto XVI. E l’escatologia è appunto una di queste grandi tematiche, perché il professor Joseph Ratzinger si occupò molto approfonditamente dei temi dell’escatologia, già quando era professore universitario, e poi anche ha continuato ad occuparsene quando era Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede. E anche da Papa: l’Enciclica Spe salvi ci parla con molta profondità dei temi della speranza cristiana e della vita eterna. Ora, la questione dell’escatologia, che vuol dire appunto le questioni ultime della nostra vita e della nostra storia, la vita eterna, la morte, il giudizio, sono temi che sono stati spesso lasciati un po’ da parte perché non sono facili da affrontare ma che ci toccano vitalmente, in un modo estremamente profondo, perché il tema del termine della nostra vita, del senso della nostra vita, della vita al di là della morte è qualcosa di estremamente importante e nella vita cristiana è un aspetto che non può assolutamente essere tralasciato. Riprendere queste tematiche e studiarle approfonditamente, sia nel pensiero di Joseph Ratzinger, sia nel Nuovo Testamento e nell’Antico Testamento, è lo scopo di questo convegno. Faccio notare che sono stati invitati a partecipare, oltre a biblisti e teologi di qualità, anche alcuni rabbini: per esempio, il dottor Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, parteciperà per parlare del pensiero rabbinico sull’escatologia, sulle ultime realtà; e anche da Gerusalemme viene uno studioso molto famoso, il prof. Moshe Idel, dell’Università Ebraica, che sarà una delle voci veramente autorevoli di questo convegno. Da parte della Fondazione Ratzinger come tale, partecipano tre cardinali che sono membri del Comitato scientifico della Fondazione, cioè il cardinale Amato per la inaugurazione e il cardinale Koch e il cardinale Ravasi, che terranno delle relazioni importanti nel corso del convegno.


D. – Di questo tema si parla anche nell’ultimo libro intervista “Ultime conversazioni” di Benedetto XVI, soprattutto dal punto di vista personale…
R. – Sì, è molto vero. Una delle cose che vanno rilevate nella teologia di Ratzinger è che è una teologia profondamente vissuta anche dal punto di vista spirituale, non è una teologia solo concettuale, astratta, fatta un po’ di parole, ma è vissuta. E proprio in questo periodo ultimo della vita, in cui il Papa emerito, come ci ha spiegato, si prepara all’incontro con Dio, naturalmente questi temi sono di grande importanza per lui e tornano alla sua mente. Nelle “Ultime conversazioni” si vede che questo studio della teologia che egli ha compiuto, riferendosi proprio alle questioni ultime, è in continuità con la sua esperienza esistenziale e spirituale, anche in questo ultimo tempo della sua vita. Quindi si tratta di una teologia che è vissuta nella fede ed è collegata all’esperienza cristiana. Questo lo si riscontra molto profondamente in tutto il modo di pensare e di parlare di Ratzinger – Papa Benedetto XVI. La sua, come è stato notato anche da Papa Francesco, è una teologia “in ginocchio”, una teologia “orans”, profondamente intessuta di preghiera e di fede.
D. – Al termine del Simposio, ci sarà la consegna del Premio Ratzinger 2016 che quest’anno verrà dato a mons. Inos Biffi e a Ioannis Kourempeles. Il motivo di questa scelta…
R. – Il Premio Ratzinger giunge alla sua sesta edizione. E’un premio che intende essere un riconoscimento per un lavoro serio di studio della teologia e questa il Papa Benedetto XVI desiderava che fosse una delle finalità della Fondazione: promuovere, quindi anche riconoscere il valore dello studio della teologia con questo premio. E’ stato dato sempre su proposta del Comitato Scientifico della Fondazione, che attualmente è costituito dai cardinali Amato, Koch, Ravasi, e dall’arcivescovo Ladaria. Questo Comitato ogni anno propone al Papa due eminenti studiosi per questo premio. Finora sono stati dati – comprendendo anche quest’anno – 13 premi a studiosi di 11 Paesi diversi. Questo significa che il Comitato si è impegnato a cercare di allargare lo sguardo sul lavoro della teologia nel mondo anche nei diversi Paesi, nelle diverse regioni e situazioni, e anche al di là dei confini della Chiesa cattolica, perché già in passato uno dei premi era stato consegnato a un anglicano, e quest’anno viene consegnato anche a un ortodosso, perché il professor Kourempeles è ortodosso greco. Come sono state individuate queste due personalità dal Comitato scientifico? Mons. Biffi è un teologo anziano, è al termine di una lunghissima carriera di ricerca teologica estremamente feconda, ricca di pubblicazioni, e ha insegnato alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, alla Facoltà teologica di Lugano, è membro di accademie, dell’Accademia di teologia, dell’Accademia San Tommaso, grande studioso di San Tommaso e della storia della teologia nel Medioevo e un po’ in tutte le diverse epoche. Quindi è una figura estremamente autorevole nel campo degli studi teologici e questo riconoscimento si riferisce a tutto il lavoro svolto nella sua vita. Per il professor Kourempeles il criterio è stato differente, nel senso che si tratta di una persona più giovane – ha 50 anni, più o meno – quindi non ha il curriculum di pubblicazioni che può avere Inos Biffi, però è una persona già impegnata con ottimi risultati nel campo della teologia, ad esempio ha a suo attivo una pubblicazione importante su Romano il Melode, e in particolare è una persona che sta orientando e ha orientato già la sua riflessione anche sul pensiero di Joseph Ratzinger, specificamente riconoscendone la fecondità e l’interesse anche nell’ambito della teologia orientale, quindi dell’incontro del pensiero dell’oriente con l’occidente. Proprio questo aspetto di specifica competenza e approfondimento del pensiero di Joseph Ratzinger ha fatto pensare al Comitato scientifico che fosse ben adatto per il Premio, sia per incoraggiare la prosecuzione dei suoi studi e della sua ricerca teologica, sia per continuare anche l’approfondimento di questo dialogo teologico con il pensiero di Ratzinger da parte sua e dei suoi collaboratori. Il professor Kourempeles, infatti, ha già partecipato negli anni passati a uno degli incontri del “nuovo” Ratzinger Schülerkreis, cioè il nuovo circolo degli studiosi del pensiero di Ratzinger, con una relazione importante su questi temi. Ecco quindi il motivo per cui, allargando lo sguardo si è pensato di dare il premio anche a un teologo della Grecia, un teologo ortodosso, che ha manifestato, oltre al valore dei suoi studi finora compiuti, interesse e impegno nell’approfondimento della figura e del pensiero di Joseph Ratzinger.

D. – Quindi il pensiero di Joseph Ratzinger suscita ancora interesse, anzi allarga i suoi orizzonti di studio e di approfondimento. E la Fondazione quindi è in piena attività?
R. – I convegni teologici annuali e il Premio sono le due cose più evidenti, i due appuntamenti più rilevanti. Però la Fondazione, proprio perché è stata voluta da Benedetto XVI per la promozione dello studio e della ricerca teologica, dà anche ogni anno delle borse di studio a dottorandi in teologia, Sacra Scrittura e discipline connesse. Sono borse per studi di approfondimento, di dottorato, e ogni anno ne diamo almeno 10. E poi ci sono anche altre attività, come il sostegno di una biblioteca specializzata su Joseph Ratzinger e gli studi su di lui, che si colloca all’interno della Biblioteca del Collegio Teutonico in Vaticano: la Fondazione sostiene con contributi l’acquisto, l’arricchimento graduale di un fondo librario che è già di tutto rispetto, specializzato sul tema di Joseph Ratzinger e della sua teologia. E attorno a questa biblioteca si può creare anche un gruppo di studio e di interesse, si incontrano dei dottorandi e noi favoriamo l’incontro, la conoscenza, lo scambio di idee fra tutti coloro che si interessano in questi studi. C’è stato anche un corso di Master su Joseph Ratzinger e la sua teologia presso l’Istituto Augustinianum che però terminerà con questo semestre, e poi ci sono attività di contatti e collaborazioni con altre istituzioni connesse con il pensiero di Ratzinger, che curano l’Opera Omnia in tedesco e in italiano, come i due Ratzinger Schülerkreis – “vecchio” e “nuovo” – e l’Istituto di Studi Ratzinger di Ratisbona.
D. – Lei ha avuto occasione di parlare con il Papa emerito di tutto questo, di discutere queste attività? Quanto segue l’opera della Fondazione e come?
R. – Naturalmente, sì, ho molto desiderato di parlarne con lui e questo è avvenuto nel mese di settembre nel corso di un bellissimo colloquio. Sono sempre molto emozionanti i colloqui con il Papa emerito! E lui mi disse molto brevemente e semplicemente, ma chiaramente e profondamente, qual era un po’ l’intuizione che stava dietro questa Fondazione che, ricordiamo, è stata costituita con i proventi dei diritti d’autore dei libri di Joseph Ratzinger, che egli ha destinato in parte a questa Fondazione per promuovere lo studio della teologia, che è stata una delle dimensioni fondamentali della sua vita. Mi disse dunque in quel colloquio una cosa che mi colpì molto, disse: “Bisogna favorire e incoraggiare lo sviluppo della teologia dal suo interno”, cioè la teologia cresce e si sviluppa, si mantiene, sviluppa nuovi orizzonti se svolge una sua ricerca rispondendo alla sua vocazione di riflessione sulla fede nella Chiesa in un modo profondo, in un modo ecclesiale; ma non si può pensare di aiutare tanto la teologia con delle misure e degli orientamenti esterni ad essa, di carattere disciplinare o altro. E’ la teologia stessa che va aiutata a trovare, all’interno della sua dinamica e della sua vocazione, la bellezza del suo servizio per la Chiesa e per la fede e la sua fecondità. E’ una visione estremamente positiva quella del Papa emerito e che noi cerchiamo di fare nostra, aiutando – con le risorse che abbiamo, che sono limitate ma non disprezzabili – iniziative, convegni, studiosi, pubblicazioni, così che si incoraggi e si manifesti apprezzamento per uno sviluppo positivo della teologia.




D. – Quali sono i prossimi appuntamenti della Fondazione?
R. – Ci sono molte cose all’orizzonte. Per esempio, in dicembre verrà presentato all’Università Gregoriana, nell’Aula magna, un nuovo volume dell’Opera Omnia di Ratzinger in italiano, dedicato al Concilio Vaticano II, che è molto interessante perché aiuta a capire bene quale è stato il contributo di Ratzinger al Concilio Vaticano II, dove, come sappiamo, era esperto al seguito del cardinale Frings e ha avuto un ruolo molto significativo. E questo volume ci dà tutti gli elementi per capirlo profondamente. Poi stiamo appoggiando per l’anno prossimo un Convegno in collaborazione con l’Università Gregoriana su San Bonaventura, nell’ottocentesimo anniversario della nascita di San Bonaventura, e in questo convegno verrà anche sviluppato lo studio di Ratzinger su San Bonaventura, che è stato oggetto della sua dissertazione per l’abilitazione ed è connesso alla sua idea di “rivelazione”, che lo ha condotto a contribuire al Concilio sul rapporto tra Scrittura e tradizione. Sono temi estremamente importanti e ci sarà anche un nuovo volume dell’Opera Omnia, appunto su San Bonaventura, che verrà pubblicato l’anno prossimo. Poi c’è un convegno in Costa Rica nel dicembre 2017, in collaborazione con l’Università cattolica del Costa Rica, che invece sarà centrato sulla tematica “ecologica”, della cura della Creazione in Benedetto e in Francesco, a due anni dalla Enciclica Laudato si’ : è infatti un tema che Benedetto aveva già sviluppato molto profondamente. Infine abbiamo cominciato a riflettere anche ad un altro convegno importante, in collaborazione con la Lumsa, nel 2018, sui fondamenti del diritto, sul pensiero giuridico di Benedetto; io ricordo in particolare l’importantissimo discorso che egli fece al Parlamento tedesco su questo tema, riflettendo sui limiti del positivismo giuridico e su quali possono essere i fondamenti del diritto: un discorso che rimane un riferimento importante e che va ripreso e sviluppato. Quindi ci sono temi molto grandi su cui si può lavorare nei prossimi anni. Tra l’altro vedo che l’interesse per la figura e per il pensiero del Papa emerito è molto grande, ci sono diverse pubblicazioni che stanno uscendo – biografie, studi sul pontificato – e mi dicono che tra i dottorandi delle facoltà teologiche romane i due autori che riscontrano più interesse sono attualmente Von Balthasar e Ratzinger. C’è evidentemente un apprezzamento e una comprensione del valore grande della teologia di Ratzinger, un valore non solo momentaneo ma di lungo corso nella Chiesa.



Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)

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