Se visitate lo stand dei Salesiani a Expo, cercate “Massi on the road”. Incontrerete un giovane che quattro anni fa ha abbandonato una vita sedentaria per diventare un viaggiatore a tempo pieno, un globetrotter che alterna lunghi periodi in giro per il mondo a visite in famiglia nel Monferrato. «Sempre in cammino», dice, «in un intenso percorso interiore».
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Massimiliano Schilirò, 34 anni, è nato a Gavi (Alessandria), non lontano da Mornese, il paese di santa Maria Domenica Mazzarello, la fondatrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice, cioè le suore Salesiane. «Non la conoscevo», racconta, «né avrei mai pensato di incontrare la storia del suo istituto». Il primo contatto con la Famiglia salesiana avviene a Pristina nel 2005 con Vis, ong di laici ispirati a don Bosco. Nella capitale del Kosovo, dopo la guerra tra albanesi e serbi, si prova a ripartire dai giovani: scuola, animazione in oratorio, centro di formazione professionale. «Per me», ricorda Massimiliano, «erano anni di lontananza dalla fede e di critica alla Chiesa. La convivenza “forzata” e inaspettata con i Salesiani mi ha spinto a mettermi in discussione».
Dopo i Balcani, Massimiliano, laureato in Lingue, si trasferì a Vienna con un’altra associazione della “famiglia” di don Bosco: «Occupandomi della raccolta fondi, ho iniziato a visitare i progetti in Asia». In Sri Lanka accadde uno “scossone emozionale”. «Avevo approfittato di un viaggio», ricorda, «per una vacanza all’insegna di spiagge fantastiche e templi buddisti; poi sono andato nelle zone dei Tamil, devastate da vent’anni di guerra civile. Tra gli adolescenti seguiti dai Salesiani c’era chi era cresciuto nei campi di concentramento, oppure ex ragazzi soldato vittime di abusi».
Tornato in Austria, la svolta: «Mi sono detto: ho 29 anni e cosa sto facendo? Ho risposto che avevo una vita soddisfacente, ma non bastava. Volevo realizzare il sogno di sempre, scoprire il mondo per migliorarlo». Così, in un autunno viennese, si trasformò in “Massi on the road” (Massi sulla strada): «Non era una fuga o una negazione del tempo precedente, ma una catarsi, una nuova fase di vita». Nel 2011, zaino in spalla, partì per 15 mesi in Sudamerica, a cui seguirono sei mesi in India e tre in Brasile. Oltre cinquantamila chilometri in bus, treno, barca e a piedi solo nel primo viaggio. I soldi? «Vivevo con i risparmi del decennio precedente e spendevo poco». Per dormire si è appoggiato a Couchsurfing, un servizio internazionale di scambio di ospitalità gratuita: «A Vienna avevo ospitato 40 persone, in America Latina ho vissuto in 56 case diverse. Oltre che economico, è un’occasione di incontro culturale e intergenerazionale. Mi è capitato di rimanere a parlare con un anziano del senso della vita fino a notte inoltrata».
Per Massi il viaggio è una metafora della vita: «Il cammino può essere non dritto, ma devi dargli un filo conduttore. Per me è avere una migliore conoscenza di sé incontrando gli altri, nella convinzione che si cambia il mondo cambiando se stessi. È il motivo per cui visito sempre i centri dei Salesiani, dove presto volontariato, e cerco di non girarmi dall’altra parte quando incontro il prossimo di cui sentiamo parlare nella Messa della domenica». Come quella volta a Botafogo, quartiere povero di Rio de Janeiro, in cui divenne amico di Ivanildo, ragazzino di strada che raccontò a Massi delle botte ricevute dalla polizia ma che lo accompagnò anche a vedere la bellezza della sua città, il campetto dove giocava a calcio.
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Incontro con l’altro, domande esistenziali, natura, volontariato con i Salesiani, il silenzio delle camminate. «Tutto ciò mi ha portato a riscoprire la fede». Con emozione ricorda quando nell’Argentina andina, dopo 15 chilometri a piedi senz’acqua nel deserto, pregò di fronte alla statua di Zeffirino Namuncurà, salesiano indio beatificato nel 2007.
Massi ha appena finito di leggere l’enciclica Laudato si’: «È una preziosa guida di viaggio, perché invita a superare le barriere e a incontrare gli scarti sociali. Con semplicità parla dell’interconnessione tra tutti i viventi e di come l’ecologia deve nascere dall’amore per il Creato, non dalla paura di prendere una multa se sbagliamo la raccolta differenziata».
Dopo vari anni in giro per il mondo oggi il viaggiatore lavora a Casa don Bosco, il padiglione dei Salesiani all’Expo di Milano. Nel bicentenario dalla nascita del santo, i religiosi hanno rimodulato il tema dell’Esposizione in Educare i giovani, energie per la vita. Spiega ancora Massi: «Raccontiamo come i trenta gruppi della “famiglia” applicano il metodo educativo salesiano nel mondo per creare buoni cristiani e onesti cittadini. Del resto “non di solo pane vive l’uomo”».
Ma quindi “Massi on the road” è tornato sedentario? Solo per i mesi di Expo. Infatti sta già comprando il biglietto per il Sudafrica e accordandosi con i Salesiani in Mozambico…
Redazione Papaboys (Fonte www.credere.it/Stefano Pasta)