“Il mio è un invito alla conversione. Pensate a cosa state facendo, quale dramma personale, familiare e sociale state contribuendo a far crescere nella vostra comunità. Allora convertitevi!”. E’ un appello chiaro e accorato quello che giunge dall’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, nel giorno dell’apertura della Porta Santa che segna l’inizio del Giubileo della Misericordia nella sua diocesi.
Sicuramente sta pensando agli uomini di camorra che insanguinano la sua città, ai ragazzi – adolescenti e perfino bambini – che vengono risucchiati dalle ormai innumerevoli baby-gang che si sono spartite i piccoli affari criminali al posto dei boss locali – uccisi o reclusi- quando con forza chiede un atto di pentimento profondo: “Ritornate a Dio Padre! Cercate di riscoprire la vostra dignità di ragazzi, di giovani, di uomini: perché solo nella conversione potrete trovare la pace che viene dalla misericordia di Dio. Spero che questo appello possa essere accolto”.
La terribile esplosione del fenomeno di queste bande giovanili criminali che “nascono dal disagio precoce e sono la guerra di casa nostra”, il cardinale Sepe la considera una sfida importante da affrontare senza timori proprio durante l’anno: “E’ proprio questa connessione tra il giubileo della misericordia e questa attività malavitosa che non risparmia nessuno che sarà il punto centrale di tutta l’attività pastorale: abbiamo messo in campo un calendario di eventi giubilari dedicati a queste tematiche. La nostra preoccupazione è di mostrare il volto misericordioso di Dio e far comprendere come le istituzioni, Chiesa inclusa, debbano mettersi insieme e fare sistema per cercare di salvare più persone possibile”.
La via del riscatto, dunque, non è preclusa a nessuno. Nemmeno ai malavitosi, anzi. Carmine Uccello, presidente dell’Associazione ‘Carcere Vivo’ e volontario nel penitenziario di Poggioreale, è sicuro che, in questo giubileo, i più fortunati siano i carcerati: “ Sembra paradossale ma secondo me è così. Proprio la privazione della libertà consente loro di riflettere sulla grandezza del Signore. E poi attraverso la loro sofferenza, in questo anno di grazia, possono essere perdonati, convertirsi e rifarsi una vita. E a loro volta potranno, e dovranno, perdonare”.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va/Federico Piana)
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