In vista del Giubileo, Roma si prepara a ricevere milioni di pellegrini. L’evento sarà un’occasione per ospitare gratuitamente nelle Case per ferie degli istituti religiosi i fedeli in difficoltà economiche, proseguendo nella linea dell’accoglienza da tempo suggerita dal presidente della Cei Angelo Bagnasco e in piena sintonia con le indicazioni di Papa Francesco.
Il tema dell’accoglienza e dell’ospitalità misericordiosa è stato al centro della riflessione del coordinamento nazionale ‘Case per ferie’ presso l’Ufficio per la Pastorale del turismo, sport e tempo libero della Cei. Si prevede di creare una rete a cui aderiscono strutture ricettive in grado di rispettare un ‘codice etico’ e una Carta: in questo modo non solo non viene offerta nessuna copertura per chi evade le tasse, ma vengono proposte le linee guida per accogliere migranti e pellegrini bisognosi.
«La nostra idea – spiega monsignor Mario Lusek, direttore dell’Ufficio per la Pastorale del turismo sport tempo libero della Cei e ‘anima’ di questo progetto – è nata molto tempo prima che scoppiassero queste polemiche sul pagamento dell’Imu. Il nostro scopo è quello di valorizzare le Case per ferie nel corso dell’Anno giubilare, nel rispetto della piena legalità e della trasparenza. In questo momento stiamo raccogliendo le adesioni, che saranno estese anche alle famiglie che vogliono ospitare gratuitamente i fedeli che non possono permettersi la permanenza a Roma».
Il Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco, infatti, richiede ancor di più di qualificare evangelicamente il servizio di accoglienza e ospitalità verso i pellegrini secondo i principi, i carismi, la tradizione tipicamente italiana, ma segnata da un universalismo che fa della fraternità, della comunione, dalla solidarietà, della centralità della persona il suo specifico. L’idea dell’ospitalità misericordiosa nasce dall’esperienza del portale ‘Ospitalità religiosa’, che fa parte del coordinamento e consiste nel mappare ed elencare tutte le strutture ricettive che metteranno a disposizione gratuitamente, per tutto l’Anno Santo, una o più camere a favore di persone che vorrebbero vivere il pellegrinaggio giubilare o anche un periodo di serenità e di pace, ma che per proprie vicende, disagi, fragilità non ne hanno la possibilità economica.
L’Associazione Accoglienza ha lanciato in quest’ottica un progetto di accoglienza solidale che consiste nel dare alloggio a persone che versano in situazioni di disagio in conseguenza di separazione o a famiglie monoreddito, quindi impossibilitate a sostenere i costi. Così come con grande disponibilità è stato accolto l’appello del Papa per l’accoglienza ai profughi. Verrà quindi anche accertata la disponibilità di strutture da segnalare alle organizzazioni preposte (come Caritas e Migrantes).
«Il 60% delle Case per ferie – ricorda monsignor Lusek – svolge in effetti attività alberghiera e quindi è tenuto a pagare le tasse», come per altro ha sempre sostenuto la Conferenza episcopale italiana. «In molti casi la gestione è affidata a laici – prosegue il sacerdote –. Ma esiste anche un 40% di strutture gestito direttamente da ordini e congregazioni, che sono impegnate nel turismo sociale e solidale».
Da qui è scaturita l’esigenza di portare a compimento l’opera avviata da tempo nel riconsiderare la missione e il carisma dell’ospitalità religiosa valorizzando la Carta di accoglienza redatta a suo tempo da tutte le organizzazioni che si occupano di case per ferie e il ‘codice etico’ dell’ospitalità religiosa nel quale indicare i parametri per considerarsi parte di questa rete ricettiva.
In questo modo sarà dato ancora più valore alle tre dimensioni essenziali per esser considerata ‘casa per ferie religiosa’: evangelizzazione (l’accoglienza cordiale e gratuita è la condizione prima dell’evangelizzazione); cultura (quella del turismo responsabile, etico, dal volto umano); solidarietà (integrarsi alla rete ricettiva caratterizzandosi per l’attenzione alle fasce deboli quali famiglie, soprattutto le numerose, diversamente abili, giovani, anziani,
precari).
Redazione Papaboys (Fonte www.avvenire.it/Maurizio Carucci)
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