Papa Francesco ha annunciato nella Basilica di San Pietro la celebrazione di un Anno Santo straordinario. Questo Giubileo della Misericordia avrà inizio con l’apertura della Porta Santa in San Pietro nella solennità dell’Immacolata Concezione 2015 e si concluderà il 20 novembre 2016 con la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo. All’inizio dell’anno il Santo Padre aveva detto: “Questo è il tempo della misericordia. È importante che i fedeli laici la vivano e la portino nei diversi ambienti sociali. Avanti!”
L’annuncio è stato fatto nel secondo anniversario dell’elezione di Papa Francesco, durante l’omelia della celebrazione penitenziale con la quale il Santo Padre ha aperto l’iniziativa 24 ore per il Signore. Questa iniziativa, proposta dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, promuove in tutto il mondo l’apertura straordinaria delle chiese per invitare a celebrare il sacramento della riconciliazione. Il tema di quest’anno è preso dalla lettera di San Paolo agli Efesini “Dio ricco di misericordia”
(Ef 2,4).L’apertura del prossimo Giubileo avverrà nel cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, nel 1965, e acquista per questo un significato particolare spingendo la Chiesa a continuare l’opera iniziata con il Vaticano II.
Nel Giubileo le letture per le domeniche del tempo ordinario saranno prese dal Vangelo di Luca, chiamato “l’evangelista della misericordia”. Dante Alighieri lo definisce “scriba mansuetudinis Christi”, “narratore della mitezza del Cristo”. Sono molto conosciute le parabole della misericordia presenti nel Vangelo di Luca: la pecora smarrita, la dramma perduta, il padre misericordioso.
L’annuncio ufficiale e solenne dell’Anno Santo avverrà con la lettura e pubblicazione presso la Porta Santa della Bolla nella Domenica della Divina Misericordia, festa istituita da San Giovanni Paolo II che viene celebrata la domenica dopo Pasqua.
[box]Anticamente presso gli Ebrei, il giubileo era un anno dichiarato santo che cadeva ogni 50 anni, nel quale si doveva restituire l’uguaglianza a tutti i figli d’Israele, offrendo nuove possibilità alle famiglie che avevano perso le loro proprietà e perfino la libertà personale. Ai ricchi, invece, l’anno giubilare ricordava che sarebbe venuto il tempo in cui gli schiavi israeliti, divenuti nuovamente uguali a loro, avrebbero potuto rivendicare i loro diritti. “La giustizia, secondo la legge di Israele, consisteva soprattutto nella protezione dei deboli” (S. Giovanni Paolo II in Tertio Millennio Adveniente 13).[/box]
La Chiesa cattolica ha iniziato la tradizione dell’Anno Santo con Papa Bonifacio VIII nel 1300. Bonifacio VIII aveva previsto un giubileo ogni secolo. Dal 1475 – per permettere a ogni generazione di vivere almeno un Anno Santo – il giubileo ordinario fu cadenzato con il ritmo dei 25 anni. Un giubileo straordinario, invece, viene indetto in occasione di un avvenimento di particolare importanza.
Gli Anni Santi ordinari celebrati fino ad oggi sono 26. L’ultimo è stato il Giubileo del 2000. La consuetudine di indire giubilei straordinari risale al XVI secolo. Gli ultimi Anni Santi straordinari, del secolo scorso, sono stati quelli del 1933, indetto da Pio XI per il XIX centenario della Redenzione, e quello del 1983, indetto da Giovanni Paolo II per i 1950 anni della Redenzione.
La Chiesa cattolica ha dato al giubileo ebraico un significato più spirituale. Consiste in un perdono generale, un’indulgenza aperta a tutti, e nella possibilità di rinnovare il rapporto con Dio e il prossimo. Così, l’Anno Santo è sempre un’opportunità per approfondire la fede e vivere con rinnovato impegno la testimonianza cristiana.
Con il Giubileo della Misericordia Papa Francesco pone al centro dell’attenzione il Dio misericordioso che invita tutti a tornare da Lui. L’incontro con Lui ispira la virtù della misericordia.
Il rito iniziale del giubileo è l’apertura della Porta Santa. Si tratta di una porta che viene aperta solo durante l’Anno Santo, mentre negli altri anni rimane murata. Hanno una Porta Santa le quattro basiliche maggiori di Roma: San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore. Il rito di aprire la Porta Santa esprime simbolicamente il concetto che, durante il Giubileo, è offerto ai fedeli un “percorso straordinario” verso la salvezza.
Le Porte Sante delle altre basiliche verranno aperte successivamente all’apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro.
La misericordia è un tema molto caro a Papa Francesco che già da vescovo aveva scelto come suo motto “miserando atque eligendo”. Si tratta di una citazione presa dalle Omelie di San Beda il Venerabile, il quale, commentando l’episodio evangelico della vocazione di San Matteo, scrive: “Vidit ergo Iesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me” (Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi). Questa omelia è un omaggio alla misericordia divina. Una traduzione del motto potrebbe essere “Con occhi di misericordia”.
Nel primo Angelus dopo la sua elezione, il Santo Padre diceva: “Sentire misericordia, questa parola cambia tutto. È il meglio che noi possiamo sentire: cambia il mondo. Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto. Abbiamo bisogno di capire bene questa misericordia di Dio, questo Padre misericordioso che ha tanta pazienza” (Angelus 17 marzo 2013).
Nell’Angelus dell’11 gennaio 2015 ha affermato: “C’è tanto bisogno oggi di misericordia, ed è importante che i fedeli laici la vivano e la portino nei diversi ambienti sociali. Avanti! Noi stiamo vivendo il tempo della misericordia, questo è il tempo della misericordia”. Ancora, nel suo messaggio per la Quaresima 2015, il Santo Padre ha detto: “Quanto desidero che i luoghi in cui si manifesta la Chiesa, le nostre parrocchie e le nostre comunità in particolare, diventino delle isole di misericordia in mezzo al mare dell’indifferenza!”
Nel testo dell’edizione italiana dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium il termine misericordia appare ben 31 volte.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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Francesco I, egli indice il Giubileo, che vuol dire esattamente il tempo della misericordia, l’anno della misericordia.
“Fratelli e sorelle buonasera. Vi chiedo un favore, prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi pregate il Signore perché mi benedica. Facciamo in silenzio questa preghiera voi su di me”. L’abbiamo ascoltato quel lungo silenzio della folla in Piazza San Pietro, ha stupito subito tutti papa Francesco con quel gesto, la richiesta di una preghiera silenziosa che ha ripetuto più volte anche durante la celebrazione del Corpus Domini. A due anni esatti dalla sua elezione al Soglio Pontificio Papa Francesco è già riuscito ad imprimere dei forti cambiamenti nella Chiesa. Ci sono delle cose che papa Bergoglio ha detto fin dal principio, che sul momento non vennero capite, ma si sono capite dopo, o si stanno comprendendo solo ora, lì c’era già l’idea di una riforma del papato: il papa non solo rientrava tra i vescovi, come aveva detto il Concilio Vaticano II, ma tornava in mezzo al popolo come uno dei fedeli, come un pastore che non solo sta in testa al gregge, ma anche sta in mezzo e dietro al gregge, perché le pecore hanno il fiuto per capire la strada e per indicare il cammino. E ora si capisce che cosa volesse dire. «Fare misericordia» è il programma del suo pontificato. La misericordia gli sembra l’unica e ultima risorsa per la quale il mondo possa salvarsi e vivere. Nella persuasione che se si ritrova la misericordia di Dio, si può far nascere la misericordia anche nostra. Perciò, a cinquant’anni dal Concilio e come suo prolungamento dopo tanto deserto di Santa e Beata forgiatura dei Papi dal 1800 di Pio VII, Leone XII, Pio VIII, Gregorio XVI, Beato Pio IX, Leone XIII, San Pio X, Benedetto XV, Pio XI, Venerabile Pio XII, San Giovanni XXIII, Beato Paolo VI Giovanni Battista Montini, Giovanni Paolo I, cardinale Carlo Maria Martini, San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco I, egli indice il Giubileo, che vuol dire esattamente il tempo della misericordia, l’anno della misericordia. Non si tratta di incentivare i pellegrinaggi a Roma. Dove sarebbe la novità? Si tratta di proporre al mondo un nuovo paradigma. Intanto è chiaro che con i paradigmi in atto si va alla rovina, e in tempi brevi (c’è poco tempo, sembra dire il papa anche di sé); proviamo allora con un altro paradigma, quello della misericordia, che significa riconoscere il male, proprio ed altrui, chiedere perdono e perdonare, significa la riconciliazione. Ma la misericordia non sta solo nel perdono e nella remissione dei peccati, sta anche nella remissione dei debiti. Nell’antico Israele il Giubileo voleva dire anche la pacificazione del debitore, il rientrare in possesso delle terre perdute, riscattare beni dati in pegno o espropriati, voleva dire la liberazione degli schiavi e dalle colonizzazioni come metodo per civilizzare. Ed ora assistiamo “la vita è un boomerang, ti torna indietro”. Nel giudicare il mondo in cui viviamo papa Francesco usa il criterio della misericordia. E per questo lancia il Giubileo. L’economia che uccide, la società dell’esclusione, la globalizzazione dell’indifferenza, i poveri che invece di essere solamente sfruttati ed oppressi, oggi sono anche scartati e messi fuori perfino dalle periferie, sono tutti giudizi che papa Bergoglio dà di un mondo che è senza misericordia. Se avesse misericordia non lascerebbe che masse intere di uomini e donne, e una generazione intera di giovani, fossero escluse dal lavoro, disoccupati, licenziati, esuberi, precari. Se la misericordia fosse all’opera, il mondo non starebbe a trastullarsi davanti agli eccidi in Medio Oriente e in Africa, sarebbe una priorità mettere fine con tutti i mezzi legittimi, a guerre e stermini sacrificali, magari mistificati con motivazioni religiose, a cui il papa ha definitivamente tolto ogni legittimazione annunciando un Dio nonviolento. E cosa sarebbe un vero Giubileo della misericordia, un anno di vera liberazione e riconciliazione, di fronte alla tragedia dei migranti, di fronte a un’Europa senile, sterile, come Francesco l’ha definita, che ha finito per accettare di essere sponda di un mare diventato un cimitero? Qui si potrebbe azzardare una proposta, un sogno, o più ancora un progetto politico perché il Giubileo diventi l’anno di una misericordia reale. È la prospettiva politica di portare a compimento la marcia dei diritti inaugurata dall’illuminismo, e di abolire, a cominciare dall’Europa, l’ultima discriminazione che ancora divide gli esseri umani tra uomini e no: la discriminazione della cittadinanza, Deve finire il tempo in cui i diritti, anche i più «fondamentali» diritti umani, sono diritti del cittadino, gli altri, gli stranieri, gli extracomunitari, i profughi, i migranti, gli scarti ne sono esclusi. Come già avevano intuito i giuristi dopo la “scoperta” dell’America, il diritto di migrare, il diritto di stabilirsi in qualsiasi terra, dovunque si sia nati, è un diritto umano universale. Ti ricordi quando coloravamo le uova? Il tempo passa …ma la Santa Pasqua rimane e rimarrà sempre un’occasione dove l’amore, la pace al di sopra di tutte le frontiere. Sinceri Auguri. Mio Padre è lo Stato mia Madre è la Chiesa.
Celso Vassalini.
Il Papa nel continente più complicato e delle contraddizioni nel cuore dell’Africa. La cura contro la guerra, la cura per la misericordia. Una grande opportunità dal punto di vista storico di andare contro tendenza.
Oggi siamo dominati da questa concezione ad una risposta al terrorismo agli orrori che ci circondano con risposte militari. Il tentativo di Papa Francesco, sia quello di universalizzare un messaggio d’altro tipo, di misericordia ed anche dal coraggio di esposizione al pericolo, sia per testimoniare quella che è una logica di tipo diverso, come una rivendicazione del Cristianesimo, come “una religione buona” della pace. Io, direi non soltanto buona, ma che abbia la capacità di entrare chiaramente, e politicamente all’interno dei grandi conflitti, di portare una parola di controtendenza. “Ama il tuo nemico” è in fondo la frase più paradossale del Vangelo, significa rovesciare quelle che sono le logiche identitarie, che scattano automaticamente in tutti nei momenti di crisi, bisognerebbe poter rileggere ogni tanto “Varcare la soglia della speranza un saggio scritto da Papa San. Giovanni Paolo II e dello scrittore e giornalista Vittorio Messori, effettivamente è la rivoluzione dei buoni. Il viaggio di Bergoglio, rappresenta l’apice di questo pensiero. Non scordiamoci la grande forza dei Gesuiti, il loro coraggio! Egli stesso un gesuita chiamato Francesco e in esso incarnato. Questo viaggio è una grandissima sfida!
E’ l’inizio del Giubileo, quindi il Papa ha voluto essere due volte provocatorio! La prima volta perché certamente decide storicamente di aprire il Giubileo non dalla porta santa della basilica di San Pietro, che aprirà poi l’8 dicembre festa dell’immacolata, ma dalla periferia, partendo dalle zone di conflitto e di povertà. Due volte provocatorio per la scelta del tema perché il tema della misericordia non è un tema solo Cattolico o Cristiano, ma è anche un tema che unisce molte religioni, tra cui gli Ebrei e comprende anche il mondo musulmano “Allah è Grande e Misericordioso”, tant’è vero che il Papa è andato a visitare la Moschea in un ambiente difficile, anche dal punto di vista della sicurezza.
Mi permetto comunque di fare un controcanto alla platea di questo giornale, per dire che è anche un messaggio rivolto all’interno della Chiesa, in quanto il Cristianesimo è stato anche portatore di odio, di divisioni e non solo di crociate, pensiamo allo scontro con l’oriente, vedi Costantinopoli e, dunque significa anche Giubileo, riflessione all’interno degli errori e di “mea culpa!”
Il Papa si sta muovendo non solo come uomo della Chiesa, ma anche laicamente come grande ambasciatore di un occidente che ha dei limiti su alcuni fronti diplomatici. Con la sua visita a Cuba, è riuscito a smuovere il problema dell’embargo attivo da oltre 60 anni, abbiamo visto che Giovanni Paolo II, fu uno dei promotori per avvicinare al resto dell’Europa l’est europeo sulle tracce del Beato Papa Paolo VI, che di fatto per primo ha ripreso il dialogo verso l’oriente, verso l’est Europa e verso gli Stati Uniti.
Quindi questo ruolo del papato, in questo momento difficile, perché l’Africa non è immune dal problema del terrorismo, dal problema di tensione di matrice Islamista, non Islamica, non è un caso che il Papa, abbia più volte detto che siamo in un dedalo di terza guerra mondiale, -non per motivi politici- ma per togliere subito i dubbi al pensiero che il terrorismo non è di matrice né religiosa, né islamica. Non è il Cristianesimo contro l’Islam, ma è l’Islam che viene utilizzato purtroppo per scopi terroristici.
Il Cristianesimo stesso deve capire che, la violenza non è soltanto altrui ma anche propria, e che quindi è il compito che ogni religione, così come ogni cultura e anche la democrazia stessa deve avere.
E’ tempo che seguendo le scosse che Papa Francesco sta dando alla cristianità e al deposito umano delle religioni, anche per noi cattolici democratici sia arrivato il momento di ripensare al tema dell’ispirazione cristiana, del fare politica e pertanto di ridefinire il concetto di laicità. In questo Giubileo delle periferie tutte le diocesi saranno invitate a celebrare sul territorio per aprire le porte sante, il filo comune di tanti luoghi delle nostre grandi e piccole Città, luoghi della misericordia le carceri, gli ospedali, l’Università Statale degli Studi di Brescia, le case di riposo, scrigno di sofferenza, abbandono e di futuro. Mia madre è la Chiesa mio padre è lo Stato.
Celso Vassalini