Pax et Justitia

‘Gli angeli li vede col corpo umano, fulgido e bellissimo’. Mamma Natuzza raccontata in una testimonianza

Nicola Valente, primo biografo della Evolo nel 1950, ha lasciato un’efficace testimonianza sulle sue visioni angeliche: “Gli angeli li vede col corpo umano, fulgido e bellissimo, provvisto di ali e capelli biondi, lunghi e inanellati, che Iddio fa prendere loro onde possano essere visti dai terreni”

Natuzza Evolo

Così Mamma Natuzza vedeva e parlava con l’Angelo Custode

Quando Dio lo permette, vede l’angelo custode di ciascuno di noi a destra col vestito aureo o azzurro e bianco. Quest’angelo, avendo il compito di aiutarci a superare le tentazioni e di confortarci durante le pene del Purgatorio, ci accompagna fino all’assunzione in Paradiso, o ci abbandona all’atto della morte nel caso di dannazione, ricevendo poi in custodia un altro spirito. L’angelo custode di ciascun sacerdote lo vede a sinistra, e sta a sinistra perché, essendo i sacerdoti ministri di Dio, vengono considerati superiori agli angeli come ministri, pur essendo come uomini, imperfetti o perfetti, inferiori…

Da quest’ultimo dettaglio Natuzza identificò al primo sguardo, baciando poi loro la mano, diversi preti presentatisi a lei in abiti laici, spesso con lo scopo di ingannarla e metterne alla prova i “doni”. E come accadde con Padre Pio, anche diversi figli spirituali della Evolo rammentano di aver ricevuto aiuto e conforto dopo aver invocato il proprio angelo perché presentasse le loro richieste a quello di Natuzza, seguendo le raccomandazioni di quest’ultima.

Alcuni sostengono di aver addirittura avvistato la creatura eterea venuta in soccorso o di averne avvertito la presenza.

In ogni caso è impressionante l’analogia tra il santo da Pietrelcina e la mistica di Paravati in questo rapporto diretto con gli angeli custodi, che, nei loro insegnamenti, esortano a pregare come efficaci e sempre solerti ausiliari di fronte ai pericoli e alle difficoltà.

La tomba di Mamma Natuzza



Una volta, a colloquio con un angelo, la Evolo sentendosi raccomandare di essere “sempre buona, umile e caritatevole”, chiese come avrebbe potuto fare la carità dal momento che lei e Pasquale non avevano neppure il denaro sufficiente per il proprio mantenimento. La risposta, da lei rivelata come sprone all’amore verso Dio e verso il prossimo, fu, con un largo sorriso della creatura celeste:

È meglio essere povera di ricchezze terrene e non di animo e di fede; prega, prega per tutto il mondo, è la migliore carità. Di’ a tutti i fedeli di Maria che preghino se vogliono che il Divin Re Salvatore dia soddisfazione ai loro cuori.

Fonte: Libro, Natuzza Evolo, il miracolo di una vita (Luciano Regolo)

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