Categorie: Pax et Justitia

Gli immigrati aiutati dalla Caritas di Melilla

È davvero gigantesco l’impegno della Caritas di Melilla, enclave spagnola in Marocco, a favore di chi vive in situazione di difficoltà: innanzitutto immigrati clandestini che cercano di entrare nella stessa Melilla per mettere piede in territorio europeo e poi passare effettivamente nel Vecchio continente; ma ci sono anche famiglie in forti ristrettezze economiche a causa della crisi. E tanti, tanti bambini. Nella parrocchia del Sacro Cuore, dove la Caritas interparrocchiale di Melilla ha la sua sede, c’è una sala con una decina di computer con la connessione a internet. Ogni giorno immigrati del Ceti (Centro de Estancia Temporal del Inmigrante, Centro di permanenza temporanea dell’immigrato) si recano lì per comunicare con le rispettive famiglie. “È sempre pieno, vengono al nostro centro di mattina e di sera”, dice Pilar Illázquez Berrocal, direttrice della Caritas. “Si impara molto e si soffre molto”,

prosegue Illázquez Berrocal facendo riferimento al suo lavoro a Melilla, posto che occupa da sei anni. Con la sua équipe di volontari coordina il lavoro della Caritas nelle sei parrocchie della città autonoma. Il lavoro in questa “prima linea” delle migrazioni tra Africa ed Europa è eterogeneo, complesso e difficile. “Il nostro impegno è complementare agli aiuti sociali” provenienti dall’autorità pubblica. “La città autonoma, attraverso il servizio di Benessere sociale, aiuta molto, ma c’è tanta gente che ha bisogno”, chiarisce la direttrice. L’istituzione si prende cura di un crogiolo di persone, tra le quali si incontrano spagnoli e gente senza documenti, famiglie mononucleari e famiglie numerose, giovani e anziani. Il sostegno a persone di origine africana che non hanno documenti costituisce una parte molto importante dell’opera della Caritas, che ha stretto un accordo con la città autonoma per provvedere all’affitto di coloro che si trovano in una situazione di grave indigenza. “Questo accordo è, soprattutto, per donne che non hanno documenti, con figli a carico che neppure hanno documenti, perché i mariti le hanno abbandonate oppure non possono prendersi cura di loro. Attraverso la Caritas possiamo aiutarle”, spiega Illázquez Berrocal.

Bambini, i meno protetti. La Caritas della Ciudad Autónoma de Melilla dedica anche una parte del suo lavoro a una delle “categorie”

meno protette: i bambini. In questo campo, patrocina lezioni di sostegno allo studio per i figli delle famiglie alle quali offre ospitalità. Questo aiuto viene offerto nelle parrocchie del Sacro Cuore, San Francesco Saverio e Sant’Agostino. “D’estate organizziamo per questi ragazzi delle ‘colonie urbane’ come premio ai loro sforzi durante tutto l’anno”, precisa la direttrice della Caritas. Allo stesso modo, ci sono parrocchie che tengono lezioni di alfabetizzazione per giovani stranieri, per lo più di religione islamica, che lavorano a Melilla come collaboratori domestici. “Qui ci sono contratti che si chiamano ‘di frontiera’. Si fanno a Melilla, ma coloro che li sottoscrivono non vivono né possono pernottare qui. Ogni giorno devono passare la frontiera. Non possono accedere a corsi del ministero della Pubblica istruzione, così vengono a imparare lo spagnolo alle nostre lezioni di alfabetizzazione”, precisa la responsabile della Caritas.

Emergenza alimentare. Secondo il rapporto della Caritas interparrocchiale di Melilla, la metà delle famiglie assistite hanno avuto problemi per sfamarsi. “Le priorità a Melilla sono di alimentazione”, assicura Illázquez Berrocal. Un terzo di queste famiglie non riesce ad affrontare le spese per le medicine e 315 nuclei non hanno un alloggio. “Due anni fa – racconta – abbiamo avuto una famiglia che veniva da Barcellona e viveva in un furgone. La moglie era malata. I figli, che andavano a scuola, non potevano lavarsi. Non potevano ottenere un alloggio perché non era passato il tempo necessario stabilito per legge. Sono venuti alla Caritas: noi abbiamo potuto dare quello che a loro spettava, la dignità come persone. Ora vivono in una casa e sono una famiglia stabile”. La direttrice ricorda che gli aiuti continuano a essere possibili grazie, soprattutto, ai soci della Caritas locale, attualmente 198: “Essere socio significa collaborare quotidianamente con gli altri e non sporadicamente. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti nella situazione di oggi. L’obiettivo che ogni anno ci proponiamo è lavorare e sforzarci di vivere in comunione”. Settanta volontari e quattro impiegati mettono tutto il loro impegno per realizzare questi obiettivi. di Gigliola Alfaro 

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