Scandali e tormenti che hanno segnato la vita e il pontificato di Joseph Ratzinger. Spine nel fianco che hanno reso tanto sofferente il papa emerito. Li raccontano Maria Giuseppina Buonanno e Luca Caruso in “Benedetto XVI. Immagini di una vita” (edizioni San Polo).
1) IL CAOS DEI LEFEBVRIANI
Tra queste vicende figura il “caso Williamson”, che riguarda la revoca della scomunica di quattro vescovi ordinati in modo illegittimo nel 1988 da monsignor Marcel Lefebvre (1905-1991).
Giovanni Paolo II aveva scomunicato Lefebvre e i neo consacrati, sempre nel 1988. La revoca di Benedetto XVI è del 21 gennaio 2009. Uno dei quattro vescovi è l’inglese Richard Williamson – da qui la denominazione del caso – anglicano poi passato nelle file lefebvriane.
Lo stesso giorno, una televisione svedese manda in onda un’intervista, registrata due mesi prima e mai trasmessa, a Williamson, che nega lo sterminio degli ebrei a opera dei nazisti e l’Olocausto.
Scoppiano le proteste. Di fronte alle critiche, Papa Benedetto prova a spiegare le sue ragioni nell’Angelus del 28 gennaio, rinnovando la vicinanza agli ebrei.
LA VIGILANZA DELLA COMMISSIONE
Solo il 4 febbraio, la Segreteria di Stato interviene con una nota, dove si afferma che «le posizioni di monsignor Williamson sulla Shoah sono del tutto inaccettabili», e «non conosciute dal Santo Padre al momento della remissione della scomunica».
Le discussioni continuano. Arriva una richiesta di chiarimenti anche dalla cancelliera tedesca Angela Merkel.
Chi aveva il compito di vigilare – la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, che si era occupata della revoca della scomunica, e la Segreteria di Stato – non l’ha fatto in modo adeguato.
IL DOLORE DEL PAPA
Assumendosi responsabilità che andavano oltre la sua persona, il 10 marzo Papa Benedetto invia una Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica per spiegare il suo pensiero e la sua posizione.
Scrive anche queste parole: «Mi è stato detto che seguire con attenzione le notizie raggiungibili mediante l’internet avrebbe dato la possibilità di venir tempestivamente a conoscenza del problema. Ne traggo la lezione che in futuro nella Santa Sede dovremo prestar più attenzione a quella fonte di notizie. Sono rimasto rattristato dal fatto che anche cattolici, che in fondo avrebbero potuto sapere meglio come stanno le cose, abbiano pensato di dovermi colpire con un’ostilità pronta all’attacco».
“FU UN MOMENTO CUPO”
Per alcuni, la Lettera è anche un’esplicitazione di divisioni interne al governo della Chiesa, regnanti intorno al Pontefice, e un’esortazione a quegli episcopati spesso critici nei confronti del Papa, come quello tedesco.
«Fu un momento cupo e un periodo molto pesante. Ma la gente poi ha capito che io, semplicemente, non ero stato informato», ha spiegato recentemente, tornando ancora sul caso Williamson, Papa Benedetto.
2) I PRESERVATIVI
Poco dopo il caso Williamson, arriva una nuova bufera. Durante il volo di andata del viaggio apostolico in Africa – svoltosi dal 17 al 23 marzo 2009 – Benedetto XVI, rispondendo alla domanda di un giornalista, dice che non si può superare il problema dell’Aids «con la distribuzione di preservativi: al contrario, aumentano il problema».
Anche stavolta le polemiche esplodono a livello internazionale. Il Parlamento del Belgio inoltra una protesta formale contro le dichiarazioni del Papa. Le parole che Benedetto XVI pronuncia nei giorni successivi, invitando a una riflessione sulla crisi dell’Africa, sulla necessità di affrontare i problemi che l’affliggono in modo complessivo e sulla politica internazionale nel continente, restano nell’ombra.
3) LA LOTTA CONTRO LA PEDOFILIA
Nei 2.872 giorni del suo pontificato, Benedetto XVI si è trovato molte volte accanto al dolore delle vittime della pedofilia: le ha incontrate, ha cercato di dare loro risposte, si è commosso con loro.
È successo anche nel 2010, durante il viaggio a Malta. «Abbiamo pianto tutti. Anche il Papa ha pianto», ha raccontato Joseph Magro, abusato in orfanotrofio da ragazzo.
«Gli ho detto che mi sentivo toccato nel profondo; che soffrivo con loro. Non era un modo di dire, perché veramente sono stato colpito al cuore», ha confidato Papa Benedetto.
LE VIOLENZE DEI SACERDOTI
Joseph Ratzinger si è occupato del dramma della pedofilia anche da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, impartendo regole su come i casi dovevano essere affrontati, disponendo misure di prevenzione e di collaborazione con le autorità giudiziarie.
Eppure, i molti casi emersi durante il suo pontificato – periodo nel quale Benedetto XVI ha rimosso quasi 400 preti – gettavano ombre scure sulla Chiesa.
Gli abusi si riferivano agli anni precedenti, soprattutto al periodo compreso tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, ma le denunce, fatte successivamente, davano al problema un’attualità drammatica. Pesavano sul suo pontificato come macigni. In Irlanda, secondo un’indagine del giudice Sean Ryan pubblicata nel 2009, negli ultimi 50 anni quasi 2.500 bambini avevano subito violenza da parte di sacerdoti.
LA LETTERA AGLI IRLANDESI
Benedetto XVI affrontò il dramma, anche scrivendo una Lettera ai fedeli d’Irlanda: ammoniva i vescovi, consolava le vittime, condannava i carnefici. Invocava giustizia.
«Avete sofferto tremendamente e io ne sono veramente dispiaciuto. So che nulla può cancellare il male che avete sopportato. È stata tradita la vostra fiducia e la vostra dignità è stata violata», ha riconosciuto dolorosamente il Papa.
IL COMMISSARIAMENTO DEI LEGIONARI
Con le voci delle vittime che trovano il coraggio di denunciare e con il pontificato di Benedetto XVI, la battaglia contro la pedofilia segna un nuovo corso: la condanna. Anche chi, in passato, ha ignorato o nascosto il problema, anche per “ragion di Chiesa”, è chiamato alla responsabilità.
Una nuova consapevolezza si fa strada. E nel 2010 arriva il “commissariamento” della Congregazione dei Legionari di Cristo, fondata nel 1941 da padre Marcial Maciel Degollado (1920-2008), condannato nel 2006 per numerosi casi di pedofilia.
4) IL TRADIMENTO DEL MAGGIORDOMO
Nei primi mesi del 2012, in seguito alla pubblicazione di documenti riservati sottratti dalla scrivania di Benedetto XVI e riguardanti contrasti nel governo del Vaticano e nella gestione della sua banca, lo Ior, l’Istituto per le opere di religione, scoppia lo scandalo Vatileaks. Il 24 maggio viene arrestato Paolo Gabriele, maggiordomo del Papa. Il processo a suo carico inizia il 29 settembre: il 6 ottobre è condannato a 18 mesi di carcere.
Il maggiordomo, definito “corvo” dai media, rimane in una cella in Vaticano fino alla fine dell’anno, quando torna in libertà dopo la grazia concessa dal Pontefice. La vicenda si conclude lasciando domande sulla mente che avrebbe “armato” la mano di Gabriele, che ha dichiarato di aver agito per contrastare il potere di persone vicine a Benedetto XVI.
Fonte it.aleteia.org/Gelsomino del Guercio
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