Ai vertici del movimento l’idea del mosaico piace anche in senso metaforico: “Arriviamo da regioni diverse, abbiamo fatto esperienze differenti ma vogliamo tutti essere partecipi della Chiesa di Francesco”. Una “vera mobilitazione”, la definiscono rispolverando i numeri dell’ultimo precedente, che risale al 2004 e vide partecipare trentamila persone. In dieci anni l’affluenza è triplicata e la fibrillazione si vive anche sui social dove l’hashtag “#agescidalpapa” brulica di selfie di gruppo, messaggi entusiasti e persino preghiere. Di Bergoglio gli scout ammirano l’anima ecologista, ma anche il richiamo alle periferie. Matteo Spanò, che insieme alla pugliese Marilina Laforgia guida il comitato nazionale Agesci, spiega: “Lo scoutismo è esperienza di frontiera, non va solo ai confini geografici ma a quelli esistenziali. E se amiamo la natura perché è il luogo ideale per far vivere l’uomo”.
Agli scout, in questo senso, Papa Francesco ha toccato subito le corde emotive, sin dalla messa di inizio pontificato quando Bergoglio invitò ad “avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo” e si soffermò sulla vocazione a “custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi”.
Ora gli scout incontrano il papa argentino alla vigilia della pubblicazione della sua seconda enciclica, annunciata per giovedì, nella quale si parlerà dell’ecologia intesa come “cura della casa comune” e che avrà come titolo proprio un’espressione di san Francesco d’Assisi: “Laudato si’”. Dice Spanò: “Tra noi c’è grande attesa: per l’esperienza scout la vita all’aperto è importante perché non vogliamo solo rispettare la natura ma viverla a fondo: la riteniamo uno strumento con cui Dio ci parla, ma anche il luogo ideale nel quale far vivere l’uomo, una sorta di riflesso del paradiso. E per questo gli scout si ripetono che la vera missione è lasciare il posto in cui si vive migliore di come lo si è trovato”. Sono 180mila gli scout in Italia, trentamila dei quali sono animatori.
Al raduno di sabato arrivano con lo slogan che invita “a fare bella la Chiesa”, anche questo un po’ sulla scia francescana dell’appello: “Ripara la mia Chiesa”. Un appello che ciascuno dei 1584 gruppi in viaggio verso Roma – ciascuno con il “bastone del pellegrino” forgiato per l’occasione – ha declinato a modo proprio, da quello di “Bolzano 2” a quello “Portopalo Capo Passero”, nel Siracusano.
“Le diverse esperienze raccolte ci dicono che i ragazzi hanno maturato consapevolezza delle difficoltà dei loro coetanei: si sentono fortunati perché hanno imparato a guardare a chi nel mondo sta peggio di loro, agli immigrati, ad esempio, ma anche ai loro amici più deboli che faticano ad affrontare la vita. E al Papa porteranno le loro preghiere, le metteranno tutte insieme davanti a lui”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: San Francesco Patrono d’Italia
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