Dossier Idos/Unar. Nel periodo 2004-2013 le denunce penali verso italiani, a fronte di una popolazione in leggera diminuzione, sono aumentate del 28% mentre quelle a carico di stranieri, a fronte di una popolazione più che raddoppiata, sono diminuite del 6,2%. Calano anche i detenuti stranieri, che continuano a non godere di benefici premiali.
In questi anni di crisi è crescente, secondo Eurostat, la preoccupazione che i cittadini, sia in Italia che negli altri Stati dell’Ue, nutrono nei confronti degli immigrati. La preoccupazione è ancora maggiore nei confronti della loro criminalità. L’immigrazione, essendo anch’essa esposta alla devianza, ha indubbiamente introdotto delle modifiche nel panorama italiano della criminalità. Ma, andando oltre questo rilievo inconfutabile, si è arrivati a ritenere che gli immigrati siano più delinquenti degli autoctoni, che i loro crimini siano più gravi, che i nuovi flussi incidano in maniera direttamente proporzionale sull’aumento delle denunce e che presenza irregolare e delinquenza siano legati da un rapporto di contiguità.
“Ricerche particolareggiate hanno mostrato l’inesistenza di un rapporto diretto tra l’aumento della popolazione immigrata e l’incremento delle denunce nei loro confronti”, afferma il Dossier statistico immigrazione Idos/Unar, presentato oggi a Roma. E a suffragare questa cosa, arrivano i numeri.
I dati europei. Eurostat ha preso in esame solo i reati (e non le semplici violazioni di legge) nell’Ue 28, rilevandone una continua diminuzione tra il 2003 e il 2012 (-12%), ma non per tutte le tipologie e non in tutti gli Stati membri. Nell’Unione Europea le denunce sono state 34.266.433 nel 2004, 33 milioni nel 2005 e nel 2006, 32 nel 2007 e nel 2008, 31 nel 2009, 24 nel 2010 e nel 2011 (con una brusca diminuzione di circa un quarto rispetto al 2009, solo in parte dovuta alla mancata fornitura dei dati da parte della Francia e dell’Irlanda) e 23.626.028 nel 2012 (per una diminuzione del 31,1% nell’intero periodo). La crisi globale, iniziata dalla fine del 2007, non ha determinato un andamento negativo nel campo della criminalità: tra il 2007, quando i reati nell’Ue 28 sono stati 32.949.528, e il 2012 è intervenuta una consistente diminuzione delle denunce (-29,3%) nella maggior parte degli Stati, seppure in misura differenziata.
Nello stesso periodo, in Italia le denunce sono diminuite del 4%, un decremento analogo a quello rilevato in Germania (-5%), migliore del -1,8% registrato in Spagna, molto più basso del -24,6% del Regno Unito e del -49,4% della Grecia. Inoltre tra il 2008 e il 2012 è anche diminuito, sia pure in misura differenziata, il tasso di omicidi ogni 100.000 abitanti (fanno eccezione solo Austria, Cipro, Grecia e Malta, mentre nei Paesi Bassi la variazione è stata minima): fatto pari a 100 il numero degli omicidi nel 2008, i numeri indice per il 2012 sono 43 in Lussemburgo, 52 in Francia, 65 in Scozia, 76 in Germania e in Spagna, 82 in Italia; in termini assoluti, nonostante la diminuzione intervenuta, il primato per queste denunce spetta ancora agli Stati baltici.
Nel 2007-2012 sono invece aumentati, in Ue 28, i furti nelle abitazioni del 14% (in Germania per più del 30%, in Croazia, Italia e Romania per più del40% e in Grecia e Spagna per più del 70%, mentre in Francia e in Gran Bretagna sonodiminuiti di circa un quinto). Nel 2012 i detenuti nell’Ue 28 (esclusa la Scozia) sono stati 643.000: tra il 2007 e il 2012 il loro numero è aumentato del 7% (in Italia del 35%, da 48.693 a 65.701, cui ha fatto seguito una riduzione a 52mila a metà 2015). Nel periodo 2010-2012 la media dell’Ue 28 (esclusa la Scozia) è stata di 128 detenuti ogni 100.000 abitanti.
I dati sulla criminalità degli immigrati in Italia. Nel periodo 2004-2013 le denunce complessive sono passate da 3.215.842 a circa 3,5 milioni. Nel periodo 2004-2013 le denunce contro italiani, a fronte di una popolazione in leggera diminuzione, sono passate da 513.618 a 657.443 (+28,0%), mentre quelle contro stranieri, a fronte di una popolazione più che raddoppiata, sono diminuite da 255.304 a 239.701 (-6,2%). Nel frattempo l’incidenza percentuale delle denunce contro stranieri sul totale di quelle contro autore noto è scesa dal 32,5% del 2004 al 26,7% nel 2013, con una maggior incidenza nel Centro (32,5%) e nel Settentrione (Nord Est 36,3% e Nord Ovest 37,2%) rispetto alle Isole (12,0%) e anche al Sud (13,2%), dove però nel periodo 2004-2013 si riscontra un aumento più sostenuto rispetto alla media nazionale (+6,8%) e specialmente rispetto alle Isole (-16,6%). Questa evoluzione, pur lasciando margini a ulteriori progressi, nel suo complesso va commentata positivamente.
Detenuti stranieri. Al 30 giugno 2015 i detenuti nelle 198 carceri italiane erano 52.754. Gli stranieri erano 17.207 ovvero il 32,6% del totale, quattro punti percentuali in meno rispetto a cinque anni prima: di fronte a una decrescita della popolazione detenuta, gli stranieri sono diminuiti in misura maggiore rispetto agli italiani. Nonostante i numeri segnino un calo della presenza degli stranieri nelle carceri, il gap di tutela giuridica resta ancora ampio, così come evidenti sono le discriminazioni rispetto agli italiani. Ad esempio, a parità di reato gli stranieri subiscono molto più frequentemente degli italiani provvedimenti restrittivi di custodia cautelare. Al 30 giugno 2015, secondo i dati del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, il 29,3% dei condannati in via definitiva, pari a 10.058 individui, era costituito da stranieri. Come straniero era il 39,5% dei detenuti non ancora condannati ma in attesa di giudizio, pari a 7.051 persone, e addirittura il 40,7% di quelli in attesa di primo giudizio, ovvero 3.615 individui. “I detenuti stranieri commettono – o sono accusati di avere commesso – i reati meno gravi dal punto di vista dei beni o degli interessi costituzionalmente protetti. Ma nei loro confronti maggiormente opera l’azione di repressione di polizia: essi più facilmente vengono fermati o arrestati rispetto agli autoctoni, accusati di reati a più forte connotazione sociale, come quelli predatori o connessi alla legislazione sulle sostanze stupefacenti”, si legge.
E proprio in merito alla tipologia di reato, il 76,9 per cento dei detenuti stranieri è in carcere per reati legati alla prostituzione, il 34,7 per cento per violazione della legge sulle droghe, il 27 per cento per reati contro il patrimonio. Al 30 giugno erano 7.961 i detenuti condannati a pene brevi, ovvero a meno di tre anni di carcere. Di questi 3.419 erano stranieri: una percentuale altissima, pari al 42,9%. Di contro tra gli ergastolani gli stranieri erano solo 87 rispetto ai 1.603 totali: il 5,4%, una quota esigua rispetto agli italiani. Ciò significa che gli stranieri in proporzione commettono reati meno gravi degli italiani stessi.
Ancora più evidente è l’esito discriminatorio circa le possibilità per i detenuti di godere di benefici premiali e di scontare parte della pena all’esterno, attraverso la concessione di misure alternative. Una buona parte di queste ultime sono concedibili a quei detenuti che devono scontare meno di tre anni di carcere. Al 30 giugno 2015 gli stranieri costituivano il 36,5% di coloro che erano nelle condizioni di accedere alle misure alternative. Eppure alla stessa data gli stranieri che beneficiavano di una misura alternativa alla detenzione erano il 20,8% del totale, con uno scarto negativo del 15,7% rispetto agli italiani. Infine, la nazionalità. Il 16,8 per cento dei detenuti stranieri è di nazionalità romena, il 16,5 per cento marocchina, il 13,8 per cento albanese, il 10,8 per cento tunisina, il 4 per cento nigeriana.
Redazione Papaboys (Fonte www.redattoresociale.it)
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