I Salesiani hanno organizzato l’accoglienza delle persone rimaste senza tetto…
(Vatican News – Marco Guerra) – È una vera corsa alla solidarietà da parte dei cristiani nei confronti della popolazione colpita dalla terribile deflagrazione che due settimane fa ha distrutto il porto di Beirut e zone limitrofe facendo oltre 170 morti e migliaia di feriti.
In particolare con la loro esperienza, i Salesiani hanno organizzato l’accoglienza delle persone rimaste senza tetto, le cure medico-ospedaliere, il soccorso alimentare e il sostegno per la ricostruzione delle abitazioni devastate. Stanno inoltre prefigurando la raccolta e la distribuzione di fondi per la ripresa, al più presto, delle attività produttive.
Oltre che nei quartieri di Beirut distrutti dall’esplosione, i Figli di Don Bosco sono attivi nel distretto di Jbeil (l’antica Biblo) a circa 37 km a nord della capitale con opere – nelle località di Al Fidar e di El Houssun – che comprendono chiesa, cappella, casa di accoglienza, centro giovanile e oratorio, e un centro di formazione professionale di eccellenza di rilievo nazionale. Una presenza radicata che risale alla seconda metà del secolo scorso.
Con una nota informano che negli ultimi anni la loro attività si è diretta in maniera speciale verso i profughi provenienti dall’Iraq, in gran parte cristiani caldei, e dalla Siria. Molti di questi vivevano o svolgevano attività commerciale proprio nell’aerea colpita dall’esplosione. In questa emergenza il soccorso è stato allargato a tutte le vittime della potentissima esplosione, sia i profughi, sia i residenti libanesi che hanno subito gravi perdite: familiari, casa, lavoro.
Per dare ancora più forza agli aiuti, le Missioni Don Bosco hanno lanciato sul sito sito web una campagna per una raccolta fondi straordinaria mirata all’aiuto sanitario e alimentare ma anche all’assistenza psicologica per i bambini rimasti sotto shock. Sono state già individuate 80 famiglie alle quali i Salesiani hanno iniziato a portare concreto soccorso.
“Noi siamo a 40 minuti di macchina dal porto di Beirut ma gli animatori salesiani sono andati subito sul posto, insieme a giovani venuti da tutto il libano, per aiutare a pulire le macerie, dare sostegno psicologico e consegnare pacchi alimentari”, il responsabile in loco delle Missioni Don Bosco, don Simon Zakerian, racconta a Vatican News l’impegno concreto della comunità salesiana e dei giovani cristiani per la popolazione colpita.
Il religioso parla anche dell’accoglienza nel Centro salesiano di Jbeil, dove sono arrivate numerose famiglie di profughi cristiani e iracheni provenienti dalle zone del porto distrutte dallo scoppio. “La maggioranza delle famiglie non vuole però lasciare le loro case – spiega don Zakerian – hanno iniziato ad aggiustarle anche grazie al nostro aiuto mentre ci sono dei gruppi che cercano di acquistare questi immobili, speculando sulla tragedia”.
Il responsabile in loco delle Missioni Don Bosco mette in evidenza anche la situazione sociale già deteriorata prima dell’esplosione, a causa della crisi economica e politica, della corruzione, dell’allargarsi della fascia di popolazione in povertà, il tutto aggravato dalla pandemia che proprio in questi giorni vede una recrudescenza dei contagi.
“Come diretto della nostra scuola tecnica – racconta ancora don Zakerian – ogni giorno accolgo famiglie che non possono più mandare i figli a studiare, perché hanno perso lavoro e ogni forma di introito”.
Segnali di speranza arrivano proprio dalle braccia tese alla solidarietà dei giovani cristiani delle Missioni Don Bosco e dei gruppi scout che sono scesi nei quartieri più danneggiati. “Questo impegno da molta speranza al Libano”.
Anche la vicinanza espressa da Papa Francesco ha dato molto sollievo a tutta la società libanese:
“Qui in Libano il Papa ha sempre un’influenza molto positiva, perciò le sue parole hanno incoraggiato tutta la comunità internazionale a stare vicino a questo Paese, abbiamo pregato molto per ringraziare il Santo Padre”.
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