Gli uomini intraprendono mille imprese, ma solo quelle che entrano nel disegno progettato da Dio valgono. Più che per il presente o per il passato, i fatti umani della storia hanno senso se si aprono a un futuro. Quale futuro? Quello voluto da Dio, indicato nella Bibbia e insegnato dalla Chiesa: il regno eterno di Dio, in cui Dio sarà tutto in tutti per Amore e colmerà il cuore dell’uomo.
La storia d’Israele è la storia sacra per eccellenza e fa tipo per tutti gli altri popoli e per tutta l’umanità: in essa vediamo come Dio si pone davanti a un popolo e lo chiama a un futuro sacro: chiama Abramo dalla terra pagana di Ur, chiama le dodici tribù di Giacobbe dall’Egitto alla Terra Promessa; con la speranza animata dai profeti, prepara alla Pienezza dei Tempi, ai Beni Messianici; il Messia annuncia: « Il regno di Dio è vicino, convertitevi »; la Chiesa fonda ed estende dalla terra il regno di Dio, cominciando a realizzare fin d’ora la promessa escatologica cioè finale, quando Cristo, centro e chiave della storia umana, raccoglierà i suoi, li presenterà al Padre e Dio sarà tutto in tutti e comincerà anche per l’uomo il settimo giorno eterno della pace, della gloria, della beatitudine nell’Amore.
MEDITAZIONE BIBLICA – Questa, o carissimi, è già la seconda lettera che vi scrivo, e tanto con la prima quanto con questa, non mi propongo altro che eccitare, con i miei avvertimenti, la vostra retta intelligenza, affinché vi ricordiate di quanto i santi profeti già annunciarono e del comandamento del Signore e Salvatore insegnatovi dai vostri apostoli, questo sapendo in primo luogo, che negli ultimi giorni verranno degli uomini beffardi, schernitori, che vivono secondo le loro passioni e diranno. « Dov’è la promessa della sua venuta, poiché da quando i padri sono morti, tutto è rimasto come era fin dal principio della creazione ». (…) Ma una cosa, o carissimi, dovete ignorare: un giorno davanti al Signore è come mille anni e mille anni come un solo giorno. Il Signore non tarda nel compiere la sua promessa, come taluni si credono accusandolo di essere lento, ma è paziente verso di voi, perché non vuole che alcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento. ( … )
Noi attendiamo, secondo la sua promessa, « cieli nuovi e terra nuova », in cui abiterà la giustizia. Per questo, o carissimi, nella attesa di tutte queste cose, procurate di essere da lui trovati senza macchia e senza colpa in pace. (2 Pietr. 3, 1-14)
CONCLUSIONE – Si deve prevedere il fine e la fine di ogni cosa, di ogni nostra azione. Chi non conosce il fine e la fine della sua vita, della storia umana, deve farne diligente ricerca, subito e a lungo, se fosse necessario. Dovrebe almeno inventarli, perché senza tale conoscenza, senza la Fede e la Speranza cristiana, la visione del mondo e della propria vita resta inquietante, angosciosa, non solo per la morte inevitabile, ma per la vita stessa, che non avrebbe senso. Il cristiano supera l’angoscia e l’inquietudine perché ha chiaro nella mente e nel cuore le intenzioni finali di Dio creatore, redentore e amore; e con l’azione, quanto più possibile impegnata, coopera a tessere in questo mondo la trama del disegno divino, che riesce a intuire dai segni dei tempi.