Sappiamo anche cosa decise Giuditta per amore del suo popolo, per la sua salvezza: uccidere Oloferne con inganno, seducendolo con la sua bellezza e la soavità delle sue parole, che gli promettevano la vittoria senza colpo ferire. Una notte, mentre Oloferne, ubriaco fradicio, giaceva nella sua tenda, “Giuditta, fermatasi presso il letto di lui, disse in cuor suo: «Signore, Dio d’ogni potenza, guarda propizio in quest’ora all’opera delle mie mani per l’esaltazione di Gerusalemme. È venuto il momento di pensare alla tua eredità e di far riuscire il mio progetto per la rovina dei nemici che sono insorti contro di noi».Avvicinatasi alla sponda del letto che era dalla parte del capo di Oloferne, staccò la scimitarra di lui; poi, accostatasi al letto, afferrò la testa di lui per la chioma e disse: «Dammi forza, Signore, Dio d’Israele, in questo giorno». E con tutta la sua forza lo colpì due volte al collo e gli staccò la testa. Indi fece rotolare il corpo giù dal giaciglio e strappò via la cortina dai sostegni. Poco dopo uscì e consegnò la testa di Oloferne alla sua ancella, la quale la mise nella bisaccia dei viveri e uscirono tutt’e due, secondo il loro uso, per la preghiera. Attraversato l’accampamento, fecero il giro della valle, salirono il monte di Betulia e arrivarono alle sue porte. Giuditta gridò da lontano al corpo di guardia delle porte: «Aprite, aprite subito la porta: è con noi Dio, il nostro Dio, per esercitare ancora la sua forza in Israele e la sua potenza contro i nemici, come ha fatto oggi»” (Gdt 13,4-11).
La notizia della morte di Oloferne gettò nel panico tutto il suo esercito, che si disperse. Il popolo era libero. Anche da Gerusalemme vennero a complimentarsi con Giuditta per l’opera da Lei compiuta: “Allora il sommo sacerdote Ioakìm e il consiglio degli anziani degli Israeliti, che abitavano a Gerusalemme, vennero a vedere i benefìci che il Signore aveva operato per Israele e anche per incontrare Giuditta e salutarla.
Appena furono entrati in casa sua, tutti insieme le rivolsero parole di benedizione ed esclamarono verso di lei: «Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu magnifico vanto d’Israele, tu splendido onore della nostra gente. Compiendo tutto questo con la tua mano, hai operato per Israele nobili cose: di esse Dio si è compiaciuto. Sii per sempre benedetta dal Signore onnipotente». Tutto il popolo soggiunse: «Amen!»” (Gdt 15,8-10). Giuditta è salutata come colei che aveva salvato Israele. Lei è la sua gloria, il suo vanto, il suo onore, la sua fulgida vittoria.
La Vergine Maria, con il suo sì, detto a Dio in modo mirabile per tutta la sua vita, ha permesso che fosse schiacciata, al nemico dell’umanità intera, a colui che rende schiavi e deporta nel suo regno di tenebre ogni uomo. Ciò che si canta per Giuditta, lo si deve cantare moltiplicato all’’infinito per la Madre di Dio. Lei è il nostro onore, il nostro vanto, la nostra gloria, la nostra vittoria, la nostra Madre di Salvezza e di Redenzione. Per il suo sì, dal suo seno verginale, è nato Colui che ha sconfitto la morte, il peccato, la disobbedienza; Colui che ha riversato sul mondo intero lo Spirito Santo, la grazia e la verità. Colui che viene per sottrarci al regno delle tenebre e farci entrare nel Regno della luce. Gesù è il frutto benedetto della Vergine Maria. Per questo frutto e per il suo sì a Lei va ogni onore, ogni benedizione, ogni ringraziamento, ogni lode. Giuditta si espose al martirio, ma non fu martire. Maria è Martire e Regina dei Martiri per il suo immenso dolore ai piedi della Croce. Giuditta non offrì suo figlio al Padre per la salvezza della sua città. Maria ha offerto il suo Divin Figlio a Dio per la nostra Redenzione eterna. Maria è infinitamente più che Giuditta.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, aiutaci a comprendere il tuo mistero per lodarti e benedirti per i secoli eterni. Angeli e Santi date compimento a questo nostro desiderio. Vogliamo conoscere il mistero della nostra Madre celeste.
Don Francesco Cristofaro
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