A Cracovia fervono gli ultimi preparativi per la Giornata mondiale della gioventù. Il Papa arriverà nella città polacca nel pomeriggio di mercoledì prossimo 27 luglio per rientrare in Vaticano domenica sera. Sono attesi fino a 2 milioni di giovani. Sul clima che si sta respirando a Cracovia nell’attesa di questa grande festa, anche in questo momento di tensione che sta attraversando in particolare l’Europa, ascoltiamo il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, al microfono di padre Leszek Gesiak:
R. – Mi sono fatto la preoccupazione, lo scrupolo di sentire – anche dagli organizzatori – qual è il clima, in modo tale da poter dare tutte le assicurazioni e le rassicurazioni che potessero essere desiderate. E devo dire che ho avuto veramente tutte le conferme rassicuranti che potevo desiderare, nel senso che in Polonia non risulta che ci siano preoccupazioni o allarmi particolari; allo stesso tempo c’è anche la serietà e la capacità di gestire le normali misure di sicurezza. Sappiamo che c’è stato questo grande incontro della Nato, recentemente, che si è svolto in modo assolutamente sereno, e quindi anche per quanto riguarda la Giornata mondiale della gioventù con la giusta responsabilità delle autorità e di tutte le persone preposte, noi andiamo avanti con grande tranquillità e serenità, con la sicurezza che sarà una grande e bella festa. E infatti, mi dicono che non ci sono gruppi che si ritirano ma, anzi, stanno incominciando ad arrivare tutti con grande entusiasmo e grande tranquillità. Quindi, credo che sia giusto andare avanti con molta fiducia, che sarà una bella festa, nella fede, dei giovani con il Papa.
D. – Questo viaggio è un pellegrinaggio sulle tracce di Giovanni Paolo II; è un segno molto forte non solo per il popolo polacco, ma per tutta la Chiesa …
R. – Certamente: andiamo a Cracovia, che è stata la sede di Giovanni Paolo II come arcivescovo; andiamo per una Giornata mondiale della gioventù che è una manifestazione che è stata “inventata”, pensata e voluta dal grande cuore di Giovanni Paolo II e del suo genio della pastorale giovanile. In particolare, vorrei ricordare la connessione intima, profonda tra il tema della Divina Misericordia che Giovanni Paolo II ha vissuto come fondamentale nel suo Pontificato, dalla sua Enciclica “Dives in Misericordia” alla canonizzazione di suor Faustina e all’istituzione della festa della Divina Misericordia per la Chiesa universale, al cuore del Giubileo del 2000; e oggi stiamo celebrando un Giubileo della Divina Misericordia, quindi siamo veramente in una continuità assoluta, in temi centrali, del modo in cui questi due Papi – Giovanni Paolo II e Francesco – annunciano il Vangelo nel mondo di oggi.
D. – Ultimamente sono avvenuti piccoli cambiamenti nel programma del viaggio; uno di questi cambiamenti è che il Papa ha rinunciato a fare un discorso preparato ai vescovi polacchi: vuole parlare spontaneamente…
R. – Io a dire il vero – per essere esatto – non parlerei tanto di un cambiamento, ma del fatto che il Papa ha detto chiaramente come desidera che si svolga questo incontro e ha scelto la formula che è quella che lui preferisce e che ha usato più frequentemente tra tutte le altre, per gli incontri con i vescovi nel corso dei suoi viaggi all’estero, e che è quella di un incontro familiare, di dialogo. Quindi, il Papa non desidera fare lui un gran discorso ai vescovi, ma desidera parlare con loro, ascoltando le loro domande; domande che lui vuole che siano fatte in totale libertà e serenità da parte degli episcopati.
Il motivo, anche, dell’assenza della trasmissione in diretta è proprio quello di creare un clima di totale familiarità, distensione, tranquillità, libertà di espressione da parte dei vescovi stessi, anzitutto, più che da parte del Papa, perché possano essere assolutamente tranquilli di parlare come i figli al Padre, come i confratelli al Vescovo di Roma e alla guida della Chiesa universale. E questo – io ho seguito tutti i viaggi all’estero del Papa finora – posso assicurare che è la cosa che il Papa desidera fare di più e ha fatto più frequentemente. Le volte in cui ha fatto un discorso formale, pubblico, trasmesso, sono eccezionali. Per esempio, l’ha fatto – come sappiamo – negli Stati Uniti oppure in Messico; ma con le tre Conferenze episcopali incontrate in Africa, le tre Conferenze episcopali incontrate in America Latina, la Conferenza episcopale di Cuba, la Conferenza episcopale italiana che è numerosissima, negli ultimi due anni, il Papa ha sempre preferito, quando era possibile, fare un incontro di dialogo. E non è che lui abbia paura dei media: lo sappiamo. Vediamo quanto lui sia disponibile con le interviste che dà anche in aereo … però, lui è molto attento: quando vuole che ci sia un clima di totale familiarità e libertà e agio delle persone che lui incontra, preferisce che i media non siano presenti. Così, per esempio, anche nella Messa della mattina di Santa Marta e in tante altre occasioni, lui dice: “No, questa volta no”. Perché? “Perché voglio che ci sia questo clima di familiarità, di serenità, di totale apertura e quindi preferisco che siamo lasciati insieme, tra fratelli, nel nostro incontro”.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)