Diverse migliaia di persone hanno sfilato ieri sotto un sole cocente (temperatura massima del primo pomeriggio: 24°C) per l’ottava edizione della «Marcia Nazionale per la Vita». Siamo partiti da piazza della Repubblica verso le 15.15, dirigendoci per via delle Terme di Diocleziano a via Cavour, poi via dei Fori Imperiali e, infine, piazza Venezia – vicino alla chiesa della Madonna di Loreto -, dove è stato allestito un bel palco sul quale si sono avvicendati fino alle 18 diversi e interessanti relatori.
Tutti hanno chiesto la difesa della vita umana innocente, dall’origine al termine naturale, l’abrogazione della legge 194/1978 sull’aborto, di cui quest’anno ricorre il 40mo anniversario (porta la data del 22 maggio 1978), la fine di tragiche vicende come quelle del piccolo Alfie Evans (neonato inglese ucciso per eutanasia contro la volontà dei suoi genitori) e del tetraplegico francese Vincent Lambert, in coma da dieci anni e del quale l’ospedale di Reims, dov’è ricoverato, vuole che venga sospesa la nutrizione e idratazione. La madre di quest’ultimo – Viviane Lambert – è persino giunta a Roma per darci la sua toccante testimonianza.
«Non uccidete il futuro», «La vita inizia col concepimento», «Ogni aborto è un bambino morto» e «Abortiamo la 194» sono stati alcuni degli striscioni e dei cartelli innalzati per le vie di Roma dai partecipanti, molti dei quali arrivati non solo dalla Capitale ma da tutta Italia e da vari Paesi d’Europa, dell’America del Nord e del Sud nonché dall’Australia e dalla Nuova Zelanda.
Presenti anche diverse autorità religiose come il card. Raymond Leo Burke, mons. Carlo Maria Viganò, Nunzio apostolico emerito negli Stati Uniti d’America, e mons. Luigi Negri, Arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio, oltre a vari parroci e rappresentanti di Istituti religiosi (Verbo Incarnato e Francescani dell’Immacolata su tutti).
«La Marcia per la Vita vuole essere la sintesi delle tante manifestazioni che durante l’anno si svolgono per ribadire l’importanza della difesa della vita umana – ha spiegato nel suo intervento di chiusura la presidente Virginia Coda Nunziante -. Con la Marcia per la Vita si vuole affermare la sacralità di questa vita e la sua assoluta intangibilità dal concepimento alla morte naturale, senza alcuna eccezione, alcuna condizione, alcun compromesso».
«La Marcia per la Vita non ammette la presenza di simboli o slogan di partito – ha dichiarato Coda Nunziante – ma incoraggia la presenza di parlamentari ed esponenti politici, augurandosi che essi possano rappresentare nelle sedi politiche, a cominciare dal Parlamento italiano, i valori non negoziabili di difesa della famiglia e della vita umana dal concepimento alla morte naturale».
Anche quest’anno è stata presente la leader di Fratelli d’Italia (FdI) Giorgia Meloni che, meritoriamente, si è portata dietro una quindicina di Sindaci giunti con fascia tricolore, a rappresentare, come detto nell’immancabile diretta facebook, «le amministrazioni di FdI». A dire il vero la presenza dell’una e degli altri non è durata molto, il tempo di fare una passeggiata per la via principale e nel momento di massima affluenza e, dalla prima fila del corteo, farsi scattare foto, concedere interviste, dirette, saluti e, insomma, la solita passerella cui ci hanno abituato da tempo tutti i politici (ancora di meno sono stati presenti, comunque, gli altri esponenti del centrodestra che non hanno mancato di essere menzionati nei vari siti/agenzie degli organizzatori e nei media che hanno ripreso la notizia della Marcia – sto parlando dei leghisti Lorenzo Fontana, vicepresidente della Camera dei Deputati, Giancarlo Giorgetti, capo-gruppo della Lega alla Camera, Simone Pillon e altri).
«FdI partecipa alla Marcia nazionale per la vita, dedicata quest’anno ad Alfie Evans, il bambino al quale abbiamo fatto avere la cittadinanza italiana perché i suoi genitori fossero liberi di continuare a curarlo qui in Italia all’ospedale Bambino Gesù», ha dichiarato l’on. Meloni che, purtroppo, si è ben vista dal dire qualcosa a proposito del tema e la finalità centrale della manifestazione, che erano quelli di «esprimere solidarietà alle vittime di un massacro, quello causato dalla legge 194 che ha legalizzato l’aborto in Italia» (cit. in Marcia per la Vita 2018: il discorso di Virginia Coda Nunziante, in “CR – Agenzia di informazione settimanale”, 19 maggio 2018).
Per la presidente di Fratelli d’Italia, infatti, la legge 194 «nasce per dissuadere e non per promuovere l’aborto», come ha scritto lo scorso anno al tempo dell’incostituzionale decisione della Regione Lazio di assumere in un bando al San Camillo di Roma solo medici non obiettori di coscienza all’IVG (cit. in Bianca Conte, Aborto e medici abortisti, Meloni: quel bando del San Camillo sostiene la «dittatura della morte», in “Il Secolo d’Italia”, 23 febbraio 2017). Addirittura, da “ministro della gioventù” del governo Berlusconi, l’on. Meloni tributò «il necessario rispetto della legge 194» come «una esigenza di tutti, non solo di una parte politica” (v. agenzie di stampa del 30 novembre 2009). Lo stesso “rispetto” che non prevede quindi diritto all’obiezione di coscienza per i Sindaci ed i funzionari comunali la leader dei Fratelli d’Italia lo ha dichiarato anche nei confronti della legge sulle unioni civili omosessuali, n. 76/2016. Sarebbe stato meglio quindi, prima di partecipare alla Marcia, sintonizzarsi con gli obiettivi che, per esempio, sono stati magistralmente esposti durante la mattinata di sabato, davanti a circa 200 persone che hanno partecipato al convegno organizzato da ProVita, AIGOC, “Il Cuore in una Goccia” e Comitato Verità e Vita, dal titolo “Per la Vita, senza compromessi”. Un incontro, come dichiarato giustamente dai promotori, dedicato principalmente alle donne, anche e soprattutto quelle impegnate nelle Istituzioni. Perché in politica, come altrove, varrebbe la massima di sempre: “patti chiari, amicizia lunga!”.
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