Fatica, passione e voglia di non mollare mai. C’è questo, secondo il produttore Lux Vide Luca Bernabei, dietro il successo della undicesima stagione della fiction Don Matteo, interpretata da Terence Hill che, nella prima serata di ieri, con due appuntamenti nuovi, ha registrato oltre sette milioni e mezzo di spettatori con uno share del 31.6%.
“Le rivelo il segreto del segreto” ci racconta Luca Bernabei, “ogni storia di successo è una storia di fatica e di amore per il nostro lavoro, me lo ha insegnato mio padre per tanti anni in Rai. Anche io e Terence Hill ce lo ripetiamo prima di ogni nuova serie: creiamo nuove storie puntando al meglio, grazie anche ad un gruppo di veri professionisti, attori e sceneggiatori, insieme al regista”.
Nella nuova serie, cambiano i personaggi, ci sono tante svolte nel racconto, tanto coinvolgimento e una eccellente fotografia, ma è pur sempre il protagonista ad attirare l’attenzione e a piacere. ”Noi cattolici e credenti”, afferma Luca Bernabei, ”dobbiamo smetterla di avere un atteggiamento remissivo, pensando che non ci sia posto in questo mondo per quello in cui crediamo”. C’è posto, spiega, per raccontare di un sacerdote che è innanzitutto un “detective dell’anima”: il nostro compito, continua Bernabei, è ”portare la nostra fede nel mondo senza aver paura, farlo certo con le nuove tecnologie e in modo moderno e farlo con attenzione a come veicolare i contenuti. Non sarà un caso che in Italia le fiction di maggior successo hanno come protagonisti un sacerdote e una suora!” Bernabei spiega quanto lavoro e quanto studio c’è dietro i dialoghi e i singoli personaggi della fiction: non è detto afferma, infatti, che ciò che è “edificante piaccia di per sè”, occorre sapienza nell’accompagnarlo e nel mostrarlo agli altri.
Altro dato sorprendente di questa nuova serie è che il 35% del successo è legato al gradimento dei giovani. I dati che il produttore registra sono incoraggianti e tolgono ogni dubbio. “Non è vero che la Rai confeziona prodotti vecchi, nè che don Matteo è un prodotto per vecchi. Tutt’altro, è il prodotto più giovane della televisione italiana. Altra falsa verità è che i giovani non guardano la televisione.” In realtà” afferma Bernabei “sono onnivori, guardano tutto e ovunque e vanno là dove c’è qualcosa che li colpisce”. E cosa colpisce nel personaggio di don Matteo? E’ un sacerdote che resta sempre “semplice” e “vicino” alla gente, spiega il produttore. Sono questi anche i due criteri a cui tutti lavorano nella fiction: ciò che vogliamo mostrare, afferma Bernabei, è che “c’è il bene e c’è il male, e l’uomo sceglie; e poi c’è un Dio creatore e questa certezza deve comunicarci una gioai e una speranza profonde. Non è fare catechesi, ma è il senso che vogliamo dare al nostro prodotto”.
“Mi fa paura” , conclude Bernabei, “una tv che racconta solo il male: la trovo pericolosa. Non possiamo dimenticare che la televisione è pedagogica, la gente impara da essa. Quindi attenzione a quello che vediamo e attenzione a quello che facciamo vedere ai nostri figli”. L’insegnamento di Ettore Bernabei è dunque valido ancora oggi per suo figlio: “bisogna mandare a letto la gente serena” e permettere a tutta la famiglia di stare seduta insieme davanti alla Tv.
Gabriella Ceraso – Città del Vaticano – fonte: VaticanNews.va
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