RIFLESSIONE SUL VANGELO DI QUESTO VENERDI’ – Il Vangelo scelto per la solennità dell’Assunzione al cielo di Maria Santissima ci ricorda i motivi per cui Maria è stata assunta al cielo: la Madre di Dio dopo aver ricevuto l’annuncio della sua maternità da parte dell’angelo si reca in fretta da Elisabetta sua parente, per condividere la propria gioia con qualcuno che stava vivendo una situazione molto simile. Insieme ad Elisabetta Maria prorompe nel suo cantico di gioia: tutti secoli la chiameranno beata, in corpo e anima sarà per sempre accanto al Signore perché ha collaborato con Lui all’opera della redenzione.
Questo brano è all’inizio del vangelo di Luca, il piano della salvezza comincia a realizzarsi. Il primo brano è l’annuncio a Zaccaria (Lc 1,5-25), che non crede e resterà muto. Segue l’annuncio a Maria, che crede e accoglie il Figlio dell’Altissimo (Lc 1,26-38) e il brano di oggi, la visita ad Elisabetta e il cantico del Magnificat.
Lectio
39 In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
Maria, dopo aver ricevuto l’annuncio da parte dell’angelo, parte. Dove si reca? Verso la regione montuosa, in una città di Giuda. In questa città abitava la sua parente Elisabetta. Che la casa di Zaccaria ed Elisabetta si trovasse in montagna non è dato da nessun altro documento. Può darsi che Luca descrivendo le origini di Giovanni Battista si rifaccia alla storia di Samuele, la cui famiglia (come si desume da 1Sam 1,1) abitava appunto in montagna. Anche l’annunciazione a Zaccaria contiene diverse allusioni alla vicenda di Samuele.
Ancora Luca parla di “una città di Giuda”, preferendo un modo di dire arcaico ed evocativo, piuttosto che dire “una città della Giudea”. Ai tempi di Gesù la Giudea era solo una regione appartenente all’impero romano. Dire “città di Giuda” ricordava meglio la storia di Israele e l’elezione di Giuda a preferenza di tutti i figli di Giacobbe. Attorno al VI secolo si è voluto identificare il paese di Zaccaria in Ain Karim, un centro a 6 km ad ovest di Gerusalemme.
Non è chiaro perché Maria abbia percorso in fretta i 150 km circa che la separavano alla casa di Elisabetta. Non certo per assisterla, come ha suggerito una tradizione spirituale posteriore (Elisabetta aveva certo a sua disposizione diverse persone che l’aiutassero, e Luca stesso dice che Maria partì proprio prima del parto di Elisabetta!). Probabilmente Maria aveva bisogno di conferme a quanto l’angelo le aveva detto, o meglio voleva condividere la propria straordinaria esperienza con qualcuno che stava vivendo una situazione abbastanza simile alla sua.
Maria entrando in casa di Zaccaria saluta Elisabetta. Questo gesto così normale da parte di una visitatrice acquista un importanza enorme. Con questo saluto lo Spirito Santo si manifesta presente alle due donne.
41 Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo
La gioia e la presenza dello Spirito Santo, che caratterizzano i tempi messianici, incominciano a colmare i cuori dei personaggi di questa vicenda: Maria, Giovanni, Elisabetta, Zaccaria, i pastori, Simeone. Poi alla Pentecoste investirà tutti i credenti. Qui si assiste all’avverarsi della profezia riguardante Giovanni Battista: “egli sarà pieno di Spirito Santo fin dal ventre di sua madre”. Già da ora Giovanni inaugura la sua funzione di precursore, colui che indica la presenza del Messia in mezzo al suo popolo. Egli riconosce la presenza di Gesù nel grembo di Maria.
42 ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
Elisabetta, sotto l’azione dello Spirito Santo grida a gran voce. Era l’atteggiamento di esultanza del popolo di Israele davanti all’arca dell’Alleanza. Maria porta in grembo Gesù, è arca della presenza del Signore. L’anziana donna pronuncia poi delle parole di benedizione simili agli inni di esultanza intonati quasi sempre dalle donne in occasione di qualche vittoria in battaglia. Questa esclamazione di Elisabetta è poi del tutto simile alle parole di benedizione che Giuditta si sente dire da Ozia, capo degli anziani di Betulia, dopo aver ucciso con astuzia il nemico Oloferne (cf. Gdt 13,18).
43 A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?
Con queste parole Elisabetta mette in risalto la grande dignità di Maria. Luca utilizza il termine Signore per parlare di Gesù. Questo è un termine molto particolare che la comunità cristiana utilizzerà solo dalla Risurrezione, ma già fin da ora Luca ci ricorda che Gesù è il Signore fin dall’inizio della sua vicenda terrena.
44 Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.
Lo Spirito Santo presente in Giovanni Battista sin dal seno di sua madre gli ha rivelato l’arrivo del Messia. Anche Elisabetta riesce a cogliere l’importanza di Maria e del figlio che porta in grembo.
45 E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”.
Questa affermazione in terza persona riguarda non solo Maria, ma tutti i credenti. E’ chiaro il collegamento con Luca 11,27-28 (beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono). Luca ci tiene a sottolineare che chiunque può diventare madre del Signore, a patto che si ponga in attento ascolto della sua Parola.
46 Allora Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore 47 e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
Elisabetta ha cantato la grandezza di Maria, ora Maria canta le lodi del Signore, il vero artefice della sua grandezza. Il Magnificat è il primo dei tre inni che Luca inserisce nei vangeli dell’infanzia. E’ un insieme di espressioni derivate dall’Antico Testamento. Questo inno è stato composto all’interno della comunità cristiana di origine giudaica. E’ un inno di ringraziamento per ciò che Dio ha operato a favore dei poveri e degli umili. Luca lo riprende, vi fa le proprie aggiunte e lo fa pronunciare a Maria dopo il racconto della Visitazione, quasi per fare una pausa, perché il suo lettore possa riflettere sulle grandi cose che l’evangelista ha narrato. I primi due versetti ricordano l’inno di gioia di Anna, la madre di Samuele (1Sam 2,1). Con tutto il suo essere la vergine proclama la grandezza di Dio, il Salvatore.
48 perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Ecco il motivo della gioia di Maria e della sua lode a Dio. Egli ha manifestato la sua vicinanza salvifica, è intervenuto nell’esistenza di questa ragazza. Dio ha guardato alla bassezza ( tapeinosis) della serva. Maria è collocata tra i poveri di Jahvè, coloro che contano poco, di umile condizione sociale, o che vengono disprezzati per qualche situazione penosa (malattia, sterilità) a queste persone che non hanno la possibilità di cambiare la loro condizione. Dio ha promesso di intervenire di prendersi cura di loro (cf. Giuditta 9,11). Ciò che qui si traduce con umiltà non è dunque una qualità morale ma uno stato di povertà o di umiliazione, anche se per i poveri di Jahvè questo assume una connotazione religiosa poiché tali poveri vengono messi nella condizione di fidarsi totalmente di Dio. La “bassezza” di Maria però non è una malattia o una mancanza, ma la disponibilità a rendersi disponibile al dono di Dio. Il versetto 48b potrebbe essere stato inserito da Luca. Ciò introduce la venerazione che Maria avrà lungo tutto il resto della storia dell’umanità.
49 Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome;
Nella vita di Maria, Dio ha fatto “grandi cose”. Le “grandi cose” fatte da Dio fino a quel momento erano la creazione (Gb 5,9), la liberazione di Israele dall’Egitto (Dt 10,21; 11,7, ecc.). Dio si manifesta grande per il concepimento verginale. Per questo il suo Nome è Santo: Dio stesso viene riconosciuto nella sua divinità, imprevedibile nel suo agire. Santo sarà anche il frutto del suo intervento creatore (Lc 1,35).
50 di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.
Dio è Santo, è forte ma la sua realtà non sarebbe completa se non si ricordasse la sua misericordia. Il termine ebraico che esprime la misericordia è molto profondo: ricorda l’amore paziente, la fedeltà di Dio alle sue promesse, nel contesto dell’alleanza. Questo impegno divino si è concretizzato proprio nel seno di Maria e si rivela ormai nella storia di ogni persona che lo teme. Non in coloro che hanno paura di lui, ma per coloro che si aprono alla sua Potenza nella loro vita. Da questo versetto il ricordo delle opere di Dio non riguarda più Maria, la persona che esprime la lode, ma acquista dimensioni più ampie, universali.
51 Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
Lo spiegamento del braccio di Dio si è verificato in particolare con l’uscita di Israele dall’Egitto (Dt 5,15…). Con termini forti si ricorda ciò che il Signore ha compiuto a favore dei suoi poveri. Ad essi vengono opposti i superbi che nel loro cuore hanno deciso di non dare spazio alla sovranità divina. Il cuore nella cultura ebraica è la sede delle decisioni e dell’agire. Egli sono stati dispersi, proprio come viene sbaragliato un esercito che subisce una sconfitta. Questa seconda parte del Magnificat descrive il rovesciamento a favore dei poveri e degli umili aspettato da tutte le correnti apocalittiche. Ciò non si è ancora realizzato, ma la nascita di Gesù ne è l’inizio.
52 ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;53 ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Continua con delle frasi antitetiche il rovesciamento della sorte dei poveri, tema presente nell’Antico Testamento e che solo Luca riprende nel vangelo. La preferenza di Dio per gli emarginati, i piccoli, i bisognosi si è già manifestata nel corso della storia di Israele, e si è dimostrata ora nella scelta della sterile Elisabetta e della vergine della sconosciuta Nazaret. Il cambiamento per Luca avverrà in modo compiuto nell’aldilà (cf. le beatitudini di Luca 6,20-26 e la parabola del ricco epulone, 16,19-26), ma viene già espresso nella vita di comunione della chiesa di Gerusalemme (cf. Atti 4,34).
54 Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,55 come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre”.
Ora l’attenzione si sposta sulla storia del popolo eletto. Il rovesciamento di situazione proclamato da Maria è come la risposta di fedeltà all’impegno che Jahvè aveva preso con i primi patriarchi a favore del suo popolo e di tutta l’umanità. Questa promessa è per sempre, cioè abbraccia tutta l’umanità e tutti i tempi.
56 Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
Maria dopo circa tre mesi torna a casa. Questo significa che se ne va prima che Elisabetta partorisca. Maria se ne va al compiersi del segno. Con questo versetto si chiude l’episodio della visitazione. L’attenzione di Luca passerà poi alla nascita di Giovanni il Battista e ai segni che l’accompagneranno.
Meditatio
– Mi sono mai sentito/a oggetto di una particolare predilezione da parte di Dio?
– Ho costatato qualche volta il rovesciamento della situazione tra chi sembrava ricco e pieno di sé e chi invece sembrava in una situazione senza uscita?
– Chi sono i poveri di Jahvé?
Preghiamo
(Colletta della Solennità dell’Assunzione di Maria Santissima)
Dio onnipotente ed eterno, che hai innalzato alla gloria del cielo in corpo e anima l’immacolata Vergine Maria, madre di Cristo tuo Figlio, fa’ che viviamo in questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni, per condividere la sua stessa gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Riflessione curata dal Monastero Domenicano Matris Domini