Categorie: Ethica et Oeconomia

Grazie al Centro di Aiuto alla Vita, un altro bambino strappato all’aborto

Oggi è il turno di Claudia. «Permesso, buongiorno! Devo parlare con qualcuno perché ho un assoluto bisogno di aiuto». «Si accomodi e provi a farmi capire cosa sta succedendo». Con decisione Claudia continua: «Ho 21 anni, sono in Italia da quando ne avevo 8 e sono incinta alla nona settimana.

Nessuno vuole questa gravidanza, e tanto meno questo bambino. La mamma è l’unica che tenta di darmi una mano, chiamandomi e regalandomi del cibo quando il mio patrigno non c’è. E’ stato lui infatti a cacciarmi di casa appena ha saputo della gravidanza, sostenendo che fosse motivo di vergogna il non avere di fianco il padre del mio bimbo. Quando ho comunicato la notizia della gestazione al mio ragazzo, lui mi ha risposto che non voleva saperne più né di me né del bimbo e ha chiuso ogni contatto».

La guardo con un grande dispiacere. Il suo viso è quasi senza colore e i lineamenti sono molto tesi. «Mi dispiace per tutto questo e capisco che debba sentirsi molto male. Dove si trova ora?». «Abito presso una mia amica, che potrà accogliermi solo fino a lunedì. Ma dopo?». Claudia non è una vagabonda. Ha lavorato come traduttrice, commessa e babysitter, ma attualmente è disoccupata da due mesi. «Suo padre sa della sua condizione?». «Non lo vedo da anni, dato che mia madre si è separata da quando ne avevo solo 3, chiudendo i rapporti con lui».

Claudia è veramente sola. Nessuno si occupa di lei. Nessuno ascolta le sue parole e le sue necessità. Il Centro di Aiuto alla Vita però si basa proprio sull’ascolto, ascolto attivo che ci fa trovare risorse impensate. Faccio il conto delle camere occupate nella nostra casa per le madri sole e mi rendo conto che un ultimo posto c’è.



«Se a lei fa piacere noi potremmo ospitarla da lunedì in avanti nell’appartamento dove già vivono altre 3 madri nella sua stessa condizione. Certo, bisognerà cercare di andare d’accordo, di dividersi i turni per le pulizie e di fare un po’ di vita comune. Che cosa ne dice?». «Sicuramente sarebbe una bellissima soluzione. Mi piacerebbe molto». E così, di corsa come al solito, interpelliamo Laura che si occupa delle nostre accoglienze. «Fissale un appuntamento per le 14.00, così la vedrò e le parlerò», dice Laura.

Claudia ora sorride. Sa che oltre all’alloggio potrà avere tutto il necessario per lei e il bambino che aspetta. «Finalmente avrò una persona a cui dedicare tutto il mio amore. Mi sembra una cosa bellissima».




Redazione Papaboys (Fonte www.uccronline.it/Paola Bonzi)

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