La delusione, espressa a caldo via Istagram, adesso è grande, ma Fede Pellegrini resta una delle nuotatrici più continue e longeve di sempre, la sua grandezza sportiva non è appesa alla medaglia di legno di Rio 2016. «Fa così male questo momento che non potrei descriverlo!! Non è un dolore di uno che accetta quello che è successo , anzi è un dolore di una che sa cos’ha fatto quest’anno… la determinazione che ci ha messo.. .la fatica che ha fatto»
Nell’era dei social network Federica Pellegrini sfoga la sua delusione su Istagram. Federica è sempre Federica, solida, lucida, onesta. Fede non si nasconde, non scappa: ha imparato sulla pelle che se sei una leggenda ci devi mettere la faccia nei giorni sì e in quelli no.
Su Istagram, accanto a una foto di spalle che guarda il villaggio olimpico di Rio, che è lo stesso che guardare il suo sogno andar via, una lettera di sfogo e ringraziamento, buttata giù di getto, con un’urgenza che non può badare alle virgole, cone pensieri spezzati che fanno scendere puntini di sospensione come se piovesse: «Eh già non è arrivata!! Fa così male questo momento che non potrei descriverlo!! Non è un dolore di uno che accetta quello che è successo , anzi è un dolore di una che sa cos’ha fatto quest’anno…la determinazione che ci ha messo…la fatica che ha fatto (la metafora di Fede è un po’ più diretta, ma sui giornali serve l’eufemismo ndr.)… I pianti per i dolori e per la fatica…lo svegliarsi la mattina e dopo 7 ore di sonno sentirsi come se ti avessero appena preso a pugni, quanta è ancora la stanchezza…Sì ho 28 anni….bla bla bla….ma ci credevo…ho combattutocon tutto quello che avevo e purtroppo ho perso…forse è tempo di cambiare vita …forse no….certo è che un male così forte poche volte l’ho sentito….colpa di nessuno anzi….volevo ringraziare tutte le persone che mi hanno fatto sentire in quest’anno come da molto tempo non mi sentivoMatteo Giunta (l’allenatore ndr.) che mi ha fatto volare a Filippo Magnini (il nuotatore suo fidanzato ndr.) che mi è sempre stato vicino in ogni momento a Marco Morelli (il fisioterapista ndr.) che ha curato le mie ferite… a Bruna Rossi (la psicologa ndr.) che ha curato la mia mente…. Grazie a tutti voi perché abbiamo dato tutti il massimo quest’anno ma purtroppo in questo sport si vince di centesimi e si perde di centesimi…e oggi qualcuno ci ha presentato un conto troppo salato da accettare…».
Viene voglia di abbracciarla, questa donna diventata grande, forse suo malgrado, in pubblico, senza nascondere le sue fragilità, ma mostrando la grande forza di restare mentre le avversarie passavano lasciando il posto ad altre più giovani e rampanti. E’ il destino dei campioni passare la mano, ma faremmo un torto alla carriera di una nuotatrice che passerà alla storia per la sua continuità se dicessimo oggi “solo” quarta.
Vale la risposta che Giorgio Cagnotto, tuffatore, non ancora maestro, avrebbe voluto dare a quelli che gli dicevano: «“solo” secondo?». Una risposta che ancora pensa e che non dava soltanto perché la sua educazione sabauda lo frenava: «Tu che lavoro fai? Saresti capace di farlo meglio del resto del mondo, lasciando che solo uno (ma potrebbero essere due o tre) lo faccia meglio di te?».
Meglio di te quel giorno, poi, che non vuol dire meglio di te sempre. Perché l’Olimpiade ha questo di ingrato: pretende un “qui e ora” ogni quattro anni, da agguantare il giorno giusto all’ora giusta, un tempismo che non tiene conto dell’umanità che è di tutti, anche dei campioni, che possono avere fatto tutto per bene, eppure trovare come tutti noi una giornata storta.
Federica, adesso forse fatica a crederlo, ha bisogno di smaltire la delusione, ma resta Federica Pellegrini: alla storia passeranno il suo argento di Atene, il suo oro di Pechino, i suoi dieci record del mondo e la sua continuità fin qui. Tutti gli altri saranno dettagli secondari. Non è un caso che la bandiera si affidi di solito a chi può solo aggiungere e nulla togliere al proprio essere campione, ai grandi per cui tutto quello che viene dopo è un di più.
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