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Gualtiero Bassetti, Giulio Brambilla o Francesco Montenegro: uno dei tre potrebbe essere il nuovo presidente Cei

I vescovi italiani hanno scelto la terna di nomi da sottoporre al Papa per la nomina del nuovo presidente della Cei. Oltre al cardinale arcivescovo di Perugia Gualtiero Bassetti, sono monsignor Francesco Giulio Brambilla, vescovo di Novara e il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento.

La scelta è avvenuta durante l’assemblea della Cei in corso in Vaticano fino a giovedi. Ora sarà Francesco a decidere la guida dei vescovi italiani.

E oggi ultima prolusione del cardinale Angelo Bagnasco da presidente della Cei. Il porporato ha messo in guardia dal populismo che pervade l’Europa, ed è tornato a chiedere più tutele per le famiglie e i giovani.

Il cardinale Bagnasco disegna il quadro di un’Italia che fa fatica ad uscire dalla crisi. Disoccupazione e povertà, crisi della natalità sono fenomeni che condizionano la società italiana, ma non solo.

Attenzione al populismo
Il populismo, figlio di “una democrazia apparente” in tutta Europa, prende piede: “Ci si chiede, pertanto, se serva veramente la gente, oppure se ne voglia servire; se intenda veramente affrontare i problemi o non piuttosto usarli per affermarsi. Con questo, il populismo non può essere snobbato con sufficienza: va considerato con intelligenza, se non altro perché raccoglie sentimenti diffusi che non nascono sempre da preconcetti, ma da disagi reali e, a volte, pure gravi”.

Non sostenere la famiglia è suicida
Ed ancora, la famiglia. “Quante volte abbiamo messo in guardia dalle derive antropologiche: esse, in nome dell’uomo, lo negano con costumi e leggi che sembrano rispettare la libertà, ma in fondo sono convenienti all’economia – dice il cardinale all’assemblea – Le famiglie, sul piano sociale, si sentono sostanzialmente abbandonate: sono urgenti politiche familiari consistenti nelle risorse e semplici nelle condizioni e nelle regole. Non sostenere la famiglia è suicida”.






Demografia in caduta libera
Ne consegue che ad oggi è sempre più difficile fare figli. Il cardinale mette in luce che “basterebbe, a questo proposito, accennare – e l’abbiamo fatto infinite volte – alla caduta libera della demografia: non è possibile che le politiche familiari siano sempre nel segno di piccoli rimedi, quando sono necessarie cure radicali. E che dire del dramma della disoccupazione? Il compito di mantenere le nostre aziende e di crearne di nuove è certamente di molti. Ma la politica in solido ha la responsabilità primaria non delegabile di creare le condizioni di possibilità e di incentivare in ogni modo la geniale capacità dei nostri lavoratori”.

Attenzione ai giovani
La classe politica, fa capire il cardinale, deve guardare di più ai giovani: “Molte volte abbiamo sollecitato la politica e la società civile perché abbiano una più giusta e concreta attenzione verso di voi: l’educazione integrale, l’accesso al lavoro, l’ascolto della vostra età, leggi che abbiano a cuore il futuro della società, un futuro che siete anzitutto voi stessi, … Tutto questo e altro ancora ci sta a cuore”.

Gli altri vescovi presenti all’assemblea, soprattutto dopo il dialogo col Papa ieri, assicurano la loro attenzione al mondo giovanile. L’arcivescovo di Taranto mons. Filippo Santoro:

“Conferma una dimensione di vicinanza, di essere amici, di stare insieme con loro. E’ chiaro, non tutti sacerdoti lo possono fare, se uno ha 80 anni non è che può farlo. Però che ci sia questo sguardo, questo cuore, questa attenzione. E poi richiamando l’esempio della tradizione italiana, anche, di far trovare loro lavoro, di sviluppare lavoro”.




Mons. Stefano Mainetti, vescovo di Montepulciano:

“Essere semplici, guardare l’essenza del Vangelo con molta fiducia nello Spirito Santo. Non ci sono problemi insormontabili per lo Spirito Santo”.

L’incontro di ieri col Papa è stato uno stimolo per tutti, dice l’arcivescovo di Matera, mons. Giuseppe Caiazzo:

“Ci ha incoraggiato molto come vescovi, anzi ha fatto un passaggio dove ha messo in evidenza che è molto più difficile il lavoro che noi dobbiamo fare all’interno delle diocesi con il clero, con i laici, che non il lavoro che lui deve fare da Papa nel rapporto con noi come vescovi. Per cui incontriamo molte più difficoltà noi che non lui”.

Sulla stessa linea l’arcivescovo vescovo di Norcia mons. Renato Boccardo:

“Nel dialogo con i vescovi si sono affrontate diverse questioni di pastorale pratica ordinaria. Qualcuno dei vescovi diceva: facciamo noi con il Papa quello che i nostri sacerdoti fanno con noi. Dunque questo dialogo, questa riflessione, questo mettere in luce i problemi, le difficoltà, le fatiche dell’evangelizzazione e sentire il Papa che si mette con semplicità al livello di un vescovo diocesano e che dice: ‘Quando io ero in Argentina facevo…. Mi è successo di incontrare … E allora…’. E’ dunque il Papa che condivide la sua esperienza personale, che diventa un arricchimento per tutti noi”.

di Alessandro Guarasci per la Radio Vaticana

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