RIFLESSIONE SUL VANGELO DI QUESTO MARTEDI’ – La comunità vive se osserva delle regole perenni, che sono la fonte della sua stessa vita. La prima regola, quella che è a fondamento di ogni verità, che dona verità a tutte le altre, che ci rende veri strumenti per l’edificazione della comunità del Signore, che è la sua Santa Chiesa, vuole, stabilisce, ordina, comanda che ognuno di noi si faccia il più piccolo, l’ultimo di tutti. Mentre nel mondo di governa dall’alto, ponendosi sopra gli altri, nella comunità del Signore si governa servendo dal basso, divenendo ognuno più piccolo di tutti, anzi facendo a gara per divenire l’ultimo degli ultimi. Come nel mondo si fa a gara per essere il primo di tutti sempre in ogni campo, nella comunità dei discepoli del Signore la gara è in senso contrario: si studia, si prega, ci si impegna, ci si esercita per essere sempre l’ultimo di tutti, il servo di tutti, come occupare l’ultimo posto.
La seconda regola vuole che ognuno sia perfetto, esemplare in ogni virtù. Ognuno pertanto è chiamato ad impegnarsi ad evitare lo scandalo, ogni scandalo, di qualsiasi natura, sia quello dell’immoralità come anche quello della sua scienza di fede. La scienza della fede sempre bisogna viverla governata dalla più alta carità verso il fratello più piccolo nella fede. Non sempre si deve agire secondo la fede, sempre però secondo la carità. La regola della fede vuole che si agisca partendo sempre dalla fede del più piccolo, mai da quella del più forte, più robusto, più cresciuto in essa. Si deve rinunciare alla scienza, al diritto, al giusto per noi, perché il Vangelo non venga compromesso nel cuore dei fratelli che ancora non hanno la nostra stessa maturità.
La terza regola che il brano odierno ci pone dinanzi al cuore è seriamente impegnativa. La comunità cristiana non esclude, include; non allontana, avvicina; non manda via, cerca; non si separa dal peccato, gioisce per la sua conversione. Il tramite della conversione del peccatore è però il cristiano. Chi è allora il discepolo di Gesù? È colui che vive esclusivamente per operare salvezza, redenzione, giustificazione a prezzo della sua stessa vita. La sua vita è consegnata al Padre come strumento di redenzione, come sacrificio per il peccato del mondo.
Se la mia vita è stata offerta a Dio per la redenzione dei miei fratelli, tutto devo vivere in funzione della redenzione. Se il fratello si allontana, lo cerco. Se pecca, lo perdono, lo accolgo. Se si smarrisce, gli indico la via della verità e della giustizia. Se perde Cristo, glielo mostro in tutta la sua misericordia, bontà, carità, verità. Se si stanca, divengono il suo bastone, il suo piede. Facendo tutto per il fratello, facendosi tutto a tutti, per tutti, sempre, senza mai giudicare, condannare, criticare, mormorare, ma sempre manifestando tutto l’amore di Gesù Signore, si diviene operatori di vera salvezza.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vera comunità di Gesù. A cura del Movimento Apostolico