Israele voleva – nelle trattative di questi giorni – garanzie per la smilitarizzazione della Striscia; Hamas vuole la fine del blocco e le aperture dei passaggi. Almeno 100mila palestinesi hanno avuto le case distrutte dai raid. Il bilancio dei morti: 2016 fra i palestinesi, in maggioranza civili; 67 fra gli israeliani; in maggioranza militari.
Un nuovo cessate-il-fuoco di 24 ore era stato varato sulla Striscia di Gaza, estendendo la tregua di cinque giorni sottoscritta dalle delegazioni israeliana e palestinesi riunite al Cairo.
Questo nuovo periodo di tregua era stato lanciato poco prima della mezzanotte di ieri, nella speranza di giungere a un accordo più stabile.
Israele esige garanzie perché la Striscia sia demilitarizzata e per questo vuole controllare i passaggi verso Gaza; Hamas vuole la fine del blocco e la riapertura dei passaggi con Israele e l’Egitto.
Personalità di Fatah dicono che entrambi i contendenti stanno mostrando “flessibilità”: è probabile che in breve tempo vi sia una maggiore apertura dei passaggi a persone e merci, rimandando quelle del porto e dell’aeroporto della Striscia.
Israele vuole anche garanzie che nella ricostruzione delle città devastate dai raid israeliani, non si ritorni a costruire tunnel sotterranei per possibili attacchi terroristi. L’Onu si è detta favorevole a fungere da controllore.
Robert Serry, inviato Onu per il Medio oriente, ha dichiarato che almeno 100 istituzioni dell’Onu sono state colpite dai raid. Oltre 16mila edifici e abitazioni di palestinesi sono stati distrutti, lasciando senza casa più di 100mila abitanti.
Quest’ultima guerra di Gaza, durata quasi un mese, dalla parte palestinese ha fatto 2016 morti e 10196 feriti. Fra le vittime, 541 sono bambini, 250 donne, 95 anziani.
Nel campo israeliano vi sono stati 67 morti, dei quali tre civili, fra cui un migrante thailandese. L’esercito israeliano ha confermato che cinque dei soldati sono stati uccisi da “fuoco amico”. (Fonte: AsiaNews/Agenzie)
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