Don Marek è stato ordinato sacerdote lo scorso 22 giugno a Roma. Ci racconta la storia della sua vocazione.
Un’ipotesi di vita cominciata sui banchi di scuola, nell’ora di religione, scoprendo che gli Apostoli erano talmente colpiti da quello che Gesù diceva che, quando Lui andava via, loro semplicemente lo seguivano.
Guardando alla mia vocazione, vedo tante cose che mi stupiscono. Ciò che mi sorprende di più è rendermi conto da quanto tempo Dio abbia preparato questa strada per me. Il ricordo più lontano, legato alla vocazione, risale agli inizi degli anni ‘90, quando facevo le elementari. Durante l’ora di Religione, il nostro parroco ci spiegava chi erano gli apostoli. Secondo lui, gli apostoli erano talmente colpiti da quello che Gesù diceva che, quando Lui andava via, loro semplicemente lo seguivano
.In quel momento, ricordo che pensai tra me: “Ma sì, questa è l’unica cosa giusta! Se incontro uno così, non lo lascio semplicemente andare via! Vale la pena seguirlo dovunque vada”. Questo “dovunque vada” ha preso poi, nella mia vita, forme e distanze imprevedibili, non solo in quel momento. Ma l’intuizione originale era giusta: uno così vale la pena di seguirlo.
Penso poi agli incontri con vari preti, alcuni dei quali erano anche miei parenti, racconta Sancarlo.org. Sono loro grato perché mi hanno fatto vedere la grandezza e la bellezza della vocazione sacerdotale. In modo particolare, ricordo l’incontro con il movimento di Comunione e liberazione. Partecipai alla mia prima scuola di comunità solo a causa dell’invito di una bella ragazza. Non avrei mai potuto immaginare per che cosa Dio avrebbe utilizzato quella simpatia.
Riconosco che il momento decisivo per la mia vocazione è accaduto quando la proposta del movimento è entrata pienamente nella mia quotidianità. Questo si è concretizzato nella condivisione dell’appartamento con un amico della comunità. La casa di Praga della Fraternità san Carlo è divenuta per noi il modello da seguire per vivere pienamente il carisma di don Giussani. Certamente, la nostra vita era diversa da quella dei preti che abitavano lì. Però, per imparare a vivere l’attenzione all’altro, la condivisione della vita e la preghiera in comune
(l’Angelus al mattino e il Memorare la sera), l’aiuto della casa della San Carlo fu insostituibile. Guardare a loro, ha fatto sorgere in me la domanda: “Non voglio forse vivere anche io la stessa cosa?”.Ora sono parte della stessa casa. Sono insegnante di Fisica e Religione in una scuola cattolica a Praga. Faccio anche il cappellano. Mi trovo così bene che quest’anno non c’è stato un giorno in cui non sia andato volentieri al lavoro. Guardando però al mio passato, capisco sempre di più che questo gusto di lavorare, questa voglia di stare con gli studenti, sono dovuti al fatto che ogni sera torno volentieri a casa.
I miei confratelli, anche nei gesti più semplici, mi ricordano Chi mi ha chiamato, Chi mi ha affidato quel compito che svolgo e Chi sta sempre accanto a me. Creano per me una casa che voglio abitare perché lì posso stare con il Signore. E posso rispondere alla sua chiamata con una letizia che non proviene da questo mondo.
Di Marek Mikulastik per Sancarlo.org
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