Fatima si manifesta come un’irruzione della luce di Dio nelle ombre della Storia umana. All’alba del XX secolo, nell’aridità della Cova da Iria, ha echeggiato la promessa della misericordia, ricordando ad un mondo trincerato in conflitti ed ansioso di una parola di speranza, la buona novella del Vangelo, la buona notizia di un incontro promesso nella speranza, come grazia e misericordia.
«Non abbiate paura. Sono l’Angelo della Pace. Pregate con me.»
E’ con un’invito alla fiducia che si inaugura l’avvenimento di Fatima. Precursore della presenza della luce di Dio che dissipa la paura, l’Angelo si annuncia per tre volte ai veggenti nel 1916, con una chiamata all’adorazione, atteggiamento fondamentale che li deve predisporre ad accogliere i disegni di misericordia dell’Altissimo. E’ questa convocazione al silenzio, abitato dalla presenza traboccante del Dio Vivo, che si vede rispecchiata nella preghiera che l’Angelo insegna ai tre bambini: Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo.
Prostrati a terra in adorazione, i piccoli pastori comprendono che lì si inaugura una vita rinnovata. Dall’umiltà della prostrazione di tutta la loro esistenza in adorazione, sarebbe scaturito il dono fiducioso della fede di chi si fa discepolo, la speranza di chi si sa accompagnato nell’intimità dell’amicizia con Dio e l’amore come risposta all’amore inaugurale di Dio, che porta frutti nel prendersi cura degli altri, soprattutto di coloro che sono messi ai margini dell’amore, di coloro che «non credono, non adorano, non sperano e non amano».
Quando ricevono l’Eucaristia dall’Angelo, i pastorelli vedono confermata la loro vocazione ad una vita eucaristica, ad una vita fatta dono a Dio per gli altri. Accogliendo, nell’adorazione, la grazia dell’amicizia con Dio, sono coinvolti, attraverso il sacrificio eucaristico, con l’offerta totale della loro vita.
«Volete offrirvi a Dio?»
Nel maggio del 1917, la Signora piena di grazia si annuncia riversando la luce di Dio, nella quale i veggenti si vedono «più chiaramente di come ci vediamo nel migliore degli specchi». Nell’esperienza mistagogica della luce emanata dalle mani della Signora, i piccoli pastori sono riempiti da una presenza che si imprime indelebilmente nel loro intimo e li consacra testimoni profetici della misericordia di Dio che, fino al termine della storia, illumina la trama del dramma umano.
Il segreto che a Fatima viene offerto è precisamente rivelazione del mistero umano alla luce di Dio. Nelle immagini che si susseguono allo sguardo di Giacinta, Francesco e Lucia, si offre la sintesi del difficile dramma della libertà umana. La visione dell’inferno è memoriale della storia che si apre su altri orizzonti, più definitivi dell’immediato, e di Dio che desidera tanto questo incontro escatologico, in cui la persona è recuperata per l’amore, quanto stima la libertà della persona stessa. Così, anche la visione della Chiesa martire – che, guidata dal vescovo vestito di bianco, attraversa le rovine della grande città, portando la sua sofferenza e la sua preghiera, per prostrarsi infine davanti alla Croce – evoca una storia umana soffocata nelle rovine dei suoi conflitti e dei suoi egoismi, ed una Chiesa che porta queste rovine, quale via crucis, per offrirsi infine a Dio in dono totale, davanti alla Croce, simbolo del dono totale dello stesso Dio. Questa Chiesa è seme di un altro modo di vivere pieno di grazia, a immagine del Cuore Immacolato di Maria. Il cuore di chi si consacra a Dio, per la Sua misericordia, è immacolato e per la Chiesa, unto nella missione. Il segreto che a Fatima viene offerto è rivelazione della speranza certa che, alla fine, questo Cuore Immacolato pieno di grazia trionferà.
Il modo d’essere credente del Cuore Immacolato è l’offerta di sè come preghiera e come sacrificio.
La Signora del Rosario invita insistentemente i veggenti alla preghiera, a questo luogo di incontro in cui si radicherà la loro intimità con Dio. I tratti concreti della preghiera chiesta a Fatima sono quelli del rosario, ricordato dalla Signora in ciascuna delle sei apparizioni, sotto il segno dell’ urgenza. In questa pedagogia umile della fede orante, il credente è chiamato ad accogliere i misteri del dono supremo di Cristo nel suo cuore e a lasciarsi interpellare dal Suo amore che redime le ferite della libertà umana. Che il rosario sia indicato come cammino per la pace è segno che l’accoglienza del Verbo riempie di grazia il cuore umano, prigioniero dell’egoismo e della violenza, e pacifica la storia con il coraggio degli umili.
L’intimità con Dio trasforma la vita in sacrificio per i fratelli, specialmente quelli su cui ricade lo sguardo misericordioso di Dio. Il dono di sé, ecco cosa significa il sacrificio. Amato come figlio, il cuore umano si rinnova a immagine del Padre e assume tutto il Suo ardore per l’umanità. Di fronte ai drammi del mondo, la libertà, centrata in Dio, si coinvolge nei Suoi disegni di misericordia che abbracciano ogni donna, ogni uomo, nella missione del Figlio di riconciliare e di riunire tutti in un solo gregge (Gv 10,16). Nella difficile grammatica del sacrificio, la vita è coraggiosamente assunta nella sua verità e la libertà è smussata attraverso il dono di sé.
In tal modo, nella trasparenza di questo dono di sé agli altri, fluisce l’invito alla consolazione del Dio di ogni consolazione (2 Cor 1,3). Nello sconcerto di questo invito si manifesta la vera amicizia con Dio. Lo sguardo nell’intimo di Dio fa scoprire la Sua tristezza, di fronte ai vuoti d’amore dei drammi della storia e delle libertà umane, e si lascia commuovere, in modo da desiderare subito di consolare lo stesso Dio.
Nell’ultimo incontro con la Signora del Rosario, in ottobre, la speranza nella promessa del trionfo del Cuore pieno di grazia è sigillata con la benedizione di Cristo.
«Grazia e Misericordia.»
L’avvenimento di Fatima fuoriesce dai confini della Cova da Iria. La parola conclusiva di questo evento è offerta a Pontevedra e Tuy alla veggente Lucia, tra il 1925 e il 1929. Il Cuore Immacolato di Maria, che già si era offerto come «rifugio e cammino che conduce a Dio», si dà, ancora una volta, come grembo materno disposto ad accogliere i drammi della storia degli uomini e degli uomini della storia che ad esso si consacrano e per affidarli al Cuore misericordioso di Dio. Il Cuore dell’Immacolata raffigura la vocazione di ciascuna donna, di ciascun uomo, da sempre sognati per la grazia. La consacrazione a questo Cuore pieno di grazia afferma la certezza che la vocazione dell’uomo è la vita piena in Dio. A questo orizzonte si dirige anche il nucleo della richiesta della comunione riparatrice nei primi sabati. Questi sabath, giornate consacrate all’incontro con Dio, sono immagine di una vita consacrata tutta a Lui.
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Alla fine, tutto è «Grazia e Misericordia». Il mistero della comunione trinitaria, luce che attraversa l’intero avvenimento di Fatima, rivela sé, ancora una volta, per ricordare che il Cuore compassionevole di Dio si fa dono. Il fatto che la testimonianza fragile di tre bambini di un remoto villaggio della Serra d’Aire promuova, fino ai confini della terra, l’incontro con questa luce del Cuore misericordioso di Dio, è appena segno, confermato anche alla Cova da Iria, che la storia definitiva si costruisce con la forza di Dio che opera nella disponibilità degli umili.
Redazione Papaboys (Fonte www.fatima.pt)
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