RIFLESSIONE SUL VANGELO DI QUESTO MERCOLEDI’ – Nella seconda metà del secolo VIII a.C. l’Assiria devastò il Medio Oriente, e fu un pericolo anche per la Guidea. Isaia fa qui una riflessione sulle vicende della storia: anche gli avvenimenti più grandi e crudeli sono solamente un “bastone nella mano di Dio”, che se ne serve per purificare i suoi eletti; ma guai se tale strumento pone se stesso al posto di Dio! La storia umana è pervasa di potenti sconsiderati, i quali credono di guidare il mondo sostituendosi al Signore. Le conseguenze sono le guerre, la distruzione e la morte. Il “prurito dell’onnipotenza”, purtroppo non contagia solo i grandi, ma anche tantissimi altri. Chiediamoci, vogliamo diventare come Dio (secondo quanto ci insegna la Scrittura), oppure vogliamo metterci al suo posto?
Gesù, nel Vangelo odierno, esprime al Padre la propria compiacenza per la scelta dei più insignificanti e al contempo apre uno spiraglio sul mistero della loro vicendevole comunione. Solo chi non presume di sé può entrare nell’intimità con il Signore; perché “lui rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili, rimanda i ricchi a mani vuote e soccorre i suoi servi”. La superbia e l’arroganza non sono le chiavi giuste per vedere Dio. E’ necessaria una forte dose di umiltà per essere riconosciuti da Gesù, come i piccoli a cui vengono rivelate le cose del regno. Di fronte all’accoglienza da parte dei piccoli, Gesù prova grande gioia e, spontaneamente, la trasforma in preghiera di giubilo e di ringraziamento. I sapienti, di quel tempo, avevano creato una serie di leggi attorno alla purezza legale, che poi imponevano al popolo in nome di Dio. Essi pensavano che il Signore esigesse tutte quelle osservanze, perché il popolo potesse avere pace. Ma la legge dell’Amore, rivelata da Gesù, afferma una verità ancora più sconcertante: quello che conta, non è solo ciò che facciamo per Dio, ma piuttosto quello che Lui, nel suo grande Amore, fa per noi! I piccoli ascoltavano questa buona novella e si rallegravano, al contrario dei sapienti e degli intelligenti. Oggi, come in quel tempo, Gesù insegna molte cose ai poveri e ai piccoli, i quali sono tenuti a margini perché considerati “non degni di attenzione” e “senza credenziali”. Il grido dei piccoli è soffocato dalla superbia. Farebbero bene a diventare alunni dei piccoli, ai quali Gesù continua a rivelare le cose più importanti. a cura di don Salvatore Lazzara