Nasce la Rete contro l’odio social. Ecco di cosa si tratta
Contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio, dai fenomeni di disinformazione…
Da Vatican News/Fausta Speranza – La neonata Rete, presentata oggi con una conferenza stampa online, si occuperà di ricerca, condivisione di buone pratiche di narrazione corretta e accurata, di promozione di percorsi educativi e formativi per sensibilizzare la società civile su un fenomeno galoppante, al quale non ci si può abituare.
Tra i promotori tre ONG che operano a livello internazionale (Action Aid Italia Onlus, Amnesty International Italia, COSPE Onlus), che hanno coinvolto diverse asociazioni e studiosi.
Del fenomeno e della doverosa reazioni a tutti i livelli della società, abbiamo parlato con Federico Faloppa, docente di Linguistica all’Università Reading in Gran Bretagna:
“Sono i numeri – spiega Federico Faloppa – che raccontano l’ampiezza della compagine che ha dato vita alla prima Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio.
I numeri – 5000 denunce in pochi anni – evidenziano l’importanza e la forza del progetto, unico nel suo genere, perché capace di riunire le più importanti realtà che da diverso tempo si occupano di mappare e combattere i discorsi e i fenomeni di odio: di particolare rilievo, l’approccio multidisciplinare che consente di coprire tutti i territori che è necessario presidiare per un’efficace azione, dalla ricerca alla proposta normativa, fino agli interventi nelle scuole per combattere bullismo, discriminazioni e intolleranze e per favorire la cultura dell’inclusione.
Di fronte alla sempre più violenta e pericolosa pervasività dei discorsi e dei fenomeni di odio ad essi collegati – sottolinea – diventa urgente coordinare le diverse iniziative per dar vita a una risposta davvero incisiva. Da qui, la creazione della Rete, tra le cui finalità spiccano gli elementi individuati anche dall’Unesco e dal Consiglio d’Europa come necessari per affrontare il fenomeno dello hate speech: dal contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio, dai fenomeni di disinformazione da cui essi traggono origine alla creazione e promozione di narrazioni corrette e accurate e narrazioni alternative.”
Le prime adesioni all’iniziativa
Oltre alle ong hanno aderito all’iniziativa otto associazioni tra cui ASGI-Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, ARCI, Associazione Carta di Roma, Associazione Giulia Giornaliste, Lunaria, Pangea Onlus, Vox-Osservatorio italiano sui Diritti, etc. Partecipano inoltre ricercatori provenienti da otto università (Bicocca, Bologna, Firenze, Padova, Reading (Uk), Statale Milano, Trento, Verona) e tre centri di ricerca (Cnr Palermo; Centro per le scienze religiose e Centre for information and communication technology della Fondazione Bruno Kessler); un centro studi (Cestudir Venezia); due osservatori (Oscad-Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, Osservatorio di Pavia); il Consiglio Nazionale Forense e la Commissione diritti fondamentali della Camera penale di Venezia. Partecipa al confronto promosso dalla Rete l’Unar – Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali.
Dell’impegno sul piano della formazione, parla Silvia Brena, giornalista e docente di Facoltà di Teorie e tecniche della Comunicazione all’Università Cattolica di Milano:
Silvia Brena spiega che, tra i vari progetti per assicurare una narrazione alternativa a quella che rientra nella definizione di hate speech, la Rete promuoverà da settembre una serie di webinair su tematiche inerenti. L’obiettivo – sottolinea Brena – è quello di assicurare un’informazione e una formazione che possano contrastare le fake news, che sono il primo grave scalino dell’incitamento all’odio. La disinformazione purtroppo dilaga e – spiega Brena – quella che è imperversata attraverso whatsapp durante il periodo di lockdown è stata incredibilmente condivisa e ripostata. Dare false notizie è il modo più facile e immediato per alimentare rancore e risentimento nelle persone. Dunque, Brena spiega che i seminari online si riprometteranno di offrire seria informazione su quei temi sui quali invece si ritrovano più distorsioni sui social.
Redazione Papaboys