Categorie: Pax et Justitia

Hassad: la vera rivoluzione non risponde ai poteri internazionali

Emergenza Siria: bambini costretti a combattere dai terroristi.

Propongo alla vostra lettura, alcuni stralci dell’intervista rilasciata dal Presidente della Siria Hassad, all’APF. Naturalmente, le parole del Presidente, non hanno avuto risonanza mediatica. Sii cerca in tutti i modi di far crollare il “sistema siriano”, propagandando menzogne e bugie. Il governo non può essere eletto dai mezzi di comunicazione pilotati dai poteri politici internazionali. Deve essere il popolo a scegliere democraticamente i propri governanti. Ecco le parole di Hassad: Sulla situazione attuale: “In ogni battaglia, le possibilità di vittoria e la perdita sono sempre presenti, ma quando difendiamo il nostro paese, c’è una sola alternativa: vincere. Perché se la Siria perderà la battaglia, vorrà dire caos in tutto il Medio Oriente. Non si tratta solo di Siria. Non è una rivolta popolare contro un regime che opprime il suo popolo o una rivoluzione per la democrazia e la libertà, come è stata presentata dai media occidentali. Tutte queste bugie sono ormai chiare a tutti. Una rivoluzione popolare non dura 3 anni e poi fallisce. Una rivoluzione non risponde alle agende esterne. Per quanto riguarda gli scenari in questo tipo di battaglia ce ne sono ovviamente molti, si può andare da uno scenario a dieci. Ma tutti sono per difendere la patria e non fuggire. La fuga non è un’opzione in questo caso. Devo essere in prima linea come difensore della patria. Questi sono gli unici scenari dal primo giorno della crisi fino ad ora”.

Su Ginevra2: “qualsiasi iniziativa, sia questa o un’altra, deve assolutamente essere il risultato di un dialogo tra i siriani stessi … qualsiasi iniziativa deve essere collettiva e provenire da tutte le forze politiche presenti in Siria e dal popolo siriano in generale. Questa domanda ci poniamo come governo: quando negozio con chi lo faccio? A Ginevra, ci dovrebbero essere più parti. Non sappiamo chi verrà. Ci dovrebbero essere più parti, oltre al governo siriano. Tutti sanno ormai che alcuni dei soggetti con i quali si potrebbe negoziare non esistevano e sono apparsi durante la crisi grazie ai servizi d’intelligence stranieri, in Qatar, Arabia Saudita, Francia, Stati Uniti o in altri Paesi. Quando mi siedo con questa gente, vuol dire negoziare con questi Paesi. E’ logico che la Francia sia parte della soluzione in Siria così come il Qatar, gli Stati Uniti, l’Arabia Saudita e la Turchia, per esempio? Questa è una follia. Quando negoziamo con queste forze, stiamo negoziando con i Paesi che sostengono il terrorismo e che lo supportano in Siria. Ma ci sono altre forze di opposizione siriane, con un ordine del giorno nazionale. È possibile negoziare con loro – come ho detto – sulla visione del futuro della Siria. Possono aiutarci a gestire lo stato siriano, nel governo e nelle varie istituzioni. Ma qualsiasi accordo con qualsiasi parte, sia a Ginevra o in Siria, deve assolutamente ottenere l’approvazione del popolo attraverso un referendum generale. La maggior parte delle forze ribelli che commettono atti terroristici non hanno alcuna agenda politica. Alcuni di loro sono bande di briganti, altri – come sapete – sono organizzazioni takfiriste che mirano a stabilire emirati estremisti islamici o qualcosa del genere. Tutte queste forze non sono in alcun modo limitate da Ginevra”. E ancora sull’opposizione all’estero: “L’anno scorso , hanno sostenuto di avere in pugno il 70% della Siria. Ma non osano entrare nel 70% del terreno presumibilmente conquistato. Sono arrivati alla frontiera per una mezz’ora e poi sono fuggiti. Come possono diventare membri del governo? Un ministro può forse esercitare le sue funzioni dall’esterno (del Paese)? Tali idee sono del tutto irreali. Possono essere considerate come uno scherzo”.

Riguardo le notizie che l’esercito arabo siriano ucciderebbe i civili: “In generale nella maggior parte dei casi, quando i terroristi entrano in una regione, i civili vanno via. Altrimenti perché ci siamo spostati? La maggior parte degli sfollati in Siria – e se ne contano a milioni – hanno lasciato le loro regioni quando i terroristi sono entrati. E’ quindi impossibile che ci siano civili dove ci sono gruppi armati … L’esercito sta combattendo terroristi armati. Ci sono stati casi in cui i terroristi hanno usato i civili come scudi umani.  Per quanto riguarda le vittime civili, purtroppo accade in tutte le guerre. Non esistono guerre pulite che non fanno vittime tra i civili. È nella natura della guerra. La soluzione è quella di fermare la guerra, nessun’altra Se uccidi il tuo popolo, il popolo si solleverà contro di te e lo stato non può resistere che per pochi mesi. Cadrà per forza. Se si resiste per tre anni è grazie al sostegno del popolo”. Sulla sua candidatura alle prossime elezioni: “Io non sono il tipo che si aggrappa al potere. In ogni caso, se il popolo siriano non vuole che io rimanga presidente, è chiaro che ci sarà un altro presidente. Se c’è una volontà popolare, se il popolo mi vuole come candidato, non esiterei un secondo a farlo. In breve, possiamo dire che c’è una buona probabilità che mi possa candidare”.  Per la traduzione integrale dell’intervista, clicca sul link: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=571311779610918&set=a.559673674108062.1073741828.559663570775739&type=1&theate

Sul terreno prosegue l’avanzata e i successi dell’esercito arabo siriano. In particolare: Nella provincia di Damasco, dopo Zabadaneh, Maddaya, Barzeh, Beit Saham e Bebella, è ora il turno della città di Harasta. Grande importanza ha avuto la rimessa in sicurezza della zona di Barzeh, una delle roccaforti della bande armate jihadiste, riconquistata dall’esercito arabo siriano grazie alla preziosa collaborazione della popolazione locale. Centinaia di famiglie, fuggite quando le bande estremiste avevano invaso e occupato la zona, hanno potuto finalmente fare ritorno alle loro abitazioni. Continuano i combattimenti nelle montagne di Qalamoun, dove decine di miliziani sono stati uccisi nel loro sesto tentativo di attaccare la comunità cristiana di Saydnaya, posta in posizione strategica. Tra loro almeno 4 sauditi. La lenta avanzata prosegue anche ad Aleppo, soprattutto nella periferia orientale della città. Tra le vittime recenti, figura anche un noto alqaedista saudita: Abdullah Saleh Sulaiman al-Zabbah, soprannominato Abu Ali al-Kacimi, che già aveva combattuto in Pakistan e Afghanistan prima di unirsi alle bande alqaediste in Siria. Si trattava dell’11° di 47 terroristi rilasciati dal ministero degli Interni saudita per andare in Siria. Nel governatorato di Homs, l’esercito siriano si appresta a recuperare la cittadella di al-Hosn, nella città di TalKalakh, non lontana dal confine libanese. Secondo al-Alam, vi sarebbero trincerati da quasi otto mesi circa 250 miliziani di Jund al-Sham, alleati di Daash. Tra loro, un terzo sono libanesi e palestinesi di Fatah al-Islam e sono guidati dal libanese Khaled al-Mahmoud. Ma non si placano nemmeno gli scontri tra bande per vendette reciproche e tentativi di supremazia, con il beneplacito dell’esercito arabo siriano. a cura di Francis Marrash

Emergenza Siria: Il presidente Hassad, parla alle forze politiche del parlamento.

Le fonti dell’articolo sono tratte dalla pagina FB: “Syria, l’altra faccia della rivolta”.

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