Ho asciugato il sangue a Padre Pio. Il racconto di Fra Daniele Natale, l’assistente di San Pio, in quella notte particolare, nella quale ha asciugato il Santo frate dal sanghe che gli colava.
«Una notte, erano circa le tre meno dieci, mi sveglio improvvisamente: un’ondata di profumo
aveva invaso tutta la stanza; avvertivo un’atmosfera celestiale che infondeva gioia e
inebriava spirito e corpo. Dico: “Che succede questa mattina? Ci sono gli angeli?…” Accendo la luce per accertarmi se ci sono realmente;… Niente… . Non volevo che terminasse quell’ atmosfera; mi sono rannicchiato nel letto sforzandomi di pregare, ma non mi sentivo soddisfatto; mi sono messo in ginocchio sul letto, cercando di stare in equilibrio, ma neanche in quella posizione ero soddisfatto. Mi sono alzato dal letto e inginocchiato per terra, rivolto verso la porta di fronte alla quale, anche oggi, c’è una porticina dalla quale si vede la Chiesetta antica e si accede al quadro miracoloso della Madonna delle Grazie.
Tale venerata immagine veniva prelevata solo in circostanze particolari, specie durante la festa patronale, essendo compatrona con San Giovanni Battista di San Giovanni Rotondo. Mentre pregavo Gesù e la Madre Celeste, avverto, come uno che viene da lontano, un camminare pesante e strascicante condotto affannosamente, che si avvicinava e si
ferma davanti alla mia porta.
La porta si apre, era socchiusa, ed entra Padre Pio. Mi porge la mano da baciare da entrambe
le parti, era senza guanti, poi, con voce stanca e supplichevole mi dice: «Aiutami!
Aiutami!…»; questa richiesta me la rivolge per ben quattro volte. Non sapevo cosa pensare o
fare… . Aiutarlo in che cosa? Come?
Pensavo che certamente gli era capitato qualcosa di serio; forse gli era caduto il letto…,
ma di nuovo la voce accorata del Padre mi dice: «Vienimi ad aiutare un poco!».
Rispondo: «Sì, sì Padre, vengo subito». Essendo già vestito, perché a quei tempi si usava
riposare con l’abito, mi metto al fianco del Padre e, prendendolo sottobraccio, ci incamminiamo verso la sua cella.
Altre volte ho visto Padre Pio sofferente, mai come quella mattina: stanco, malfermo,
afflitto, tanto che non si appoggiava semplicemente a me, ma era letteralmente accasciato, al punto che lo sostenevo faticosamente. Arrivati dinanzi alla stanza n. 5, che Padre Pio ha
occupato fino al 1948, ci fermiamo e il Padre m’invita ad entrare nella Cappellina, situata di
fronte a questa stanza. In questa cappella Padre Pio ha celebrato la S. Eucarestia,
particolarmente nel periodo della sua segregazione (11 Giugno 1931 – 16 Luglio 1933).
Entriamo. Il Padre, dopo aver acceso la luce, mi accompagna fino all’altarino della Madonna
Immacolata. Un altarino bello, nella sua semplicità, con un dipinto alla base che raffigura il
sacrificio d’Isacco. Davanti all’altare disse: «Figlio mio, aiutami! Prega pr me. Aiutami con
la preghiera!».
pregare, pensando quale grazia poteva desiderare da Gesù. Mi dicevo: «Proprio a me chiede
aiuto?».
Cercavo di pregare con tutte le mie forze e la migliore volontà. Più mi sforzavo di
concentrarmi nella preghiera, più mi veniva sonno; un sonno pesante e profondo; un torpore
terribile mi opprimeva la mente. Questo fatto non mi era mai accaduto; ad un certo momento caddi addormentato sulla pedana dell’altare. Padre Pio si alza dal suo posto e viene verso di me. Nel sentire i suoi passi mi sveglio e penso: «Dio mio! Il Padre mi aveva detto di pregare ed io non sono stato capace: mi sono addormentato!».
Avvicinatosi, mi supplica: «Prega, prega per me!».
Nella sua voce affannosa traspare una sofferenza tale che mi ferisce profondamente il cuore,
da farmi piangere.
Rispondo: «Sì, sì Padre!… . Sì, sì Padre…». Avevo vergogna di dirgli: «Padre, non ci
riesco…, mi viene sonno…».
Non faccio in tempo a vedere arrivare Padre Pio al suo posto di preghiera che io,
pesantemente, ricado addormentato.
Dopo un po’ di tempo, un’altra volta, il Padre si avvicina e ripete: «Figlio mio, aiutami,
aiutami!».
Questa volta penso di vincere il sonno, mettendo le mani sotto le ginocchia; pensavo: «Sentirò del dolore…, mi faranno male, ma così resterò sveglio e potrò pregare»; ma neppure in quel modo vinsi il sonno.
Finalmente interviene il Padre a liberarmi da quella situazione; si avvicina e dice: «Aiutami,
accompagnami nella stanza».
Per tutto quello che mi era capitato, mi vergognavo persino di stargli vicino: Padre Pio era
venuto a chiamarmi per essere aiutato nella preghiera ed io non c’ero riuscito. In quel
momento ho pensato all’esperienza degli apostoli nel Getsemani, nell’orto degli ulivi.
solo la croce, ma Gesù stesso, sulle proprie spalle. Arrivati alla stanza apro la porta ed
accendo la luce. Padre Pio si svincola dal mio braccio e, fatto qualche passo, si apoggia al
muro. Mentre gli preparo il letto sento dei gemiti di dolore ed ancora la sua voce che dice:
“Autami! Aiutami”.
Lo guardo e vedo il suo volto che gronda sangue. Istintivamente mi avvicino a lui e, col
fazzoletto che avevo nella manica, gli asciugo il volto. Nell’asciugarlo, vedo nel volto,
delle ferite che si chiudono; ferite che non notavo prima. In quel momento ho pensato alla
coronazione di spine. Padre Pio aveva sofferto la coronazione di spine: coronazione prima
invisibile e poi visibile.
Dopo aver terminato di asciugare il sangue, Padre Pio, stremato fisicamente mi dice: «Portami a letto». Lo prendo sotto braccio e l’aiuto a sedersi sul letto. Lo guardo. Aveva un aspetto diverso, era tutto diverso; il suo volto emanava uno splendore che lasciava incantati.
Mi dice: «Grazie figliolo, grazie». Rispondo: «Padre, non mi dite grazie perché mi vergogno.
Non sono stato capace di fare niente. Non…».
Padre Pio m’interrompe e dice: «Tu non sai quello che hai fatto per me».
Quello che ho visto e vi ho raccontato non è stato un sogno ma una realtà; vera… vera…
vera. »
Fonte: I racconti di Fra Daniele Natale
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