Ferdinando Botero è in mostra a Palermo con la via Crucis. «Ammiro papa Francesco e dipingerò la strage degli innocenti nel Mediterraneo»
Per troppi decenni il celebre pittore e scultore colombiano Ferdinando Botero è stato accusato di “leggerezza” e di assenza del dramma nelle sue opere.
La sua ironia dissacrante e la sua satira impertinente sono state confuse con una volontà di evadere dalle tragedie dell’umanità.
Oggi, l’accusa è spazzata via dalla suggestiva mostra Via Crucis, la Pasión de Cristo, a Palermo fino al 30 settembre.
Un artista laico descrive con profondità e intensità le stazioni della Via Crucis e la Passione di Cristo. Nei 27 olii e nei 17 disegni – esposti nella Sala Duca di Montalto dello storico Palazzo dei Normanni –, Botero (83 anni) esprime interesse, rispetto per il cristianesimo, ammirazione per Gesù ma anche originalità nell’approccio a un tema così delicato. Gesù appare molto umano, senza aureole e interprete della sofferenza del mondo. «Un Cristo uomo, protagonista di quella Passione che ha segnato l’intero corso dell’umanità
», secondo l’efficace definizione di Francesco Forgione, direttore generale della Fondazione Federico II, promotrice della mostra insieme all’Assemblea regionale siciliana e al Museo colombiano di Antioquia.– Maestro Botero, quali artisti rivestono un ruolo importante nella sua maturazione culturale ed espressiva?
«Le mie figure traggono fondamentale ispirazione dai grandi pittori del ’300, ’400 e ’500 italiano, da Giotto a Mantegna, da Masaccio a Piero della Francesca, fino a Botticelli».
– Cosa l’ha spinta a cimentarsi nella Passione di Cristo?
«Il rammarico per il fatto che la Via Crucis, tema preferito nell’arte fino al XVI secolo, sia scomparsa nei secoli successivi. Per cui ho pensato a quanto fosse importante offrire una nuova versione di questo tema con la sensibilità di un artista del XX secolo».
– Si tratta di una Via Crucis immersa nel contesto di oggi?
«Nelle mie opere cerco di mescolare la verità storica con alcune libertà, per esempio l’uso di personaggi contemporanei collegati all’immagine del Cristo. Non esistono soggetti originali, ogni artista affronta in maniera singolare ciò che è stato più volte descritto da altri, inserendo delle note particolari. Una tradizione artistica risalente nel tempo è, ad esempio, quella di dipingere il proprio ritratto all’interno dei temi biblici e io mi sono concesso questa libertà. Masaccio si è autoritratto accanto a Gesù nella Cappella Brancacci a Firenze; Pinturicchio negli affreschi di Siena e Michelangelo nel Giudizio universale della Cappella Sistina. Io ho indossato il miglior vestito della festa per apparire umilmente nell’opera, accanto a Cristo».
– Da sempre gli artisti laici sono affascinati dalla figura di Gesù. Lei come si pone di fronte alla religione?
«Sono un credente non praticante. Non è vero che sono ateo come qualcuno ritiene. Nella mostra sulla Via Crucis espongo quadri dipinti nel mio stile ma realizzati senza satira, con totale rispetto verso il tema sacro. Un soggetto drammatico che ho trattato con grande riguardo e che ho approfondito con molti studi».
Papa Francesco è apprezzato non solo dai cattolici praticanti ma anche dalle altre religioni e dai non credenti. Cosa ne pensa di questo Pontefice innovatore, originario del suo stesso continente?
«Nutro profonda ammirazione per questa grande figura che ha avuto il coraggio di mettere in primo piano la difesa dei poveri, nonché la lotta contro le ingiustizie sociali del nostro tempo, contro la corruzione e contro il capitalismo selvaggio».
– Papa Francesco, peraltro, ha svolto un ruolo molto importante nella riappacificazione tra gli Stati Uniti e Cuba, dopo decenni di tensioni e di embargo che hanno soffocato il popolo cubano…
«Sono contento di questo disgelo tra gli Usa di Obama e la Cuba di Castro. È un tassello fondamentale per la pace nel mondo».
– Le guerre, le destabilizzazioni politiche e, soprattutto, le disuguaglianze economiche sono alla base dei continui flussi migratori da Sud a Nord e da Est verso Ovest…
«L’immigrazione è un problema veramente epocale. Le tragedie del mare che abbiamo tutti sotto gli occhi sono un dramma senza fine e non escludo in futuro di dipingere questa strage degli innocenti nel Mediterraneo. Senza ipocrisie, occorre un piano Marshall europeo su vasta scala. Occorre risolvere la questione a monte, agendo sulle cause, aiutando lo sviluppo sostenibile dell’Africa, abbattendo le ingiustizie sociali e le disuguaglianze economiche».
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