Io sono un narciso della pianura di Saron, un giglio delle valli. Come un giglio fra i rovi, così l’amica mia tra le ragazze. Come un melo tra gli alberi del bosco, così l’amato mio tra i giovani. Alla sua ombra desiderata mi siedo, è dolce il suo frutto al mio palato. Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore. Sostenetemi con focacce d’uva passa, rinfrancatemi con mele, perché io sono malata d’amore. La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia. Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle o per le cerve dei campi: non destate, non scuotete dal sonno l’amore, finché non lo desideri. Una voce! L’amato mio! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline. L’amato mio somiglia a una gazzella o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia dalle inferriate. Ora l’amato mio prende a dirmi: «Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! Perché, ecco, l’inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. Il fico sta maturando i primi frutti e le viti in fiore spandono profumo. Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è incantevole». Prendeteci le volpi, le volpi piccoline che devastano le vigne: le nostre vigne sono in fiore. Il mio amato è mio e io sono sua; egli pascola fra i gigli. Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, ritorna, amato mio, simile a gazzella o a cerbiatto, sopra i monti degli aromi. (Ct 2.1-17).
A noi che siamo sazi di Dio, perché conosciamo il suo aspetto esteriore, perché sappiamo chi è solo per sentito dire, Lei ci mostra che mai si deve interrompere la ricerca finché non si afferra Cristo e non lo si mette tutto nel proprio cuore, anche fisicamente. Anche se Cristo poi ci invita di essere missionari della sua verità, essendo questo l’unico vero modo di afferrare e di essere di Gesù per sempre. Chi trova il vero Cristo, da Lui è sempre inviato in missione. Gesù vuole essere di ogni cuore come lo è con il nostro. Siamo noi i datori di Lui al mondo intero. Se noi lo diamo è segno che lo abbiamo trovato. Se non lo diamo attestiamo che Lui non è stato ancora trovato, non è nel nostro cuore, in noi non abita, perché se abitasse, sarebbe dato agli altri.
Gesù è come una fontana che scorre in un vaso. Se l’acqua scorre veramente, il vaso è sempre debordante. È pieno, ma dalla sua pienezza sgorga l’acqua della fontana che può essere data tutta agli altri. L’acqua che fuoriesce non server al vaso. Va donata perché sia resa servibile. Se invece la fontana non scorre, il vaso è sempre vuoto e nessuna acqua sarà mai data alla gente. Gesù ha ricolmato il cuore di Maria di Magdala. Lei non può tenere tutto Gesù per sé. Se lo facesse, Gesù non sarebbe nel suo cuore. Il suo cuore sarebbe vuoto. Invece il suo cuore è pieno e subito corre a ricolmare di Gesù ogni altra persona che incontrerà sul suo cammino per sempre.
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