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Hong Kong ‘ricorda il 4 giugno 1989. Su questo non si discute’

Come ogni anno, l’ex colonia britannica si prepara per commemorare le vittime del massacro di piazza Tiananmen. Il Superiore regionale del Pime: “Speriamo che la Federazione degli studenti torni sui propri passi e decida di partecipare alla veglia”. Ding Zilin, anima e fondatrice delle “Madri di Tiananmen”, per la prima volta in 27 anni non scriverà la lettera aperta al governo. La Chiesa continua il suo impegno a favore della verità e della giustizia.

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La società civile di Hong Kong “ricorda cosa è accaduto in Cina il 4 giugno 1989, su questo non ci sono dubbi. Magari la gente non scende in piazza per non avere problemi con le autorità, ma anche chi sostiene Pechino non ha intenzione di cancellarela memoria dei fatti di piazza Tiananmen”. Lo dice ad AsiaNews una fonte cattolica del Territorio, che lavora nell’organizzazione della grande veglia in memoria delle vittime. La veglia si è svolta in modo ininterrotto dal 1990 in poi.

Nelle ultime settimane ha fatto molto discutere la decisione presa dalla Federazione degli studenti di staccarsi dal Comitato organizzatore. Lee Cheuk-yan, anima del Partito democratico e attivista per i diritti umani, ha commentato “con dolore” questa scelta. I giovani hanno annunciato di non voler più aderire alla manifestazione perché non si identificano con i valori del movimento e “preferiscono lavorare per l’indipendenza piena di Hong Kong, sull’esempio di Taiwan”.

Il vescovo emerito del Territorio, card. Joseph Zen Ze-kiun, ha voluto sottolineare dopo l’annuncio della Federazione che “quella in corso a Hong Kong è una lunga e grande battaglia per la libertà e la democrazia. Per raggiungere questi scopi serve l’unità di tutte le fasce sociali, servono unione e cooperazione. Sono inutili e velleitari gli scatti in avanti fatti senza riflettere abbastanza”.

Il Superiore regionale del Pontificio Istituto Missioni Estere, p. Giorgio Pasini, dice ad AsiaNews: “La bellezza della veglia del 4 giugno era proprio la grande presenza dei giovani. Si spera che ci ripensino: io credo che qualche ragazzo verrà lo stesso. Si sono tolti dal comitato organizzatore e questo è un peccato. Ma c’è ancora tempo”.

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Sulla stessa linea anche una fonte di AsiaNews, che preferisce rimanere anonima: “I giovani stanno creando un nuovo partito e hanno persino rispolverato la vecchia bandiera coloniale… Un piccolo gruppo sta creando un grosso dibattito, questo gli va riconosciuto. Ma è anche vero che manca loro esperienza e coesione: rischiano di bruciarsi e di farsi usare. Dividi et impera è un concetto conosciuto a Pechino”.

La veglia, che si svolge nella notte fra il 3 e il 4 giugno al Victoria Park, vede la partecipazione di centinaia di migliaia di cittadini di Hong Kong. Questi, guidati dall’Alleanza a sostegno dei movimenti patriottici democratici di Cina, ricordano a Pechino la responsabilità politica e penale del massacro degli studenti e degli operai del 1989 e chiedono di eliminare il verdetto storico su quei giovani. Il governo comunista li ha sempre definiti infatti “contro-rivoluzionari” e si rifiuta di fornire i dati e le responsabilità relativi alla repressione violenta.

Una delle protagonisti di questo impegno è senza dubbio la Chiesa cattolica locale, che continua il suo impegno a favore della verità e della giustizia. Nei giorni precedenti la veglia si celebrano diverse messe a suffragio dei defunti, che sono precedute da momenti di riflessione e incontri sulla Cina e sullo sviluppo della democrazia nel Paese. Spesso proprio il card. Zen guida un momento di preghiera prima dell’incontro del Victoria Park.

Quello che invece mancherà quest’anno è il monito di Ding Zilin, fondatrice e anima delle “Madri di Tiananmen”. Il gruppo da lei creato riunisce genitori e parenti delle centinaia di giovani morti nelle strade adiacenti la grande piazza di Pechino, e in vista dell’anniversario pubblica una lettera aperta che chiede al governo di riconoscere i propri errori. La signora era la principale autrice del testo ma oggi, a 79 anni, ha annunciato che non riuscirà a completarlo. Al suo posto la lettera aperta sarà scritta da diversi altri membri del gruppo, che hanno dichiarato di “volersi attenere ai principi redatti da Ding all’inizio di questa avventura”.

Redazione Papaboys (Fonte www.asianews.it)

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