Gli scontri – riferisce l’agenzia AsiaNews – sono comincati ieri sera verso le 9, quando gruppi di studenti si sono riversati a Long Wo Road. La polizia ha attaccato con idranti, spray urticanti e manganelli. Secondo le forze dell’ordine gli studenti hanno lanciato mattoni e bottiglie e usato bastoni. Vi sono feriti da entrambe le parti e almeno 40 giovani sono stati arrestati. Quest’oggi gli uffici del governo rimangono chiusi e sotto il controllo delle forze dell’ordine.
L’azione degli studenti sembra frutto della frustrazione che caratterizza la loro posizione: dopo due mesi di occupazione, il governo non risponde; Pechino ha negato l’entrata in Cina di alcuni rappresentanti che volevano parlare con la leadership; molta popolazione – almeno il 68%, secondo un sondaggio – è del parere che l’occupazione debba terminare. Nelle prime settimane gli studenti avevano ricevuto il sostegno di centinaia di migliaia di persone.
Intanto, la scorsa settimana, la Corte Suprema ha intimato lo sgombero di alcune zone della città, a Mong Kok e fra i membri del governo vi è chi continua ad additare l’occupazione come la causa delle cadute della borsa e del rallentamento dell’economia del territorio, anche se i dati non lo dimostrano con chiarezza. Il segretario delle finanze, John Tsang, ha dichiarato che il movimento di Occupy ha procurato danni all’immagine della città come centro finanziario internazionale.
Un gruppo di parlamentari britannici, che volevano raggiungere Hong Kong, sono stati avvertiti dall’ambasciata cinese che Pechino avrebbe rifiutato loro il visto di entrata. I parlamentari volevano giungere nel territorio per una verifica della Dichiarazione congiunta (Joint Declaration) firmata da Gran Bretagna e Cina che ha portato al ritorno di Hong Kong alla madrepatria.
Secondo la Joint Declaration a Hong Kong sarebbero garantiti “ampi spazi di autonomia” e uno stile di vita caratterizzato dal principio “una nazione, due sistemi”. Secondo gli studenti e tutto il movimento di Occupy Central, i criteri stabiliti dalla Cina per le elezioni ad Hong Kong tradiscono questo principio, assorbendo sempre più il territorio nell’unico “sistema” cinese.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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