Ecco la sfida per l’uomo: non disumanizzare se stesso per sopravvivere e sconfiggere il male con il bene. Già, è vero: parole dette, ridette, scontate…
Milano e i bambini che dormono (per terra) alla Stazione Centrale. In tanti mi hanno chiesto perché non denunciare queste incresciose e ignobili situazioni. Come mai una voce come la mia rimane nel silenzio e non scuote le coscienze sopite e distratte sulla condizione dei bambini. Sapete perché? Perché non verrà ascoltata.
L’Italia – per l’infanzia – è piena di Garanti, Osservatori, Commissioni parlamentari, Tavoli istituzionali, Gruppi di lavoro, manifestazioni per raccolta fondi. Organizzazioni che hanno bilanci lauti e ricchi che potrebbero sfamare i “bambini poveri presenti nel nostro territorio”. Lo sappiamo tutti che basterebbe poco nel molto di chi possiede e nello spicciolo di chi anche non possiede molto la risoluzione di tanti problemi legati alla povertà dei piccoli.
Di cosa dovremmo meravigliarci, di cosa dovremmo dolorosamente indignarci? Dei bambini abbandonati in una stazione, di quelli che nei tuguri nascosti delle nostre case, delle innumerevoli periferie, sono vessati dimenticati, abusati, venduti, trafficati, rapiti, uccisi. Forse siamo così narcotizzati che le immagini e i video che ritraggono questi nostri piccoli ci sembrano una fiction; un banale film a puntate che non ci provoca neanche più una emozione e azzarderei neanche una azione che sia una per il loro bene. Ci accontentiamo sapere che le manifestazioni, di qualunque tipo, rechino la confortante dicitura “una parte del ricavato andrà in beneficenza”. Se cerchiamo di capire meglio e di approfondire forse c’è qualcosa che non quadra, che non rientra nella logica matematica: se tutto questo è così non dovrebbe esserci nessun bambino deprivato e che muoia di Dei bambini un tempo non molto lontano, a Natale mi scrissero che sul modello di Gesù Bambino, che nacque al gelo e al freddo, nel mondo avremo sempre – anche se uno solo – bambini come Gesù Bambino. Per ricordarci di essere buoni. Ma qualcun altro – e conoscevo la sua situazione familiare – invece mi diceva che era stanco di essere povero, di non avere un panino da mangiare durante la ricreazione scolastica, di non avere dei colori per colorare la vita grigia della sua famiglia. Era arrabbiato quel bambino che per diversi mesi in inverno ha dormito in macchina. Questo è accaduto in Italia, immaginiamoci nel resto del mondo!
Mi dicono, che quando scrivo di queste cose, è qualunquismo, strappalacrime, utilizzare i drammi dei bambini per poi farsi dire: che bravo! Per questa ragione non volevo scrivere. Ma, se il libro delle
Lamentazioni (cap. 1 e 2) mi viene in aiuto, allora dico: “io piango” (ve lo confido, piango molto) e molto spesso non c’è nessuno che mi consola; “i miei figli sono desolati, perché il nemico ha prevalso”, “mi hanno tradito” e “i suoi bambini sono stati condotti in schiavitù sospinti dal nemico”.
Ho visto situazioni che farebbero impallidire una schiera di demoni; che lo stesso male non comprenderebbe se stesso. Ecco la sfida per l’uomo: non disumanizzare se stesso per sopravvivere e sconfiggere il male con il bene. Già, è vero: parole dette, ridette, scontate. Ma se leggete bene, tra il significato velato delle parole forse scorgiamo una determinata azione di speranza, perché non dobbiamo far prevalere lo scoraggiamento e operare nell’amore e nella verità. Per i bambini… della stazione e che per paura sono sotto il letto della propria casa.
Servizio di don Fortunato di Noto pubblicato da www.aleteia.org