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I cristiani di Caserta a Papa Francesco: Santità ci ridia la speranza

CASERTA – Caserta è una terra di nessuno, nella quale la persona si perde, dove sono particolarmente gravi degrado ambientale e paesaggistico, arretratezza sociale e sottosviluppo culturale. Questo è quanto scrivevano in una lettera del 1992 i cristiani di Caserta a Giovanni Paolo II.

A 22 anni di distanza, le realtà cristiane della zona si rivolgono con una nuova lettera a Papa Francesco, nell’imminenza della sua visita, denunciando l’aggravamento della situazione in quella che ormai è la città dei diritti negati, “condannata dalla feudalità politica locale e dal potere economico, al ruolo inequivocabile di un grande dormitorio di Napoli”. “La nostra città – si legge – lasciata da sempre senza programmazione, diventa così il luogo dove tutto precipita, che mortifica le istanze dei meno abbienti, che emargina i piccoli, gli offesi, i più deboli”.

Nella loro missiva, le Acli locali, Casa Rut delle Suore orsoline, Casa Zaccheo dei Padri sacramentini, e il Comitato Caserta Città di Pace, ripongono quindi speranza nella visita di Francesco e garantiscono il loro impegno affinché a prevalere siano giustizia e fraternità. Don Domenico Dragone, rettore del Santuario di Nostra Signora di Fatima, a Marcianise, farà parte del gruppo di sacerdoti che incontrerà il Papa, sabato 26. Francesca Sabatinell

i della Radio Vaticana gli ha chiesto se in tutti questi anni davvero nulla è cambiato a Caserta e provincia:

R. – Dal punto di vista pratico, è quella che era, però nella capillarità tante cose vengono fatte e non vengono messe in luce. Per esempio, in ogni parrocchia abbiamo i cosiddetti centri di ascolto ai quali si rivolgono i fedeli che non hanno possibilità economiche e qui trovano, ad esempio, un medico per curare il proprio figlio: il centro di ascolto si offre, attraverso questi medici di buona volontà, di curare questi figli. Nel centro di ascolto va chi ha una difficoltà di abitabilità della casa e dalla parrocchia si manda qualcuno. Ecco, c’è questa catena di solidarietà talmente capillare che non emerge. Quindi, c’è tanto bene e c’è altrettanto male.

D. – Bene e male in un luogo che, nel ’92, i i cristiani casertani definirono “terra di nessuno”…

R. – Io direi che sotto questo aspetto c’è qualcosa di peggio. Oggi, le persone scappano via da città come Caserta, Capua, Marcianise, Maddaloni, perché c’è una tale aria mefitica a dir poco velenosa. Per cui, c’è gente che si arrangia come può, scappando in montagna per respirare un po’ di aria pura. Questa aria è la stessa che viene respirata dagli amministratori, dai politici che hanno figli, nipoti e discendenti. I nostri amministratori non hanno ancora capito che se l’ambiente va sempre più degradandosi, anche loro subiscono i mali, tanto che il sacerdote don Patriciello disse ad uno di questi camorristi: “Ma come, sei così sciocco da esserti portato il veleno in casa! Muori tu e anche i tuoi figli”. Ecco, da noi stanno morendo di cancro tanti bambini, tanti uomini, tante donne, per quest’aria così degradata.

D. – “Terra dei tumori” è uno dei nomi dati alla vostra zona, così come “Terra di Gomorra”, “Terra dei fuochi”…

R. – Io sono parroco a Marcianise, qui negli ultimi giorni ci sono stati un’infinità di arresti e di sequestri per milioni e milioni di beni tolti alla malavita, a coloro che le sono vicini, che sono affiliati. Si va all’arrembaggio della ricchezza facile del disonesto e non a quel tanto necessario che giorno per giorno onestamente serve e possiamo usare. C’è una mentalità talmente sbagliata che anche se vai dal parroco per chiedere un attestato di Battesimo ti occorre raccomandazione! È la cosa che dà più fastidio.

D. – Lei è a contatto stretto con i giovani: vede una consapevolezza diversa in questi ragazzi?

R. – In minima parte. La maggioranza è allo sbando perché oggi i giovani trovano difficoltà a fermarsi e a riflettere. Quando studiavo, uno dei doni più belli che ci veniva dato nei Seminari era il dono del silenzio per poter riflettere. Manca il tempo per poter riflettere, per capire dove siamo, chi siamo e dove stiamo andando.

D. – C’è anche la responsabilità delle famiglie, della scuola…

R. – No, devo dire che dalle nostre parti – e io conosco presidi, docenti – si fa del tutto per tenere vicino questi giovani, per farli studiare. Ma molto spesso manca la coscienza nei papà e nelle mamme, che vogliono che il figlio venga sì promosso, ma non che sia preparato. Manca la crescita!

D. –  E ora sta arrivando Papa Francesco. Lei pensa che questa visita, la Messa che celebrerà davanti alla Reggia, in qualche modo darà respiro ai fedeli?

R. – Il Papa a Caserta ci dirà probabilmente cose che sono state già dette, però dette da lui, dette in questa determinata circostanza, possono entrare in qualche cuore e trasformarlo. I miracoli si fanno lentamente. Quando Papa Giovanni XXIII iniziò il Concilio Vaticano II disse: “Non è la pioggia torrenziale che fertilizza la campagna: è la pioggerella lenta e sottile”. Per cui, non sarà il messaggio del Papa, a Piazza Carlo III, a trasformare Caserta, ma quel messaggio noi lo ascolteremo, su quel messaggio noi mediteremo, e saranno poi i parroci e le realtà cristiane, cattoliche, a spiegarlo e a ritornarci per farlo diventare pioggerella semplice e continua. La trasformazione non avviene come un fulmine, avviene lentamente. Occorre camminare e lavorare sempre sulle stesse realtà, sugli stessi passi e sugli stessi messaggi. Fonte: Radio Vaticana

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