“Io laverò oggi i piedi di dodici di voi, ma in questi fratelli e sorelle siete tutti voi. Tutti quelli che abitano qui”. Le parole e l’abbraccio di Papa Francesco agli ospiti del carcere di Rebibbia hanno suscitato grande commozione. Le sue parole di speranza hanno toccato il cuore e riportato l’attenzione sui valori della persona. Ma come è stato preparato questo straordinario evento? Ce lo ha spiegato uno dei cappellani dell’Istituto di pena romano, padre Moreno Versolato:
“L’abbiamo preparato come si fa in ogni casa: quindi abbiamo fatto le ‘pulizie di primavera’. Abbiamo risistemato la chiesa, l’area antistante alla chiesa, e lo abbiamo fatto assieme ai detenuti, assieme anche agli agenti di Polizia Penitenziaria. Tutti si sono mobilitati per rendere più bella la ‘casa’, perché di fatto anche questa è una casa. Ci siamo impegnati anche con la predicazione e quindi preparando l’evento proprio nelle celebrazioni eucaristiche nei vari reparti e spiegando ai detenuti, che avrebbero partecipato all’Eucaristia, l’importanza di questo segno che il Papa sarebbe venuto a fare proprio nel Giovedì Santo, nel ricordo di quel grande momento in cui Gesù si è messo ai piedi dei suoi discepoli. Il Papa ci ricorda proprio che chi è più grande deve diventare più piccolo”.
Al termine della cerimonia la gioia di suor Lucia, delle Figlie della Croce, volontaria a Rebibbia:
R. – La presenza del Papa è stata grande. Mi sono resa conto come abbia toccato il cuore di tante persone, già in preparazione a questo incontro.
D. – Quali le emozioni provate, a questo punto?
R. – Emozioni grandi, grandi! Ma soprattutto io ho visto queste mamme, queste donne, che hanno voluto essere qui presenti. E mi sembra molto bello questo aver incontrato e portato qui al circondariale sia le donne che gli uomini, in questo abbraccio in fondo di comunione, perché l’Eucaristia che abbiamo celebrato è proprio il momento più grande della comunione con Dio Padre e con i fratelli.
Una selezione di detenuti ha scelto di indossare il camice, per prestare servizio durante la liturgia presieduta dal Santo Padre. La loro testimonianza e la loro commozione:
R. – E’ un evento che abbiamo preparato da molto tempo. E’ una emozione indescrivibile, perché stare vicino ad una persona del genere non capita tutti i giorni… Quindi un magone allo stomaco indescrivibile…
R. – Pian piano, andando avanti nella Messa, ci siamo tranquillizzati un po’, ma all’inizio c’è stato un po’ di panico, sinceramente…. Ma panico interno, perché l’emozione era tanta! E’ stata tanta! Siamo veramente contenti di aver servito Messa al Papa. Non è una cosa da tutti i giorni…
D. – Cosa rappresenta la visita di un Papa all’interno di un carcere?
R. – E’ un segnale di speranza! Vuol dire che ancora qualcuno ci pensa… Qui ti senti un po’ abbandonato! Hai solo i valori della famiglia, la vicinanza della famiglia … e se ti viene a trovare il Papa, qualcosa vorrà dire!
R. – Papa Francesco pensa sempre molto ai detenuti. Ricorda sempre anche le difficoltà che ci sono qui dentro. Quindi fa piacere… Speriamo che sia un segno di speranza anche per il futuro, per la vivibilità del carcere, affinché sia migliore.
Tra i ministranti anche un detenuto che si è riavvicinato alla fede e ha ricominciato a vivere il Vangelo grazie al carcere:
R. – Tanta gioia, ti dico la verità! Tanta, tanta gioia! E poi l’emozione, perché è così semplice… E’ uno di noi! Ci abbiamo messo più di un mese per la preparare, per le autorizzazioni… Però c’è stata molto disponibilità sia da parte del comandante che di tutti gli agenti della Polizia Penitenziaria e del direttore. Vogliamo ringraziare tutti: Papa Francesco che ci è venuto e loro che ci hanno dato la possibilità di celebrare qui questa Santa Messa.
D. – Avrebbe mai immaginato di servire la Messa del Papa?
R. – Mai! Mai nella vita! Sono tre anni che ho riacquistato la fede… Ringrazio Dio! Il carcere serve e mi è servito soprattutto a riscoprire i valori della vita e la fede soprattutto.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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