L’hanno ribattezzato il “fine settimana tragico” per la Chiesa brasiliana. Nella notte tra sabato e domenica sono scomparsi i sacerdoti João Paulo Nelli e Francisco Carlos Barbosa Tenório, rispettivamente di 35 e 37 anni. Il giorno successivo – ma la notizia è arrivata ora in Italia -, i presbiteri sono stati ritrovati morti.
Il cadavere del primo, con evidenti segni di strangolamento, era stato abbandonato in un terreno incolto, fuori dalla città. Quello del secondo, l’avevano lasciato poco distante dalla strada. I delitti sono avvenuti a quasi 1.700 chilometri di distanza: padre João è stato ucciso a Rondonópolis, nel Mato Grosso, mentre padre Francisco Carlos a Nova Iguaçu, nella Baixada Fluminense, periferia poverissima e violenta di Rio de Janeiro. Le vittime presentano, però, caratteristiche simili: giovani preti, molto impegnati nel sociale e amati dalle comunità.
Tanto che Rondonópolis ha proclamato tre giorni di lutto per l’assassinio del parroco di São José Esposo. Quest’ultimo, in particolare, si occupava dell’assistenza ai tossicodipendenti. Pertanto, fin dall’inizio, le indagini si sono concentrate sul mondo del narcotraffico. Le ripetute denunce del parroco contro la prepotenza del crimine organizzato l’aveva reso “scomodo” per i gruppi malavitosi sempre più potenti in Brasile. Fonti vicine alla diocesi hanno ricordato come, nel 2015, il sacerdote avesse ricevuto gravi minacce. Alla fine, però, la polizia ha arrestato tre adolescenti di 16 e 17 anni, che avrebbero confessato di aver ammazzato padre João Paulo per rubargli l’auto.
Anche sul caso di padre Francisco Carlos gli inquirenti sembrano propensi a puntare sulla rapina finita male. La macchina del prete è stata, però, trovata a poca distanza dal cadavere. Monsignor Luciano Bergamin, vescovo della diocesi di Nova Iguaçu, ha sottolineato che il sacerdote non aveva nemici. Il pastore ha pure definito, però, il delitto, secondo quanto riporta l’agenzia “Fides”, un ennesimo segnale della violenza che insanguina la Baixada, dove i gruppi di narcos si disputano il controllo del territorio.
La violenza criminale dilaga in Brasile e nel resto dell’America Latina, creando un clima di insicurezza e impunità diffusa. Questo spiega perché tale parte di mondo sia la più “letale” per gli operatori pastorali: da gennaio sono stati uccisi nove sacerdoti e quattro catechisti. Il record è un tragico paradosso: nel centro-sud del Continente americano si concentra la maggioranza di cattolici del pianeta. Perché preti e laici cristiani vengono, dunque, assassinati? Si tratta di una forma più sottile di “persecuzione” religiosa: apparentemente vittime e carnefici professano la medesima fede. La testimonianza incarnata del Vangelo, tuttavia, porta gli operatori pastorali a scontrarsi con le mafie, sempre più potenti. Sacerdoti, catechisti, religiosi sono, dunque, a volte bersagli diretti, altre indirette del crimine organizzato che sta divorando il Continente.
Redazione Papaboys (Fonte www.avvenire.it/Lucia Capuzzi)
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