Migliaia i fedeli che hanno partecipato in Piazza San Pietro all’udienza generale di questo Mercoledì Santo e hanno seguito con particolare commozione l’appello del Papa per i drammatici fatti di Bruxelles. Grande il dolore per le vittime degli attentati. Ascoltiamo alcuni commenti raccolti daMarina Tomarro per Radio Vaticana:
R. – E’ difficile… Il dolore è sempre un mistero. Però il Papa ci ha invitato ad avere molto presente la sofferenza di Gesù e accompagnare, attraverso la sua sofferenza, la sofferenza dei familiari che stanno soffrendo tantissimo in questi giorni… Quindi il modo di accompagnarli è accompagnarli insieme al Signore, chiedendo al Signore di aiutarli.
R. – Non possiamo fare qualcosa di concreto per tutto queste persone che soffrono, ma noi possiamo – e vogliamo – pregare per tutti i feriti, per le famiglie dei morti. E’ bello sentire il Papa dire: “Preghiamo anche per la conversione di coloro che hanno compiuto questi terribili attentati”.
D. – Padre, lei viene dalla Germania: ha portato un gruppo di ragazzi. C’è paura, c’è timore?
R. – No! Nessuna paura e nessun timore! Credo che sia importante che i ragazzi imparino che abbiamo una libertà donataci da Dio e che con questa libertà possiamo fare cose buone, le cose di Dio, ma possiamo anche fare il male. Quindi dobbiamo imparare ad utilizzare la nostra libertà per il bene!
R. – La paura c’è, ma questo non deve far sì che si creino solo delle distanze. Come dice Papa Francesco: “Creiamo dei ponti!”.
R. – Non vi nascondo che la paura è stata tanta: con me ho portato la mia bimba che ha 2 anni, anche in metro. La paura è stata tanta, però ovviamente dobbiamo essere più forti di loro e non bisogna fermarsi.
R. – Paura, no! Un credente non deve avere paura, neanche di perdere la vita. Però sicuramente ci fa pensare che ci saranno ancora dei momenti difficili. Il dialogo con certe realtà è difficile e quindi è un impegno costante di tutti. La preghiera, ancora una volta, deve essere la base.
D. – Il Papa ha chiesto compassione. Cosa vuol dire per te questa parola?
R. – Compassione vuol dire farsi vicino al dolore degli altri, viverlo da dentro, non come estranei, non come indifferenti. E stare qui, in questo momento, vuol dire proprio questo…
R. – La compassione vuol dire vivere una Settimana Santa all’insegna dell’amore verso il prossimo; e far del bene e non far del male.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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